16/03/2018

Come l’ONU e la dittatura gay conquistano Malta

Che l’ONU perseguisse obiettivi quanto meno discutibili e certamente non condivisi dalla maggior parte della popolazione è cosa a noi nota, nonostante le intrinseche contraddizioni .

Tuttavia lascia sempre interdetti notare con quanta superficialità, arroganza e disprezzo per il volere dei cittadini molti politici, soprattutto in ruolo apicale nella farraginosa struttura organizzativa dell’ONU, perpetrino veri e propri soprusi ai danni di intere nazioni con il ghigno sulle labbra.

Recente e particolarmente impressionante il caso del Ministro per le pari opportunità di Malta, Helena Dalli, che lo scorso 13 marzo ha svelato come il governo è riuscito a veicolare gli interessi LGBT all’interno della legislazione e persino della Costituzione della cattolicissima Malta, nella quale il divorzio è stato introdotto nel 2011 e l’aborto è tuttora vietato.

Dopo una lunga propaganda, a cui siamo avvezzi, in cui, con la pretesa di difendere le persone LGBT da ogni forma di discriminazione, di fatto si mistifica la realtà, dipingendo scenari non corrispondenti al vero, col solo scopo di sovvertire il buon senso a colpi di politically correct, finalmente è emerso, in quello che la Dalli considera un divertente aneddoto, il carattere pericolosamente settario della manipolazione mentale su vasta scala esercitata attraverso campagne basate sulla menzogna e sulla disinformazione.

«Quando stavamo per introdurre le unioni civili nel 2014, l’80% della popolazione non era d’accordo, benché avessero votato per noi. Ma – sapete come funziona – i programmi elettorali sono scatole nere e loro non hanno capito, perché noi abbiamo scritto solo ‘Equality [sonora risata]», dice il ministro in un video  della TV ONU che potete vedere qui: si tratta della seduta  “SOGIESC” (Sexual Orientation, Gender Identity and Expression, and Sex Characteristics) sulle Gender Mainstreaming Measures (CSW62 Side Event) del 13 marzo 2018, organizzata dalla missione permanente di Malta (la parte in questione comincia al minuto 13:28).

In seguito il governo, non contento dei sondaggi che esprimevano chiaramente la contrarietà popolare alle unioni civili, ha pensato bene di proseguire nell’intento di ignorare l’80% della popolazione, promulgando una serie di leggi, incluso il matrimonio gay e relativa adozione, e addirittura includendo esplicitamente la “tutela” dei “diritti LGBT” nella costituzione, al fine di rendere estremamente difficoltosa la loro rimozione (come puntualizzato dalla stessa Dalli).

Insomma, una vera e propria congiura contro la popolazione maltese, perpetrata in maniera così astuta che i cittadini non hanno percepito la truffa, al punto che alle successive elezioni del 2017 il partito democratico è stato rieletto. Inquietante, perché ricorda da vicino scenari ancora vivi nella memoria di tanti.

Una silente finestra di Overton spostata con arguzia e senza il minimo rumore, che è riuscita a scardinare un’intera società e i suoi tradizionali valori con il pregnante trucco sintetizzato dalla parola “Equality”: un vero e proprio lavaggio del cervello operato con sapiente maestria e pericoloso quanto manifesto cinismo.

Altrettanto significativo appare, nello stesso video, il ringraziamento del parlamentare canadese Randy Boisonnault, ben contento della collaborazione di maltesi, australiani, argentini, olandesi per ampliare la portata della rivoluzione culturale, che, come sottolineato dalla moderatrice, può “progredire” più velocemente potenziando il budget a disposizione dei segretariati LGBT (con sotteso invito rivolto all’auditorio).

Certo. Oggigiorno con i soldi si può comprare tutto, inclusa la verità.

Immancabile anche il racconto vittimista tipico della categoria: a detta del parlamentare, tra il 40 e il 60% dei senza tetto canadesi sono ragazzi LGBT cacciati dai genitori. Se queste sono le statistiche di un Paese “progredito” come il Canada, verrebbe da invitare i “ripudiati” canadesi a venire nella nostra molto più arretrata Italia, in cui nessuno di noi dotato di un minimo di spirito di osservazione, oltre che buon senso, potrebbe mai dar credito a numeri così ridicoli.
«Abbiamo molto lavoro da fare» è la minacciosa conclusione di Boisonnault. Possiamo solo immaginare come e con che fondi.

Ma l’emblema della questione, la vera spiegazione di come si sia arrivato ad un contesto paradossale in cui molti sanno distinguere la realtà dall’ideologia ma non fanno nulla per impedire questa deriva, oggi come 70 anni fa, è rappresentato dall’inquadratura grandangolare ben visibile all’inizio del video: un’aula vuota, disinteressata.

L’assordante silenzio degli assenti (come accaduto anche in Italia) ancora una volta è il più insulso complice di un dramma che si consuma nell’indifferenza di molti. Una rivoluzione culturale questa che riguarda tutti, ma di cui parla solo chi ha interesse ad attuarla.

Del resto, come recita l’aforisma attribuito ad Einstein, “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Non è la prima volta che accade, ma spetta a noi un importante obiettivo: fare in modo che sia l’ultima.

Giuseppe Fortuna


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