10/10/2016

Contraccezione coatta in Olanda? “Democrazia invertita”?

Il Consiglio comunale di Rotterdam vuole imporre coattivamente la contraccezione (non solo obbligatoria, ma anche permanente) alle “donne vulnerabili”.

Spiega BioEdge che la cosa sarebbe dettata da un’esigenza di “tutelare i minori”.

I bambini che nascono da donne che “non in grado di diventare madri” rischiano di essere bambini problematici, trascurati, ecc., quindi il consigliere Hugo De Jonge, assessore deputato alla tutela dei giovani di Rotterdam, ha detto che la contraccezione obbligatoria è tutta a loro vantaggio, dei bambini che non ci sono e che non verranno al mondo: eviterà  che essi nascano da donne  inadatte alla genitorialità.

«Non essere nato è una forma di protezione del bambino», ha detto.

Il Segretario di Stato per la Sanità, Martin Van Rijn, ha dichiarato che il suo ministero sta studiando se le leggi federali devono essere modificate per consentire alle autorità sanitarie di impiantare coattivamente spirali intrauterine o iniettare, anche contro la volontà della donna in questione, sostanze contraccettive sottocutanee a rilascio prolungato (anche se sono pericolose, che importa...). Del resto diversi politici di alto profilo in Olanda hanno espresso da parecchio tempo l’idea che si potrebbe discutere a proposito del controllo delle nascite obbligatorio.

Quindi, secondo questo ragionamento, è bene non rischiare che un bambino soffra per colpa di una eventuale madre indegna. Allora perché rischiare che un bambino soffra per essere privato della madre o del padre o delle sue radici, consentendo utero in affitto, fecondazione artificiale e adozione gay...?

Il giornalista olandese Tim S. Jongers ha pubblicato un post piuttosto provocatorio etichettando la proposta di contraccezione obbligatoria come una forma di “democrazia invertita. Con questo sistema, infatti, sarà permesso ai politici di “scegliersi gli elettori” (quelli che possono nascere e quelli che non possono), piuttosto che agli elettori di scegliere i politici attraverso le elezioni.

Il ragionamento di Jongers non fa una piega: chi avrà il potere di decidere quali donne possono far figli e quali no?

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Un dossier completo, agghiacciante, e ancora purtroppo attuale sulla politica di pianificazione familiare realizzata in Cina dagli anni ’80 in poi.

A noi, che abbiamo una certa dimestichezza con la questione, è venuto in mente subito l’esempio della Cina, dove più che una “democrazia inversa” possiamo dire che governa una dittatura spietata, sanguinaria e disumana: lì, dagli anni ’80 in poi, da quando è stata intrapresa la politica di pianificazione familiare (di cui la questione del figlio unico è solo un aspetto), le donne in età fertile devono obbligatoriamente farsi impiantare la spirale e passare controlli periodici  (trimestrali o semestrali) per far controllare che la IUD è ancora al suo posto. Chi salta il controllo viene perseguito penalmente (con i sistemi cinesi: multe spropositate, sequestro o distruzione di beni personali...). Se la donna in questione non si fa trovare dalle autorità, vengono arrestati e puniti allo stesso modo i parenti più prossimi, o gli amici, o il villaggio di cui fa parte.

Un’agenzia dell’ONU, l’UNFPA, ha aiutato la Cina ad organizzare questo sistema di contraccezione obbligatoria: ha fornito il know how e la tecnologia che – negli anni ’80 – alla Cina ancora mancava.

L’Olanda potrebbe chiedere all’UNFPA stessa un analoga consulenza, o mandare una delegazione in Cina per vedere bene come si fa.

Insomma, per rispondere alla domanda nel titolo: democrazia invertita? No, no. Dittatura vera e propria.

Francesca Romana Poleggi

 

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