05/05/2019

“Contro i figli” e l’importanza del Congresso di Verona… un mese dopo!

«Ai genitori è stato requisito il tempo e lo spazio individuale o di coppia, e ne è stato sottratto soprattutto alla madre». Questa è la tesi di fondo sostenuta da Lina Meruane, scrittrice italo-palestinese, semisconosciuta ai più, ma celebre in certi ambienti femministi il cui pamphlet, Contro i figli (il titolo è tutto un programma) presenta la maternità come una sorta di cappio al collo, una nuova forma di schiavitù.

Si tratta di una vera e propria “novità editoriale” uscita, guarda caso, nei giorni in cui si è tenuto il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona. Al libercolo, che in copertina riporta l’immagine di una donna che brandisce con fare iroso un biberon in fiamme, il Corriere della Sera, ha dedicato un lungo articolo direttamente sul suo blog La 27esima ora, dove ovviamente non ha perso l’occasione per lanciare i suoi strali contro il Congresso, il cui messaggio, ovviamente travisato a dovere, è stato accostato per contrasto a quello del folle “saggio” della scrittrice italo-palestinese contro la maternità. Eppure, a poco più di un mese di distanza dall’evento pro family più osteggiato del secolo, proprio la circolazione di un libretto, così autolesionista per qualunque donna, non fa che riconfermare la necessità di un momento di riflessione importante quale è stato il Congresso di Verona sul dono della maternità che invece, nel libro di Meruane, è vista come un cappio al collo.

Fanno davvero accapponare la pelle le parole usate dall’autrice nel suo libro per descrivere ciò che di più caro al mondo possa avere una madre, sentite un po’: «Figli! Il vetusto ma ancora potente precetto religioso (qualunque sia il credo l’evangelo della procreazione è sempre lo stesso) che, come un ventriloquo di una qualche divinità maschile, ci ordina di crescere, moltiplicarci, riempire la terra di successori e seguaci e proibisce, in latino o nelle lingue ritenute necessarie, e in modo del tutto irrazionale, qualsiasi metodo sicuro di contraccezione. Figli, figli! Il sistema capitalista mette in scena un’altra crisi produttiva ed enfatizza un sospiro soffocato mentre impone sui corpi femminili una gestione privata, privatizzata, e priva di assistenza, e intanto lo Stato dà segni di un imminente collasso».

Verrebbe da risponderle, dati alla mano, che “l’imminente collasso” che tanto urla dalle sue pagine piene di rabbia, lo Stato lo sta vivendo sì, ma per l’incredibile calo demografico che riguarda drammaticamente l’Occidente, proprio a causa dell’incredibile impiego di anticoncezionali e dell’immediato e facile ricorso al divorzio e all’aborto. E quindi verrebbe da chiedersi quale sia la realtà fotografata da Meruane, forse una realtà che non esiste più e che probabilmente aleggia solamente nella sua mente che, come le menti di tanti “benpensanti” che oggi inneggiano a libertà e diritti senza freni e confini è preoccupata solo di salvaguardare un’idea dell’essere umano non padrone, ma dio di se stesso, troppo occupato a difendere i propri  spazi per aprirsi a un dono così rivoluzionario come la Vita e quindi la Famiglia, visti anzi, dai “paladini della libertà” come spaventosi pericoli, probabilmente proprio perché, da sempre, rappresentano l’unico, vero, efficace mezzo capace di costringere l’uomo a uscire dal proprio egoismo facendosi dono per l’altro e trovando proprio in questo la realizzazione piena e vera della sua libertà.

Manuela Antonacci

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