12/12/2014

Dall’Atlante dell’Infanzia: l’Italia non è un Paese per bambini

L’Italia non è un Paese per bambini. A suffragare quest’affermazione – cui è legata la constatazione che l’Italia non è un Paese per mamme – è la quinta edizione dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) a cura di Save the children diffusa a partire da martedì 10 dicembre, la quale restituisce una fotografia della situazione di vita dei (pochi) bambini presenti in Italia segnata dalle ombre di una povertà economica, sociale ed educativa.

La pubblicazione, dal titolo Gli orizzonti del possibile – Bambini e ragazzi alla ricerca dello spazio perduto, “cerca di approfondire le ragioni della domanda di spazi cui danno prepotentemente voce i ragazzi ogni volta che vengono interrogati sui loro bisogni.  ‘Uno spazio fisico, ma anche mentale, che significa Possibilità, Futuro, Speranza’, come chiede Giorgia, una ragazza diciassettenne di Palermo. Con una convinzione: ripensare le possibilità e gli spazi di un territorio dal punto di vista dei bambini significa costruire meglio, e con una prospettiva, la vita e lo spazio di tutti. Vuol dire illuminare insieme il nostro presente e il nostro futuro” (p. 1).

 I bambini di oggi, a differenza dei loro compagni di cinquant’anni fa, crescono spesso in famiglie composte da un solo genitore e con un potere d’acquisto sempre più basso; hanno perso gran parte dei legami con l’ambiente naturale; vivono in contesti urbani grigi e assolutamente non a misura di bambino; hanno scarsa libertà nel muoversi; trascorrono gran parte delle loro giornate a scuola; sono poco stimolati dalla realtà che li circonda e, conseguentemente, si rintanano in mondi virtuali paralleli… in sintesi: sono bambini ai quali viene spesso tolta la possibilità di trascorrere con naturalezza la propria infanzia e che si devono adattare a uno stile di vita a misura di persone adulte.

Ma vediamo alcuni dati tratti da Gli orizzonti del possibile – Bambini e ragazzi alla ricerca dello spazio perduto.

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Le famiglie italiane – si legge nella pubblicazione – sono una galassia in espansione: da alcuni decenni la loro dimensione si fa sempre più piccola, mentre il loro numero continua a crescere, e si avvicina ormai a quota 25milioni. Sono aumentate le famiglie composte da persone sole e le coppie senza figli, sono diminuite le coppie con figli e le famiglie numerose, continuano a crescere quelle con un solo genitore. Secondo i dati dell’ultimo censimento, per effetto di questa complessa serie di trasformazioni, 10 milioni 125 mila minori vivono oggi all’interno di 6 milioni 360 mila famiglie – il 25,8% di tutte le famiglie residenti in Italia –, ben un milione delle quali formate da monogenitori, distribuite in 23milioni di stanze – il 22,4% di tutte le stanze abitate dal complesso delle famiglie nel nostro paese (per una media nazionale di 3,6 stanze a famiglia con almeno un minore). All’interno delle loro case, in questi anni hanno potuto toccare con mano alcuni effetti concreti della crisi che ha colpito il mondo e l’Italia. I dati sui consumi diffusi dall’Istat stimano che, tra il 2007 e il 2013, le famiglie con almeno un bambino abbiano dovuto tagliare mediamente il 7% del loro budget, all’incirca 230 euro mensili” (p. 97).

Su questo dato sociale si innesta il fatto che, su una popolazione complessiva di poco più di un milione e mezzo di bambini, l’84% risiede in città di medie o grandi dimensioni. Città dove a prevalere sono le strade e le automobili: il rapporto tra queste ultime e il numero di bambini è di 37 milioni contro 10 milioni. Ecco quindi che i bambini hanno sempre meno spazio verde per giocare e vedono la loro autonomia sempre più limitata: sono oramai pochissimi i bambini che si recano a scuola a piedi. Di contro, tuttavia, “a differenza di vent’anni fa oggi bambini e ragazzi si muovono e si incontrano anche su altre strade: naviga su internet quasi 1 bambino su 2 sotto i 10 anni (44,9%) e 8 ragazzini su 10 fino ai 14 (80,7%), ma lo usano regolarmente, tutti i giorni, più di 6 adolescenti su 10” (p. 57). I bambini 2.0 sono quindi perennemente ‘connessi’, ma sempre più alieni alla cultura tradizionalmente intesa: “[…] quasi 5 minori tra i 6 e i 17 anni su 10 non hanno mai letto un libro durante l’anno, 6 su 10 non sono stati in un museo, 7 su 10 non hanno visitato un’area archeologica e non sono andati a teatro, più di 8 su 10 non hanno ascoltato un concerto” (p. 69).

E’ triste, ma è vero:  l’Italia non è più un Paese per bambini.

Giulia Tanel

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