05/11/2016

Dice di farlo per la famiglia: ventenne (s)vende la verginità

«La gente dice che questa è una cosa che si fa per amore. Ma se ci pensate, io lo sto facendo perché amo la mia famiglia».

Risponde così alle critiche che le sono piovute addosso sui social la ventenne di Seattle Katherine Stone, che ha messo all’asta la sua verginità in un bordello del Nevada – unico Stato degli Stati Uniti dove la prostituzione è legale e regolamentata – per una cifra pari o superiore a 340.000 dollari.

Ma raccontiamo dal principio. Nel 2014 la casa dove Katherine viveva con la sua famiglia viene distrutta da un incendio. L’assicurazione non risarcisce i danni e per gli Stone cominciano i problemi economici.

Alla ricerca di un modo per aiutare la sua famiglia, la giovane trova la soluzione navigando su Facebook: è infatti sul social che s’imbatte in una pubblicità promossa da una catena di bordelli gestiti da Dennis Hof, con la quale si propone un facile e lauto guadagno per le donne che decidono di prostituirsi. Ed ecco che Katherine ha un lampo di genio: propone a Hof di vendere la sua verginità al miglior offerente, dividendo poi a metà il guadagno.

katherine stone_famiglia_verginitàL’uomo d’affari non si fa scappare l’occasione, che a suo avviso non presenta criticità di sorta, anzi: «È stata una sua scelta – ha affermato alla Cnn -. Non penso sia meglio per una ragazza perdere la verginità in un bagno dopo aver bevuto sei tequila. Ritengo invece che sia una grande idea quella di venderla, se lo vuole lei». E, per aggiungere sale alla storia, Hof ha (filantropicamente?) dichiarato che non tratterà per sé nessuna commissione: la famiglia Stone viene prima dei suoi guadagni.

L’asta è aperta ma Katherine non ha ancora trovato “Mr. Right”, la persona giusta: la giovane vorrebbe infatti vendersi a  una persona con cui sentirà di avere un feeling speciale.

Dopo questo gesto, la ventenne rimarrà nel bordello cinque anni, per poi andare a studiare Legge e diventare avvocato. Peccato solo che la sua vita non sarà mai più la stessa... ma questo, alla giovane Katherine, in pochi hanno il coraggio di dirlo.

Di fronte a questa vicenda, che appare lontana da noi ma che in realtà si verifica quotidianamente anche sui bordi delle strade del nostro Bel Paese, spinge a farsi alcune domande.

La prima è: quanto poco si ama questa ragazza? Quanta poca considerazione ha di sé, da trattare il proprio corpo come un oggetto grazie al quale trarre profitto?

La seconda interessa il concetto di amore, oggi sempre più inflazionato ma raramente compreso nella sua profondità. Cosa vuol dire amare? Svendere la propria dignità di persona e di donna può essere considerato un gesto d’amore verso se stessi e verso la propria famiglia?

Un’ultima domanda, molto più leggera: in tutto questo, dove sono le femministe?

Teresa Moro

Fonte: Il Messaggero


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