07/06/2016

Donna e madre al centro di una concreta proposta politica

Sono una donna, sono una madre”: Women of the World lancia una proposta politica, ragionevole e fattibile, a tutela della donna e della maternità.

Per quanto la società possa cambiare, infatti, la maternità resta l’elemento chiave portante della struttura sociale.

I tentativi ideologici di trasformare la maternità in un ‘concetto antropologico, le tecno-scienze tutte tese a trasferire in asettici laboratori il concepimento e la nascita delle nuove generazioni, dovranno presto o tardi fare i conti con la verità: senza la materintà – senza la madre (e il padre, ovviamente), l’individuo perde umanità, certezze, personalità. La società è destinata a implodere e a morire.

Negli ultimi decenni, l’ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro ha sollevato il problema della conciliazione di esso con la maternità. La pressione sociale ha tentato di coartare e reprimere il desiderio naturale delle donne di mettere al mondo dei figli e vederli crescere. Il femminismo ha fatto di tutto per far credere alle donne che la loro realizzazione significa somigliare agli uomini: l’inverno demografico e il lento suicidio dell’Occidente, stanno qui a dimostrare che è necessaria e urgente un’inversione di queste tendenze.

La maternità deve riconquistare la sua somma dignità sociale e deve essere messa al centro delle politiche dei Paesi che si vantano di essere ‘Stati sociali’ e democratici, pena il progressivo e inesorabile degrado dell’umanità verso la completa estinzione.

Questa la proposta di Women of the World, che si articola in 10 punti. Il documento completo, in inglese, si può leggere collegandosi a questo linkdonna_incinta_gravidanza_tramonto_maternita

  1. Sostanziale ed effettiva possibilità di conciliare la famiglia e il lavoro: in questo campo molti dicono e pochi fanno. Chi fa, spesso, intende risolvere il problema trovando soluzioni che consentono alla donna di lavorare a tempo pieno (e oltre...) trovando sostituti che si occupino dei bambini. Questa è una falsa soluzione del problema.
  2. Promozione del telelavoro e del lavoro a casa, che non serve necessariamente alle donne: la famiglia tutta deve avere tepo per vivere insieme.
  3. Permessi parentali per motivi di famiglia, fruibili finché i figli sono minorenni: i genitori che per esempio devono andare a parlare con gli insegnanti dei figli non devono essere costretti a rinunciare alle ferie.
  4. Promozione dei contratti di lavoro part-time: l’insufficienza di questo tipo di rapporti di lavoro è la principale causa di abbandono dell’impiego da parte  delle donne che hanno avuto figli.
  5.  La maternità e la cura dei figli e/o delle persone anziane deve essere riconosciuta a livello sociale e previdenziale come un vero e proprio impiego, dato che è un servizio per la società misurabile (e misurato) a livello di Prodotto Interno Lordo.
  6. La pensione di reversibilità deve essere adeguata, in caso di vedovanza, in modo da consentire alla vedova con figli di mantenere un  tenore di vita tale da non essere obbligata a cercarsi un lavoro.
  7. Incentivi alle imprese che assumono donne che per lungo tempo sono state fuori dal mercato del lavoro per essersi dedicate alla famiglia e ai figli piccoli.
  8. Possibilità di denuncia e successiva azione legale nei confronti di chiunque abbia posto in essere comportamenti discriminatori nei confronti delle madri o delle lavoratrici che hanno contratto matrimonio o hanno espresso il desiderio di avere bambini.
  9. Eliminazione delle politiche ideologiche e sociali che non rispettano la donna nella sua identità di persona naturalmente predisposta alla maternità. Valorizzazione della femminilità, decostruzione degli stereotipi di donna-oggetto di una attività sessuale fine a se stessa, tesa allo sfruttamento del corpo femminile.
  10. Abolizione universale dell’utero in affitto, perché in ogni luogo e in ogni circostanza deve essere penalmente perseguito chi fa mercato del corpo delle donne e dei bambini.

Qui a ProVita abbiamo da tempo sottoscritto il manifesto di “Noi, Donne del Mondo” (Women of the World). Anche questo documento è del tutto condivisibile. C’è solo una cosa che manca: “Abolizione universale del commercio degli ovociti”; perché lo sfruttamento – a volte fino alla morte – del corpo delle donne, prima di arrivare all’aberrazione dell’utero in affitto passa per lo sfruttamento – spesso truffaldino – di persone considerate alla stregua di  ‘galline dalle uova d’oro’...

Le Donne della Redazione


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