09/05/2016

Donna, mamma e casalinga: vade retro!

Sei donna? Sei donna e sei mamma? Sei donna, sei mamma e sei casalinga? Vade retro!

Nella nostra società si va propagandando l’idea che essere donna sia uno svantaggio e che chi appartiene al gentil sesso deve fare di tutto per appiattirsi sul modello maschile, perdendo così la preziosità del genio femminile.

In relazione a questa visione, la maternità viene spesso concepita come un peso, una spada di Damocle che pende sulla testa di donne in perenne ricorsa di traguardi sempre più arditi (ma costantemente assillate dal ticchettio dell’orologio biologico). Se, infine, oltre a donna e mamma si è anche casalinga... beh, la situazione viene vista dai più come da commiserare.

Vogliono farci credere che il nostro valore sia da mettere in relazione al grado di somiglianza con il modello maschile, al fatto di ‘portare i pantaloni’.

Per che cosa dovremmo sacrificare la nostra identità? Per poter lavorare il doppio (fuori casa e dentro casa), per poter essere le padrone della nostra vita (e del nostro utero, ossia della vita altrui)... ma, a conti fatti, per essere felici la metà?

Gli occhi spenti di tante donne ‘arrivate’ dal punto di vista professionale, messi in relazione agli occhi stanchi ma pieni di luce di tante donne, mamme e casalinghe mettono in evidenza che forse c’è stato qualche errore, che forse la donna trova la propria realizzazione in maniera differente rispetto all’uomo. Siamo diversi, XX e XY: addirittura due pianeti differenti, secondo qualcuno.

In Italia, attualmente, le casalinghe sono circa 8 milioni, secondo i dati ISTAT del 2015, di cui 700 mila sono sotto i 35 anni. Il numero pare essere in crescita, il che dipende di certo dalla crisi economico-lavorativa in cui siamo immersi, ma anche dal fatto che pare esserci un ritorno all’idea che sia meglio per una donna stare a casa ad occuparsi dell’educazione dei figli e delle faccende domestiche, piuttosto che lavorare per pagare qualcun altro che svolga queste mansioni al proprio posto o accentrare tutti i compiti su di sé, salvo poi fare tutto male.

Ebbene, una recente ricerca realizzata da Coffee Break Viking su 500 mamme italiane ha dimostrato come ‘fare la mamma’ (e quindi anche la casalinga) a tempo pieno sia un lavoro no-stop e che, se fosse equamente pagato, meriterebbe un compenso di circa 50.000 euro lordi l’anno. Mica male, no? Altro che donna a casa che non fa nulla!

donna_casalinga_bambini_stirare_animali-domesticiUn paio d’anni fa era stata svolta una ricerca simile – ma prendendo in considerazione un campione numericamente maggiore – e il risultato aveva portato ad elaborare un’ipotetica cifra di compenso mensile ancora più alta: circa 7.000 euro lordi al mese. “Il calcolo è stato fatto – si legge su documentazione.infodopo aver intervistato oltre 6 mila donne e monetizzando le competenze da loro svolte quotidianamente, che abbracciano una decina di mestieri: cuoca, autista, insegnante, psicologa, contabile, manager, addetta alle pulizie, operaia, lavandaia, babysitter. Una casalinga media, si calcola, ha cucinato per 14 ore settimanali  a 10 euro l’ora. Si sarebbe trasformata in autista, per figli grandi e piccoli, per 8 ore alla  settimana a 10 euro l’ora. Avrebbe impartito ripetizioni per 13 ore la settimana, alla stessa cifra. Non solo. Per tamponare le varie  crisi  familiari si sarebbe trasformata  in psicologa almeno 7 ore alla  settimana, a 28 euro l’ora e in manager a 40 euro l’ora, organizzando le giornate dei figli più piccoli e gestendo l’intera casa“.

Insomma, fare la donna-mamma-casalinga è un vero e proprio lavoro, e come tale meriterebbe di essere considerato: sia nel senso di dare incentivi alle donne che fanno questa scelta (che dev’essere libera, ovviamente), sia nell’intento di “riabilitare” socialmente quelle che la fanno.

Si tratta attualmente di una scelta non facile. Ma è una scelta che ha risultati non trascurabili: favorisce il benessere della coppia (una recente ricerca norvegese ha dimostrato che la vita di coppia e il matrimonio durano di più se i lavori di casa sono organizzati in modo ‘tradizionale’, cioè se sono prevalentemente a carico della donna); è di beneficio per i figli e – a cascata – per l’intera società: per educare ci vogliono tempo (e non solo ‘tempo di qualità’!) e dedizione; e, soprattutto, può portare le donne a essere più soddisfatte e realizzate.

Non più tardi di due mesi fa, nel dare la notizia dell’esclusione di Patrizia Bedori alla corsa di Sindaco di Milano (anche) in quanto casalinga, commentavamo: “Fare la casalinga può essere il risultato di una scelta libera e responsabile. Una casalinga può coltivare mille interessi. Può essere una donna realizzata e felice come lo sono, lo erano e lo saranno, tutte le donne orgogliose di essere davvero donne“.

Una frase che rilanciamo, con rinnovata convinzione.

Teresa Moro


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