26/07/2016

Droga: dove è legale, costi sociali altissimi

Ieri è cominciata la discussione sul ddl che propone la liberalizzazione della droga (cannabis e derivati).

Il dibattito dovrebbe essere infuocato, ma ogni decisione si rimanda a settembre, dopo le vacanze.

Visti i 2000 emendamenti presentati, c’è chi teme che il Governo faccia un altro colpo di mano come con le unioni civili e ottenga con “canguri” e altri sotterfugi del genere di saltare il confronto democratico in Commissione e magari porre la fiducia sull’approvazione.

Oltre a ciò che abbiamo già pubblicato, ci sembra molto importante ribadire che  se è vero che la gente “non muore di canne” (anche se almeno 500.000 persone ogni anno muoiono per droga. E chi si fa di eroina e cocaina ha sempre cominciato con le canne), se è vero che la cannabis raramente porta alla morte, è altrettanto vero che  è una droga che non danneggia il fisico, ma il cervello.

Spiega un articolo de La Stampa: ” Eroina e cocaina danneggiano l’hardware dell’organismo, mentre cannabis e amfetamine distruggono il software: la psiche. Il recente rapporto dell’ente Onu per la sanità (Oms), who.cannabis.report, dettaglia il danno da cannabis in relazione all’età del consumatore, la frequenza dell’uso e la potenza della dose”.

1 – I danni della droga “leggera” sul cervello si moltiplicano in relazione alla giovane età (sotto i 30 anni).

... “Nel corpo umano, le aree del cervello che gestiscono i processi fisio-psichici sono stimolate da recettori sensoriali (Cb1) che assorbono piccole quantità di energia, la convertono in impulso elettrico e regolano funzioni essenziali quali attenzione, memoria, motivazione, coordinamento e cognizione. Frenando il funzionamento di questi recettori, la cannabis danneggia la mente. Questo succede soprattutto nell’età dello sviluppo cerebrale, che è completo a 29 anni per gli uomini e 25 per le donne. Il risultato: mentre nella popolazione il rischio di danno psichico dovuto alla canna è mediamente del 10%, nei giovani la probabilità sale al 20% per l’uso saltuario, e 20-50% per uso abituale.

2 – Il consumo di droga “leggera”è cresciuto e cresce vertiginosamente: crescono i ricoveri in ospedale, le corse al pronto soccorso, gli incidenti stradali e il mercato illegale. 

Secondo: la frequenza del consumo. In aumento, grazie alla crescente banalizzazione della droga. I mezzi di info-trattenimento (media, musica e cinema) glorificano la droga, fino a deriderne il rischio. Le conseguenze? Nell’ultimo decennio, la percentuale di giovani europei e americani che ritengono la cannabis dannosa alla salute è scesa dall’80 al 40%. La minore consapevolezza del danno, aumenta la voglia di sperimentarlo, e viceversa. In Svezia, dove il 78% degli studenti considera la cannabis pericolosa, il consumo giovanile è limitato al 16%. In Italia e Spagna, dove l’apprezzamento del rischio tra i giovani è basso (36%), il consumo è più alto (28%). A livello europeo, 3 milioni di persone fanno uso quotidiano di cannabis, e 10% di loro (circa 300 mila) necessitano di cure ospedaliere.

Negli Usa il capitalismo della canna è scatenato. Negli Stati dove l’uso ricreativo è legale, la lobby pro-droga fa milioni vendendo l’erba e ingegnosi derivati: marmellate, biscotti e bevande. Libero accesso a prezzi bassi (il valore è sceso da 60 a 30 dollari per la dose da 3,5 gr) ha drogato il mercato: in Colorado l’uso tra i giovani è salito dal 27% al 31% (contro il 6-8% della media nazionale), la richiesta di assistenza al Pronto soccorso è aumentata del 31%, i ricoveri in ospedale del 38%. In crescita anche i morti su strada. Malgrado le buone intenzioni del legislatore, il mercato illecito prospera (40% del consumo), mentre gli introiti fiscali languiscono all’1% (110 milioni di dollari, su un bilancio di 11 miliardi).

3 – Come in tutti i prodotti di consumo con la ricerca del massimo profitto diminuiscono le garanzie di “genuinità” del prodotto...

Terzo, il danno al consumatore: molto dipende dalla potenza della droga. Un tempo la marijuana conteneva 2-4% di tetra-hydro-cannabinolo (Thc), il principio attivo che causa il danno psico-fisico. Oggi, grazie a manipolazioni genetiche e nuove tecniche di coltivazione, il Thc arriva a dieci volte tanto. Cere e oli vegetali possono contenerne fino a 80-90%: autentici veleni che accrescono la probabilità di danno psichico e, quando capita, lo rendono più severo.

In conclusione, in un’epoca dove la società cerca di limitare il danno causato da comportamenti anti-sociali, la riforma della politica della droga trascura il danno derivante dalla cannabis. Certo, non tutti coloro che fumano marijuana perdono la testa, come non tutti i tabagisti muoiono di cancro, né tutti gli autisti incoscienti periscono in incidenti. Eppure, in tutti questi casi la salute pubblica è a rischio. Di conseguenza, contro il tabacco si prendono misure sempre più restrittive e contro la guida scellerata c’è il codice della strada sempre più severo. Invece per la canna c’è in prospettiva il libero uso ricreativo.”

Anche in questo ambito, comunque, per capire che anche la droga “leggera” fa male non c’è bisogno né di scienziati, né di documenti ufficiali dell’OMS: basta vedere come si riducono molti dei ragazzini che frequentano una qualsiasi scuola superiore in Italia.

Redazione

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