10/11/2015

Educazione sessuale: un’importante sfida 2.0

Ultimamente si parla molto dei corsi di educazione sessuale e all’affettività fatti nelle scuole italiane, e che spesso sono veri e propri veicoli di diffusione della teoria gender e sono diretti a illustrare ai giovani come fare sesso senza ‘subire’ conseguenze (quantomeno le conseguenze fisiche di una gravidanza, perché di quelle psicologiche legate all’attività sessuale in età precoce e con partner variabili non parla mai nessuno...).

Come abbiamo già spiegato, fornendo anche qualche accorgimento strategico, i primi e i veri educatori dei giovani nell’ambito così intimo e delicato della sessualità devono essere i genitori, e non la scuola.

Non serve infatti avere una particolare competenza per aiutare i propri figli a crescere nella consapevolezza della complessità e della dignità del proprio corpo, così come di quello della persona (il singolare è voluto, ndr) con cui più o meno tardi (e comunque – auspichiamo – sempre dopo il matrimonio, ndr) si unirà fisicamente.

La questione fondamentale, troppo spesso dimenticata, non è infatti tanto quella di spiegare ai ragazzi gli aspetti ‘meccanici’ dell’atto sessuale, quanto accompagnarli a capire il valore di tale gesto e la portata che esso ha nella relazione di coppia. Il che, in una società ipersessualizzata e che ha fatto del piacere il fine da perseguire sempre e comunque – anche se questo comporta un farsi del male da soli – non è affatto facile. Tuttavia è un compito necessario, perché se non si ritorna a guardare a se stessi e agli altri come a delle persone portatrici di una dignità immensa e meritevoli di rispetto, si svilisce la condizione umana equiparandola al mondo animale, dove a governare sono gli istinti.educazione-sessuale_ipersessualizzazione_bambine_aborto_business

Naturalmente affermando l’importantissimo compito assegnato ai genitori nell’educazione sessuale e all’affettività non s’intende negare che anche la scuola possa giocare un suo ruolo. A patto tuttavia che essa non sia il luogo preminente di discussione rispetto a certi temi e che i corsi proposti rispettino l’impostazione educativa dei genitori e propongano una concezione che guardi alla persona nella sua integrità.

In tal senso, ne abbiamo già scritto, sono attive in Italia diverse possibilità: il Programma di Sessualità e Affettività Teen STAR; il neonato Progetto Pioneer; il Progetto RispettiAMOci, del quale abbiamo già parlato in passato...

amore_educazione sessuale_coppiaUn ulteriore percorso di educazione sessuale e all’affettività – interessante perché intercetta la predisposizione 2.0 dei nostri giovani – è “Mi piaci! L’Amore ai tempi di Facebook”. Questo progetto, patrocinato e sostenuto dalla Fondazione Incendo e tra le opere del Movimento Familiaris Consortio, per ora ha avuto diffusione soprattutto nel modenese.

La dott.ssa Maria Pagano, coordinatrice del progetto, in un’intervista ha risposto così alla domanda se la loro proposta intercetti o meno i reali bisogni dei ragazzi: “I ragazzi che incontriamo desiderano parlare delle tematiche legate all’innamoramento e all’amore, alla sessualità ed i modi per dirsi «Ti voglio bene!»: questo ci dicono gli esperti coinvolti. I giovani si presentano consapevoli dell’importanza di approfondire i temi dell’affettività e dell’amore, mostrando un profondo desiderio di conoscere una dinamica che riconoscono fondamentale nelle loro vite. Numerose e variegate le loro domande su questi argomenti, che spaziano da «E’ possibile amare alla nostra età?» a «Esiste l’amore per sempre?» o «Quando si può fare l’amore?». Rispondere a tali quesiti richiede primariamente di fare chiarezza su chi sia l’uomo e quale sia il senso del suo esistere. Sono molti e diversi, pertanto, i piani coinvolti: psicologico, medico e antropologico. La scommessa è riuscire a coniugare l’aspetto informativo con quello formativo, non trascurando di fornire le informazioni necessarie sulla sessualità ma suggerendo la bellezza della vocazione all’amore, di cui tutti partecipiamo. Il percorso si compone, quindi, di alcuni moduli, adattabili a seconda delle esigenze, tramite i quali i ragazzi sono condotti ad osservare i cambiamenti del corpo che stanno vivendo ed il significato insito in tale cambiamento; a dare un nome alle emozioni che vivono, differenziandole dai sentimenti; a cogliere e distinguere le fasi dell’infatuazione, dell’innamoramento e dell’amore; a scoprire quale ruolo ha la gestualità del corpo in una relazione affettiva“.

I nostri giovani hanno bisogno di maestri. Sono in attesa di persone che mostrino loro – prima ancora che insegnarlo – il senso del vivere e del morire, di cui l’amore costituisce un aspetto centrale.

Il compito degli adulti è quello di non abdicare alla propria responsabilità educativa, delegandola alla scuola o ai mezzi d’informazione.

Teresa Moro

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