10/05/2019

Europee, Rinaldi (Lega) firma il nostro Manifesto: «Perchè l’Europa non pensa a fondi salva-famiglie?»

«Dobbiamo rimettere le esigenze dei cittadini e dell’economia reale al centro dell’attenzione». Famiglia e disabili al centro per Antonio Maria Rinaldi, candidato alle Europee 2019 con la Lega e tra i firmatari del Manifesto che Pro Vita & Famiglia ha lanciato contro l’utero in affitto, per i valori non negoziabili, per un fondo salva-famiglia e contro la sessualizzazione precoce dei bambini e degli adolescenti. Lo abbiamo contattato e gli abbiamo fatto qualche domanda, per capire cosa intende fare e per chi.

Rinaldi, lei al Congresso delle Famiglie di Verona ha lanciato l’idea di un fondo salva-famiglie. Ce lo spiega?

«Un ragionamento provocatorio. Ma come, ho pensato, l’Europa predica tanto sui fondi Salva-Stati ed è sempre pronta a parare i guai compiuti dal sistema finanziario (e poi sappiamo che vanno a finire nei conti economici delle banche), e non si preoccupa di fare, ad esempio, dei fondi salva-famiglie, in particolare nei confronti delle famiglie disagiate, dei disabili, nei confronti di chi ha problemi reali? Questo è il vero problema».

Allora ci dica cosa pensa di fare lei per la famiglia se sarà eletto?

«Noi abbiamo l’obbligo di aiutare chi è più debole e disagiato. Qualunque iniziativa tesa a rimuovere differenze e situazioni di precariato è solo che da incentivare. Vedo che non esiste in tutti i Paesi un coordinamento per un Piano Europeo di sostegno nei confronti di queste categorie. Noi dobbiamo avere chiaro che il primo obiettivo dell’Unione Europea deve essere quello di dare aiuto ai cittadini, in particolare di quelli che hanno più bisogno. Poi c’è tutto il resto, mentre purtroppo non è stato minimamente tenuto conto dei cittadini. Dobbiamo rimettere le esigenze dei cittadini e dell’economia reale al centro dell’attenzione: questo è il nostro obiettivo e questa è la nostra missione. Solo in questo modo l’Europa ritorna tra la gente e questo era in fondo lo spirito iniziale, che si è perso nel tempo».

Per quanto riguarda la crisi della natalità, il modello ungherese pensa possa essere efficace?

«Loro hanno fatto sicuramente molto più rispetto ad altri Paesi. Certo ogni Stato membro ha le sue specificità in questo campo. Vorrei che anche l’Italia facesse un preciso e articolato piano per poter aiutare i giovani, specie rispetto alle problematiche connesse con il lavoro. Com’è pensabile che due giovani possano sposarsi se non hanno prospettive di lavoro, di trovare una casa, se non hanno futuro? Bisogna assicurare almeno questo. Tutto il resto viene di conseguenza».

Orban ha fatto molto da questo punto di vista: può essere un modello?

«Noi siamo per la condivisione, non siamo per proporre idee e progetti in maniera unilaterale, siamo disponibilissimi al dialogo per trovare un programma che possa essere condiviso da tutti».

Marta Moriconi

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