18/09/2018

Famiglia al centro, per Diego Fusaro: “Il Nuovo Ordine Erotico”

Il filosofo Diego Fusaro mette al centro la famiglia:

«Contro la mercificazione sposarsi è il vero gesto rivoluzionario»

L’elogio e la difesa della famiglia si fanno leggendo Il Nuovo Ordine Erotico (Rizzoli, 19 euro) di Diego Fusaro, sempre più culturalmente scorretto, sempre più provocatorio. Cosa c’è di più trasgressivo, oggi, di un uomo e una donna che si scelgono e si amano dando vita a nuove esistenze? C’è questo giovane filosofo che racconta di loro, e, udite udite, dell’erotismo della normalità che sfida l’attuale “libertà barbara” – come la chiama lui – del “fare ciò che si vuole” senza limiti. Un affronto anche all’ultima tendenza – in fatto di libri – del poliamore, dove la parola libertà viene tradotta in tradimento.

Il libro parte dall’assunto che i nuovi diktat del capitalismo si nutrono di stravaganze, che una volta sarebbero state definite immorali, per distruggere tutto ciò che non è affine al mercato, perché è questa la vera mission del globalismo. Per vincere il nuovo orientamento, che investe anche la sessualità, «occorre rivitalizzare l’eticità» – avverte Fusaro – «tornando agli istituti che reggono la società: dalla famiglia a una buona scuola pubblica fino a uno Stato etico e sovrano».

Insomma, rimettere i puntini sulle “i” è la vocazione di questo pensatore moderno e controcorrente, che Pro Vita ha intervistato.

Perché la scelta di questo titolo, Il Nuovo Ordine Erotico? Vuole essere una sfida al nuovo ordine mondiale che, invece, punta a destabilizzare la famiglia come rapporto tra uomo e donna?

«Sì essenzialmente Il Nuovo Ordine erotico fa riferimento al modo in cui il Nuovo Ordine Mondiale, classista e turboclassista, si declina nell’ambito dei costumi. Proprio come l’Ordine Mondiale classista (che fu analizzato in Storia e coscienza del precariato) produce un ordine simbolico, un pensiero dominante, un pensiero unico – che ho già analizzato in Pensare altrimenti – così produce anche una sua erotica, liberalizzata e deregolamentata. E io analizzo il fenomeno dividendolo in tre punti. In primo luogo affronto come il liberista sia diventato nell’ambito del Nuovo Ordine erotico il libertino, che gode senza limiti in maniera deregolamentata e che non deve avere confini al suo plus godimento acefalo e illimitato e che altro non è che la variante erotica del plus valore economico. Secondo punto poi, perché questo possa avvenire, bisogna distruggere non tanto lo Stato, che è ciò che vuole distruggere il liberista come limite all’economia deregolamentata, bensì la famiglia che è l’equivalente etico dello Stato nell’ambito dell’erotica, perché pone un limite, una misura, un ordine. Quindi, nel libro, passo ad analizzare la distruzione capitalistica della famiglia. Terzo, affronto l’ideologia gender come cornice ideologica che appunto giustifica il Nuovo Ordine erotico mondializzato e dominante di oggi».

Allora è d’accordo con Chesterton, «Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Sta dicendo che, in questi tempi, l’elogio della famiglia rappresenti la nuova rivoluzione da fare?

«Nel mio libro è proprio citato Chesterton, quando avvertiva che il capitalismo sarebbe stata la vera forza che avrebbe distrutto o avrebbe provato a distruggere pro tempore la famiglia. Oggi è talmente pervasivo il pensiero dominante che rende anche difficile dire, come diceva Orwell, che due più due fa quattro. Occorre battersi in nome di questo. Il libro, e non essendo un giallo posso svelare il finale, si chiude con un capitolo intitolato “Riverticalizzare il conflitto e rieticizzare la società” ossia, secondo me, bisogna riprendere il conflitto servo-signore, basso-alto e per farlo bisogna rieticizzare la società, recuperare i fondamenti etici come i sindacati, la scuola pubblica, lo Stato etico-sovrano e anche la famiglia. Il mio testo si chiude con il quadro del 2009 di un artista bulgaro che si chiama Alzek Misheff e intitolato Quarto Stato, dove non ci sono più gli uomini che scioperano di Giuseppe Pellizza da Volpedo, ma c’è un matrimonio, perché l’autore suggerisce che oggi sia sposarsi il vero gesto altamente rivoluzionario, che contesta il Nuovo ordine Erotico creato per atomi plus-gaudenti e dai legami sociali interrotti e dalla comunità assente».

Rimanendo sull’attualità, il fatto che sia sbarcato il gender X a New York, con tanto di scelta all’indeterminatezza sessuale auto-certificata e trasferibile su certificato di nascita, dimostra che la teoria gender esiste? E nel suo libro come affronta questa pressione a voler rovesciare l’ordine precostituito?

«Certamente. Nel libro io riporto un fatto di qualche tempo fa, infatti in California era già possibile mettere un’altra opzione rispetto al sesso ‘maschio o femmina’ nella propria carta d’identità. Nihil novi sub sole che ora Nuova York introduca questa variante. L‘obiettivo è quello di distruggere la differenza tra uomo e donna, il dimorfismo sessuale come base della sessualità procreativa, della famiglia che è la radice di ogni comunità, e imporre così una sorta di violazione dell’inviolabile: per questo c’è il mito televisivo e giornalistico del transgender che è un mondialista della sessualità, colui che ha varcato ogni confine e che sulla propria carne viva ha superato ogni barriera naturale. Oggi l’ideale è quello di produrre un individuo unisex, anonimo, globalizzato, post identitario, senza contenuto, homo vacuus, e quindi pronto ad assumere tutti i contenuti che il sistema dei consumi vorrà imporgli».

Cosa risponde a chi insiste che la teoria gender non esiste?

«Tutto un capitolo è dedicato all’ideologia gender e alla nota tesi che essa non esista. Ogni ideologia ha come proprio obiettivo quello di negare la propria esistenza. Perché l’ideologia deve presentarsi come non ideologica, come naturale, come l’aria che respiriamo. L’ideologia gender dice di essere il modo naturale di impostare i rapporti contro la presunta omofobia storicamente dominante in Occidente. E qui cito Marx che afferma che è sempre nell’interesse delle classi dominanti creare confusione nelle idee e nelle visioni del mondo. Consideriamo che una delle categorie della teoria gender è il Queer ossia l’insolito, l’indeciso il confuso. Vi sembra un caso?».

«Oh mirabile mondo nuovo» esclama il Selvaggio nel capolavoro di Aldous Huxley appunto chiamato Il mondo nuovo. E qual è? Passa secondo lei dalla libertà procreativa alle gravidanze maschili, dal mammo in Finlandia, al trapianto di utero, fino all’eliminazione della parola mamma?

«Il Nuovo Ordine Erotico ha proprio come fondamento quello della riduzione integrale del mondo della vita a merce disponibile. Ecco perché nel libro affronto il paradosso, anche semantico, delle banche del seme, degli uteri in affitto, degli investimenti affettivi, tutto è in vendita e merce disponibile. La stessa ragione calcolatrice che vale per le banche e gli investimenti viene estesa al mondo della vita fino agli affetti e all’amore. Così prevale la mercificazione integrale della vita che riduce i nascituri stessi a merce “on demand”, cioè vengono programmati “à la carte” secondo le scelte del consumatore. La libertà non è far ciò che si vuole, questa è una forma barbara, la libertà è sempre situata nell’ambito di una comunità di rapporti sociali e di responsabilità. Da qui parto per decifrare l’enigma dei cosiddetti diritti civili, che in realtà sono i capricci delle classi possidenti che devono trasformare i loro gusti in diritti appunto. Sono iper-classisti nella loro essenza».

Tutto questo è stato impiantato nella società a livello culturale da molto tempo e, a lungo, senza una vera e propria opposizione. Al momento ci sono realtà, sia associative che politiche, che stanno accettando la sfida di contrastare i nuovi miti di progresso. Cosa serve per vincere la buona battaglia?

«Ci sono realtà che effettivamente assumono questo obiettivo, ma oggi le lotte sono frammentate, i movimenti che difendono egregiamente la famiglia mancano poi di un orizzonte di senso collettivo che li porti a contrastare non solo la distruzione della famiglia, ma la base di tutto questo che è l’ordine del capitalismo globalizzato. Quando le molte voci di protesta al villaggio globale – lotte per la famiglia, per il bene comune, per lo Stato sovrano, per la scuola pubblica etc… – quando tutte queste lotte sapranno unificarsi e diventare una koinè, una lingua comune della protesta, contro il sistema del capitalismo globale in difesa delle classi dominate, che oggi stanno subendo la distruzione, allora ci potrà essere un movimento di rovesciamento reale dei rapporti di forza nel quadro del capitalismo dominante».

Marta Moriconi

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