03/05/2017

Famiglia all’improvviso. Un film che emoziona, ma...

Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse, il nuovo film di Hugo Gélin, dopo aver emozionato l’America è ora giunto in Italia.

Si tratta di un film godibile, con uno splendido Omar Sy (già superlativo in Quasi amici) nel ruolo di protagonista: la trama è ben orchestrata e sorprende dall’inizio alla fine, strappando nel contempo qualche risata e qualche lacrima. Alcuni passaggi, poi, portano a riflettere su questioni di primaria importanza, quali la famiglia, una malattia che non ci si aspetta o l’educazione di un figlio in un mondo che non è come lo si vorrebbe.

Eppure è un film che convince fino a un certo punto, dove un’ombra va ad oscurare i punti di luce che sicuramente ci sono.

Partendo da questi ultimi, non si può non evidenziare come vi sia – alla radice della storia – la scelta di portare avanti una gravidanza frutto di un rapporto occasionale, per poi affidare la bambina al padre semisconosciuto (e, peraltro, non molto maturo; sarà proprio lui stesso ad esclamare, con la neonata in braccio: «Come si fa ad affidare un bambino a un altro bambino?»). Non è, questa, una scelta ottimale per nessuno degli attori in gioco, ma è l’unica alternativa all’aborto ed è dunque un segnale di speranza, che sarà anche il germe che porta al riscatto sia il ruolo paterno, sia quello materno.

Un altro aspetto molto interessante e positivo è il rapporto padre/figlia. Nato in maniera forzata, diventa l’asse su cui si regge tutto il film, con colpi di scena inaspettati e che costringono lo spettatore a  rivedere i propri giudizi, soprattutto quelli formulati nei confronti di un padre che si tenderebbe a giudicare in maniera troppo severa, in quanto apparentemente volto a cose effimere, ma in realtà così saggio e abnegato nell’amore verso quella bambina concepita in una notte di divertimento.

Nonostante questo, tuttavia, il film non convince fino in fondo. Il motivo non è nell’immancabile personaggio con tendenze omosessuali (ma che gioca un ruolo tutto sommato positivo) e non è neanche nel libertinaggio sessuale o nell’ostentazione della ricchezza. Il problema è così evidente, che è quasi difficile coglierlo: il punto critico è nel titolo, laddove si parla di famiglia. In questo film non c’è una famiglia. Ci sono un padre, una madre, una figlia... ma non c’è una famiglia. Ecco il punto che stride, e che va a macchiare tutto il resto: questa pellicola vuole far passare in maniera subdola un concetto distorto, che non rispecchia la realtà. Un rapporto occasionale e la relazione – per quanto bella – tra un padre e una figlia non fanno una famiglia, come non lo sono due persone dello stesso sesso o un single che adotta un figlio, o chi si sposa “da solo”.

La famiglia vuole due attori principali (un uomo e una donna) ed eventuali frutti del loro amore; i sentimenti, l’amore, il sacrificio e la sofferenza, come indubbiamente ve ne sono in abbondanza in Famiglia all’improvviso, di per sé non bastano. Una famiglia nasce e vive in una relazione che si modella e si cementifica in una presenza quotidiana fatta di gioia e di fatiche, che ad un certo punto può anche venire meno (per una morte o per una separazione), ma che non può essere assente fin dal principio.

Ecco, il vero neo del film è in un titolo che fa sentire lo spettatore preso in giro e che non crea fiducia, in quanto trasmette un concetto errato. Molto meglio sarebbe stato mantenere anche in Italia il titolo originale della pellicola: Demain tout commenceDomani tutto comincia.

Teresa Moro


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