03/11/2015

Famiglia e lavoro: alcune storie

Molti sacrificano la propria vita al lavoro trascurando i propri cari. Altri, invece, compiono una scelta coraggiosa rinunciando al profitto e al successo per la propria famiglia.

La famiglia o il lavoro? Un dilemma sempre attuale. Tutti coloro che hanno una famiglia spesso vivono destreggiandosi tra mille impegni e il senso di colpa di non dedicare abbastanza tempo ai propri cari. Ma c’è chi sceglie con coraggio di lasciare i privilegi in favore della famiglia e degli affetti.

Anne-Marie Slaughter, per esempio, aveva una cattedra a Princeton e un lavoro alla Casa Bianca accanto a Obama, ma ha lasciato tutto per restare accanto al figlio adolescente.

Max Schireson, direttore di un’importante compagnia di software, ha dato le dimissioni per restare con i suoi figli. Padre di tre bambini di 9, 12 e 14 anni, non reggeva più l’idea di perdere la recita a scuola o la festa di compleanno perché sempre su un aereo in giro per il mondo. Per questa ragione ha lasciato la sua posizione così autorevole per seguire la vita dei figli. Sul suo blog ha dichiarato: «I giornalisti mi chiedono sempre che macchina guido, che musica ascolto, mai come faccio a gestire il ruolo di CEO con quello di padre e marito. Questa è una domanda che io, personalmente, mi faccio spesso». Nel 2014 ha deciso di lasciare tutto per la famiglia: «Mi manca troppo passare del tempo con i bambini e mia moglie, la amo molto e sarò per sempre in debito con lei per tutta la fatica che ha fatto nel tenere la famiglia unita, nonostante i miei viaggi e le mie assenze: non posso più abusare della sua pazienza». Schireson, ha rinunciato alla posizione di CEO per continuare a lavorare per la sua azienda con un ruolo secondario e dedicare più tempo ai figli. Al giorno d’oggi, è molto complicato, che un uomo possa permettersi di lasciare il lavoro per seguire i figli, ma questa storia ha colpito l’opinione pubblica. Quanti uomini sono disposti a rinunciare ad un ruolo importante e a molti privilegi per la famiglia? Schireson ha dichiarato: «Anche mia moglie lavora, e molti amici e colleghi mi chiedevano come faccia a tenere unita la famiglia. Nessuno l’ha mai chiesto a me. Qualche mese fa, ho risposto a questa domanda e ho capito che l’unica cosa che potevo fare era fare un passo indietro nel mio lavoro».

Erin Callan ex direttrice finanziaria di Lehman Brothers, ha raccontato la sua esperienza sulle pagine del New York Times. Le sue parole hanno fatto riflettere un’intera generazione di donne dedite al lavoro e alla carriera. Fino a qualche tempo fa era considerata una tra la donne più potenti e ricche del mondo. Ora ha lasciato tutto per costruirsi una famiglia. La Callan ha parlato del rammarico per aver sprecato tutte le sue energie lavorando senza sosta, per anni, trascurando gli affetti. «Da quando ho lasciato il lavoro alla Lehman – ha scritto sul New York Times – ho avuto tutto il tempo per riflettere sulle decisioni che ho preso di proporzionare il tempo dedicato al lavoro con il resto della mia vita. A volte incontro giovani donne che dicono di ammirarmi per quello che ho fatto. Ho lavorato duramente per 20 anni e ora posso passare i prossimi 20 anni a fare altro. Ma questo non è giusto. Non lo auguro a nessuno. Fino a poco tempo fa, pensavo che focalizzarmi sul lavoro fosse la cosa più importante per ottenere il successo. Ma adesso sto cominciando a capire che ho sprecato il meglio della mia vita. Avevo talento, ero intelligente e piena di forze. Non avrei dovuto essere così estrema». Erin ha una carriera costellata di successi e soddisfazioni lavorative: assunta nel 1995 da Lehman Brothers come consulente fiscale, il 1 dicembre del 2007 ha ottenuto la carica di direttore finanziario. Dopo 6 mesi è arrivato il licenziamento, giusto in tempo per “salvarsi” dal crollo Lehman Brothers. Dopo pochi mesi è stata assunta alla Credit Suisse, ma ha capito cosa stava perdendo. Adesso vive in Florida, ha deciso di risposarsi con un suo amico del liceo che fa il pompiere e stanno cercando di avere un figlio, nonostante l’età. La donna ricorda che ha perso gli anni più belli della sua vita, ha rinunciato ai fine settimana con gli amici e i propri cari, ha pranzato e cenato spesso davanti al computer e ha passato i suoi compleanni in ufficio. I pochi giorni liberi li trascorreva a dormire, per essere pronta per una nuova settimana di lavoro: «Come tutte le persone avevo relazioni, un marito, gli amici, i parenti, ma a causa del lavoro non ho dato a nessuno il meglio di me. Si sono dovuti accontentare delle briciole».

Psicologi e studiosi si dividono tra i sostenitori del lavoro senza sosta e i fautori di una vita dedicata alla famiglia. In questo interessante dibattito il commento più lucido sembra essere quello di Sheelah Kolhatkar che sulle pagine di Business Week ha dichiarato: «Per molti secoli è sempre stato l’uomo a lavorare fino a morire. Forse è un perverso trionfo del femminismo che le donne si sentano libere di fare la stessa cosa».

Sara Alessandrini

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI

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