06/04/2016

Famiglia e vita: all’ONU la buona battaglia dà i suoi frutti

La battaglia per proteggere la famiglia, la vita ed i bambini presso la Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne (CSW), di cui abbiamo anticipato qualcosa qua,  si è conclusa a mezzanotte del 24 marzo.

Come al solito, i Paesi occidentali hanno tentato ancora una volta di forzare l’attuazione della loro agenda per i diritti sessuali e riproduttivi, cioè per fare propaganda all’aborto nei paesi in via di sviluppo.

Ma il fronte pro-life ha fatto valere le sue istanze.

Vediamo il resoconto dei lavori che ci è stato inviato dalle volontarie di Family Watch International che hanno presenziato alle riunioni.

Cominciamo con le Buone Notizie per la Famiglia

1. I riferimenti diretti all’educazione sessuale globale (CSE), di cui avevamo parlato qua sono stati eliminati dal documento finale, così come dalla risoluzione sull’HIV / AIDS.

Questa è stata una grande vittoria per la protezione dei bambini in tutto il mondo, determinata anche dalla diffusione del documentario di cui al precedente link tra i delegati.

2. “La Famiglia” è stata riconosciuta come un soggetto che dà un contributo sostanziale allo sviluppo, anche per la condizione delle donne e delle bambine. Ci sono volute ore di trattative estenuanti per far introdurre il riferimento alla famiglia nel documento finale! Infatti si tentava di inserire un riconoscimento “delle varie forme di famiglia”, nel tentativo di far propaganda LGBT o a qualsiasi raggruppamento di persone che affermino di essere una famiglia.

3. I riferimenti a “orientamento sessuale”, “identità di genere”, e “diritti sessuali e riproduttivi” sono stati eliminati.

4. E’ stato ribadito lo spazio politico nazionale da rispettare: l’attuazione dell’agenda per lo sviluppo sostenibile al 2030 dovrà tener conto delle “diverse realtà, capacità e livelli di sviluppo e rispettando lo spazio della politica nazionale per crescita economica, inclusiva e sostenibile delle nazioni ... E i Governi hanno la responsabilità primaria per il follow-up e la revisione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile, a livello nazionale, regionale e globale “.

5. I valori della vita e della famiglia sono stati promossi in un numero senza precedenti di  eventi della CSW, nonostante gli sforzi paralleli di chi voleva ostacolarli.

C’è stata addirittura Agneta Aketch Aimba (nella foto) che ha ricevuto il premio Stand for the Family Award. All’atto del ritiro del riconoscimento ha potuto parlare del ruolo essenziale delle madri e dei padri nella famiglia e nello sviluppo sostenibile, sottolineando che alle donne dovrebbe essere riconosciuto l’empowerment del  loro ruolo di madri.

Ma c’è da registrare anche qualche notizia cattiva, per la famiglia...

1. Non è stato possibile evitare alcune espressioni tipiche della neolingua che hanno subdolamente e indirettamente rintrodotto qui e là quelle istanze che più sopra erano state espressamente respinte dalla maggioranza dei commissari. Per esempio c’è un paragrafo sul diritto alla salute  che fa riferimento ai “diritti riproduttivi in ​​conformità con il programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, e alla Piattaforma d’azione di Pechino”: tradotto vuol dire propaganda all’aborto; un riferimento a “i servizi universalmente accessibili e disponibili di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva nell’informazione e nell’educazione” vuol dire “educazione sessuale”. La “contraccezione d’emergenza” è l’aborto farmacologico; il “diritto di avere il controllo e decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla propria sessualità” è anche un’espressione molto subdola che prelude al “diritto” a “cambiare” sesso...

2. Laddove si riconosce la “responsabilità di ogni Stato sovrano, nel rispetto di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali” si voleva introdurre anche il “pieno rispetto dei diversi valori religiosi ed etici, culturali e filosofici delle persone”, ma è stato eliminato.

3. Il Comitato delle ONG del CSW, che dovrebbe essere un ente imparziale, sta usando il suo status privilegiato presso le Nazioni Unite per promuovere l’agenda dei diritti sessuali. Quest’anno ha respinto una serie di eventi pro-famiglia pro-life e ha distribuito un manuale di formazione decisamente fazioso. A pagina 28, per esempio, afferma che tra le tendenze negative che hanno impedito il progresso della condizione della donna c’è la “restrizione del concetto di generazione alla sola coppia uomo – donna” (!)

Insomma, però, il bilancio è positivo. Il fronte prolife in sede internazionale comincia ad essere compatto e a far sentire la sua voce. La cultura della morte è ben rappresentata e ricopre i centri di potere, ma comincia  a rendersi conto che non ha vita facile nell’imporre la sua agenda contro la vita, contro la famiglia e contro la natura dell’essere umano.

Redazione

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