30/03/2017

Famiglia, scuola, discriminazioni: a Trento, nuove linee guida

La famiglia deve entrare nella scuola, soprattutto quando si parla di temi sensibili come possono essere quello delle discriminazioni e della sessualità.

In questo senso si muove la delibera n. 438/2017 del giorno 24 marzo dalla Giunta Provinciale di Trento, con la quale sono state approvate le “Linee guida rivolte al sistema educativo provinciale per il coinvolgimento delle famiglie in tema di contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, identità sessuale o di genere”. Delibera che ha già causato non pochi malumori...

La famiglia, i genitori, hanno il primato educativo sui figli: la scuola viene in seconda battuta e deve muoversi nel solco del rispetto della linea educativa che la famiglia dà al proprio bambino, non facendosi portatrice di battaglie ideologiche di controversa matrice. Ecco quindi che un maggiore coinvolgimento della famiglia anche nel tema del contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, dell’identità sessuale o di genere è auspicabile e in Trentino, grazie all’instancabile lavoro – dentro e fuori il Consiglio – della minoranza dal 2014 in avanti (con il noto ddl omofobia a firma dell’Arcigay locale), qualche successo lo si sta ottenendo.

In merito alla delibera n. 438/2017 Rodolfo Borga, capogruppo di Civica Trentina, afferma: «Il capitoletto titolato “Ruolo della famiglia” è molto chiaro nel riconoscere il primato educativo della famiglia. Parimenti chiaro è quello titolato “Relazioni con le famiglie”. Sia nel prevedere un’adeguata informazione alle famiglie (note, circolari e appositi momenti d’incontro), così da evitare che i progetti siano fatti passare in fumosi documenti (POF od altro) che nessuno legge. Sia nel prevedere la possibilità di tenere  a casa i figli minorenni (o di restare a casa per gli studenti maggiorenni), giustificando l’assenza con una mera comunicazione, che non necessariamente deve contenere la motivazione. Personalmente ritengo che una motivazione appropriata sia auspicabile (del genere: “Tengo a casa mio figlio/mia figlia perché ritengo non condivisibile la proposta”), ma è comunque importante sia perché non tutti i genitori si sentono di motivare la propria scelta, sia perché vien sancito il principio per cui la non partecipazione non deve essere giustificata, in quanto espressione di un diritto insindacabile dei genitori. In tal senso il termine giustificazione assume un significato meramente tecnico».

Pubblichiamo di seguito parte del testo della delibera della Giunta Provinciale di Trento

Premessa

La società attuale si caratterizza per una complessità crescente, tale da richiedere un rapporto, sempre più importante, di cooperazione educativa tra la famiglia e la scuola.
In coerenza con ciò i Piani di studio provinciali del primo ciclo prevedono che le istituzioni scolastiche, con il coinvolgimento delle famiglie, promuovano la crescita emotiva e intellettiva degli studenti, nonché assicurino agli stessi la possibilità di esprimere la propria personalità assumendo positivamente le diversità di genere e di cultura. In particolare è indicato che «Non basta riconoscere e conservare diversità preesistenti, nella loro pura e semplice autonomia, si tratta, invece, di sostenere attivamente la loro interazione e la loro integrazione attraverso la conoscenza della propria e delle altre culture, in un confronto che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le differenze di genere. Non basta convivere nella società, ma questa società bisogna crearla continuamente insieme».

Per il secondo ciclo di istruzione e formazione è definito, all’interno dei Piani di studio provinciali, che la dimensione educativa dello studente sia tesa a rafforzare le competenze necessarie per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione e la coesione sociale. In tal senso è favorita una crescita dello studente funzionale, tra l’altro, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio e di interazione con la realtà nelle sue diverse dimensioni, ma anche stimolando lo sviluppo di un quadro di responsabilità personali e sociali, coerente con un sistema di valori ispirato a una vita positiva nella società.

In data 10 maggio 2016 in Consiglio provinciale è stata approvata la mozione n. 126 che al punto 7 del dispositivo recita l’impegno a «sostenere, coinvolgendo le istituzioni scolastiche e formative, azioni di sensibilizzazione, volte al contrasto del bullismo omofobico» e al punto 14 quello di «favorire all’interno del sistema educativo di istruzione e formazione provinciale percorsi di crescita liberi da discriminazione determinata dal genere, dalla razza o dall’origine etnica, dalla religione o dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’età, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere».

In data 11 giugno 2016 in Consiglio provinciale è stato approvato l’ordine del giorno n. 215 concernente il «Coinvolgimento delle famiglie nell’attuazione da parte delle istituzioni scolastiche delle azioni previste dalla mozione n. 126/XV in materia di contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale», che impegna la Giunta ad adottare delle linee guida cui le istituzioni scolastiche dovranno attenersi a fronte di iniziative che tocchino temi quali l’identità sessuale o di genere, previo parere della competente Commissione permanente del Consiglio provinciale.

Ruolo della famiglia

La legislazione provinciale sulla scuola riconosce alle famiglie il ruolo fondamentale e prioritario di educazione dei propri figli/e, in linea con l’ordinamento costituzionale e con l’ordinamento generale dello Stato.
Il ruolo educativo spetta, primariamente e per sua stessa natura, irrinunciabilmente alla famiglia. I genitori sono i primi educatori dei loro figli/e, ancorché nei processi di crescita evolutiva molte siano le agenzie educative e di socializzazione primaria incontrate e che, a vario titolo concorrono alla crescita dei figli/e medesimi.

La famiglia, nell’esercizio di questo imprescindibile mandato, è chiamata ad occuparsi delle questioni afferenti la costruzione di un sé consapevole e in grado di autodeterminarsi, che implica l’affrontare le questioni etiche di rispetto e tutela dei valori, degli orientamenti e della diversità a partire dagli ambiti valoriali riconosciuti.

Ruolo della scuola

Sulla scorta degli elementi fondanti sopra richiamati, si comprende che l’educazione e l’istruzione promosse all’interno del Sistema educativo, sono prima di tutto un servizio ai ragazzi e alle loro famiglie, in continuità e cooperazione con esse, allo scopo di fornire ai giovani le massime opportunità di sviluppo sereno e armonioso, necessarie a fronteggiare i processi della loro crescita, sostenendoli nella delicata e impegnativa ricerca della propria identità.

La partnership educativa tra scuola e famiglia si deve fondare, quindi, su una condivisione dei valori presenti nel progetto di istituto.
La scuola armonizza i profili di conoscenza sulla cui base si sviluppa l’impronta educativa della stessa e che si configura nella trattazione di temi quali l’accoglienza, l’uguaglianza, il non giudizio, il valore della diversità; lo sviluppo della capacità critica, ciò in considerazione dell’età e della dimensione evolutiva del bambino/a o del ragazzo/a.

La presenza di bambini/e e ragazzi/e con radici culturali, sociali e valoriali diverse, costituisce un fenomeno ormai strutturale della nostra comunità, che merita di essere trasformato in opportunità di conoscenza e crescita per tutti. È doveroso sostenere attivamente l’interazione e l’integrazione delle suddette radici, da promuovere attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture, in un confronto che non escluda convinzioni religiose, ruoli familiari e differenze di genere.

Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità consapevole e aperta. La costruzione dell’identità avviene attraverso una vasta gamma di relazioni significative che permettono allo studente di porsi di fronte all’alterità con un atteggiamento di dialogo, collaborazione, incontro, accoglienza, rispetto, integrazione e non giudizio. Il mancato riconoscimento delle difficoltà individuali proprie o dei compagni, delle identità che trovano maggiore difficoltà nel processo di individuazione, generano spesso dei fenomeni di esclusione che alimentano sofferenza e isolamento, degenerando a volte in comportamenti estremi. In questo senso la scuola può fornire una risposta accogliente e plurale all’individualismo esasperato e spesso disperato delle nuove generazioni.

Per il primo ciclo d’istruzione i Piani di Studio individuano come obiettivo del percorso educativo il «porre le basi per la conoscenza di sé, dei propri talenti e delle proprie potenzialità, sviluppando nello studente una identità che gli consenta di conoscersi e sentirsi riconosciuto come persona unica ed irripetibile pur all’interno dei diversi ruoli, quali risultano essere quelli di figlio, studente, maschio o femmina». Secondo queste coordinate, i Piani stessi sono permeati trasversalmente dai seguenti criteri fondanti, richiamati in una pluralità di passaggi:

  • lo sviluppo armonico e integrale della persona;
  • lo sviluppo del potenziale di crescita emotiva-intellettuale degli studenti;
  • l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale;
  • lo sviluppo trasversale a tutte le discipline delle competenze relative alla cittadinanza attiva;
  • la comprensione del significato delle regole per la convivenza nella società e della necessità di rispettarle;
  • la consapevolezza di far parte di una comunità territoriale organizzata a garanzia dei diritti delle persone;
  • la conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione e dei principali aspetti dell’ordinamento dello Stato;
  • la conoscenza dei diritti della persona riconosciuti dal consesso internazionale.

Per il secondo ciclo di istruzione e formazione gli assi sui quali sviluppare il processo educativo interessano i principi di seguito richiamati:

  • acquisire maggiore curiosità e interesse nei confronti della realtà intesa come entità complessa;
  • essere maggiormente consapevoli delle proprie responsabilità e potenzialità;
  • collocarsi, con una maggiore dotazione di strumenti culturali e metodologici, in modo attivo e critico nelle vita individuale e sociale e per affrontare compiti o problemi di maggiore complessità nell’interpretazione della società o della cultura contemporanea.

IPRASE svolge attività di monitoraggio e fornisce attività di supporto.

Proposte

Relazione con le famiglie

Le iniziative di cui all’oggetto, che le istituzioni scolastiche attivano o a cui aderiscono, dovranno essere precedute da un’informazione alle famiglie che potrà avvenire attraverso note, circolari, nonché attraverso appositi momenti di incontro con i genitori. In ogni caso tale informazione deve fornire un’esaustiva conoscenza da parte delle famiglie stesse di tutti gli aspetti trattati al fine di poter assicurare ai genitori o a chi sui minorenni esercita la potestà parentale, la possibilità di comunicare all’istituzione scolastica o formativa – tramite giustificazione non necessariamente motivata – la non partecipazione dello studente alle iniziative.

Programma delle iniziative

Appare conveniente inserire le iniziative in maniera armonica nel complesso della programmazione scolastica, avendo cura che l’argomento in oggetto rientri in modo equilibrato a far parte dell’offerta formativa, considerando necessariamente il grado di maturazione del bambino/a o del ragazzo/a, ma anche la funzione integrativa e complementare che la scuola è chiamata a svolgere in questo ambito educativo.

Attuazione delle previsioni

Le previsioni sopra descritte trovano applicazione a decorrere dalla data di adozione del presente atto.

Redazione


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