31/01/2016

Family Day – I conti non tornano perché XX + XY fa “infinito”!

Dopo la grande piazza del Family Day di ieri sono, come di consueto, partite la “guerra dei numeri”. Quante erano le persone ieri a Roma? Le cifre si alternano, con una forbice numerica di 1,7 milioni di persone che fa quasi ridere... verrebbe quasi da dire, come recita una simpatica vignetta che sta circolando su Facebook: “Tesoro, mi si è ristretto il Circo Massimo!“.

Ebbene, con questo articolo non intendo entrare nel merito di questa questione, quantomai futile. E questo per due motivi.

In primis, perché il fatto che parlare di numeri è solamente un modo sibillino per sviare l’attenzione su quanto è stato detto in maniera molto chiara in piazza. No alle unioni civili, che sviliscono il concetto di matrimonio e minano le basi stesse della famiglia; no alla stepchild adoption, perché i bambini hanno diritto ad avere una mamma; e no all’utero in affitto, che rende le donne schiave e i bambini oggetto di scambio.

Un “desiderio”, per quanto legittimo possa essere, non è sempre giusto che si traduca in un “diritto”, e in questo lo Stato ha il compito di salvaguardare il bene comune.

Un secondo motivo per cui non ha senso spendere energie e tempo fomentando la “guerra dei numeri” è la constatazione che le persone presenti in piazza erano di certo una cifra assai inferiore rispetto alle reali persone che sono assolutamente contrarie al ddl Cirinnà e a tutto quanto ad esso connesso.

Pensiamoci: gli aderenti a un partito o a un sindacato non hanno, quantomeno in linea teorica, particolari impedimenti nel partecipare a una manifestazione: segreterie locali che organizzano il viaggio, tariffe agevolate per i mezzi di trasporto, finanziamenti per sostenere le spese organizzative. Tutti dati di realtà cui si aggiunge la pubblicità gratuita fatta dai mass media e le (sicure) lodevoli recensioni in seguito all’evento...

Family-Day_follaPer il popolo delle famiglie accorso al Family Day, invece, il discorso è esattamente l’opposto: nessuno che finanzia, nessuno che organizza in maniera capillare, nessun mezzo d’informazione che si fa promotore dell’evento... Fatti cui si aggiungono molte altre questioni, legate alla “banalità del quotidiano”: è il caso di portare i bambini, che magari sono molto piccoli o hanno scuola il sabato mattina, fino a Roma? La moglie incinta può scendere in piazza, magari facendo un viaggio di centinaia di chilometri? Se si è in cinque o in sei in famiglia, ci si può permettere la trasferta tutti assieme o si devono scegliere dei rappresentanti che vadano a Roma a nome di tutti? I nonni – che di certo non hanno alcun dubbio nel sostenere che i bambini nascono da un uomo e una donna – saranno in grado di reggere ore e ore di viaggio su un pullman o sul treno?

Queste sono solamente alcune domande esemplificative, ma la conclusione che se ne può trarre è chiara: ieri, al Circo Massimo, c’era solo una piccola rappresentanza del popolo del Family Day. Tante altre persone, grandi e piccine, erano invece presenti in un’altra maniera, non fisica: XX + XY fa “infinito”! Non c’è ideologia che tenga di fronte a questa affermazione, che interessa la storia di tutti noi.

Ecco quindi che la “guerra dei numeri” si frantuma di fronte a questo semplice ragionamento. Quanta gente si è radunata a Roma per dire “No” al ddl Cirinnà? Tanta, tantissima. Ora però smettiamola di sviare il discorso e stiamo sul pezzo: qual è il messaggio che è stato affermato forte e chiaro? Che l’Italia le unioni civili non le vuole! 

E se sostenere che c’è una sola famiglia e che un bambino nasce da un uomo e una donna significa essere “retrogradi” e “medievali”, la maggior parte dei cittadini italiani è contenta di essere tale. In buona compagnia di Dante, di Giovanna d’Arco, di Santa Caterina da Siena, di San Tommaso d’Aquino... e di tanti, tanti altri illustri personaggi che hanno dato luce al mondo intero.

Diciamo dunque tutti in coro un netto “No” alle unioni civili: per il bene comune e per il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà!

Teresa Moro

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