20/06/2017

Fine scuola: la prof saluta così i suoi ragazzi...

La fine della scuola è un momento tanto atteso, quanto carico di un velo di malinconia.

Si attende tutto l’anno la campanella finale, che decreta l’inizio delle vacanze, ma nel contempo si prova una strana tristezza pensando ai compagni di classe che si lasciano e anche – seppure un adolescente non lo ammetterebbe neppure sotto tortura – ai professori con i quali si sono condivisi tanti momenti, più o meno appassionanti e interessanti.

Anche i docenti vivono la scuola con sentimenti ambivalenti: se da un lato ci sono aspetti difficili e noiosi (scrutini, udienze, classi impegnative da gestire), dall’altro ogni alunno diventa un tassello importante del proprio percorso lavorativo. Ovvio, a patto che l’insegnamento venga vissuto anche – e forse principalmente – come una missione, una missione educativa.

Comunque, anche quest’anno la scuola ha chiuso i battenti, eccezion fatta per chi ha gli esami di terza media e di maturità.

Noi della Redazione abbiamo trovato sul web una lettera scritta da un’insegnante trentina ai suoi ragazzi di terza media: un piccolo dono, ma denso di affetto e di speranza per il futuro di ciascuno. La ripubblichiamo qui, come esempio di “Buona scuola”... altro che gender & Co!

LE COSE CHE VORREI AVERVI INSEGNATO

Vorrei avervi insegnato che la vita vale

Vorrei avervi insegnato che a riflettere non può essere soltanto lo specchio

Vorrei avervi insegnato che il senno conta più del seno

Vorrei avervi insegnato che essere ragionevoli è più importante che avere ragione

Vorrei avervi insegnato che la dignità non muore con una brutta figura

Vorrei avervi insegnato che non si può sempre rimediare, ma sempre ci si può provare

Vorrei avervi insegnato a chiedere scusa

Vorrei avervi insegnato che la Verità rende liberi

Vorrei avervi insegnato a togliere le maschere

Vorrei avervi insegnato che il rispetto viene dal rispetto

Vorrei avervi insegnato a guardare avanti e a vedere oltre il vostro naso

Vorrei avervi insegnato che la fatica è la misura della bellezza

Vorrei avervi insegnato a dire sì e a dire no

Vorrei avervi insegnato che non è tutto bianco o nero: anche il grigio è interessante e se non altro è di moda…

Vorrei avervi insegnato che amare non significa essere d’accordo su tutto: l’amore non annulla, moltiplica

Vorrei avervi insegnato che non amare non può mai diventare ferire o distruggere

Vorrei avervi insegnato a risparmiarvi il peso di odiare

Vorrei avervi insegnato a stare insieme, ma non per paura

Vorrei avervi insegnato a chiedere aiuto, una carezza e che il dolore finisce

Vorrei avervi insegnato a difendere l’umanità che c’è in voi, anche nel peggiore dei giorni

Vorrei avervi insegnato che la giustizia non è mai vendetta

Vorrei avervi insegnato che le parole sono un’arma potente

Vorrei avervi insegnato l’opportunità del silenzio

Vorrei avervi insegnato che l’ironia salva la vita

Vorrei avervi insegnato il pericolo dell’ignoranza, l’energia del sapere

Vorrei avervi insegnato l’umiltà

Vorrei avervi insegnato a camminare a testa alta, ma senza calpestare nessuno

Vorrei avervi insegnato a cambiare le cose e poi a cambiarle ancora. E ancora.

Vorrei avervi insegnato a correre, ma a fermarvi in tempo

Vorrei avervi insegnato a non confondere felicità e facilità

Vorrei avervi insegnato a imparare, costasse anni e fallimenti

Vorrei avervi insegnato a lasciare un segno

Vorrei avervi insegnato a “leggere dentro”: le cose, le persone, le situazioni

Vorrei avervi insegnato a perdere tempo ma a non sprecarlo

Vorrei avervi insegnato la follia responsabile

Vorrei avervi insegnato a praticare gentilezza, gratitudine e la terapia degli abbracci

Vorrei avervi insegnato a ridere: spesso. Fortissimo. A lungo.

Ci ho provato,

la prof

Redazione

Fonte: L’Adige


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