23/12/2015

Gender a scuola: un call center per denunciarlo

Un “call center anti gender “: proposta consequenziale rispetto alla mozione approvata poco tempo fa e alle istanze sollevate durante i due convegni pro famiglia organizzati dalla Regione Lombardia.

La mozione chiedeva l’intervento della giunta per evitare la divulgazione nelle scuole di libri e materiale di propaganda dell’ideologia gender e salvaguardare il ruolo educativo delle famiglie, spesso non informate dalle scuole quando in esse si svolgono attività educative volte ad insegnare che le differenze tra uomo e donna sono solo un mero condizionamento culturale e sociale.

Il capogruppo della Lega alla Regione Lombardia, Massimiliano Romeo, ha chiesto lo stanziamento di 50mila euro per creare nell’ambito dell’Assessorato alle Culture, identità e autonomie un numero verde attivo 24 ore su 24 che possa servire “a genitori, studenti e personale scolastico di segnalare episodi contrari ai valori della famiglia, con particolare attenzione alla tutela dei minori“.

gender_scuola_SOS.svgLa cosa non è passata, pare.

Ma ha fatto fremere di sdegno i “ben pensanti”, come la Repubblica, che ovviamente sposano la tesi dei consiglieri PD che “il gender non esiste” e che siamo tutti pazzi e visionari (chissà se hanno portato i loro figli piccoli, i consiglieri PD, a vedere Fa’afafine o altri spettacoli di questo tipo, visto che il gender non esiste).

“Noi vogliamo sapere dove ci sono questi insegnamenti o vengono adottati libri che li promuovono – spiega Romeo – Una volta individuati gli istituti in questione, la Regione potrà intervenire o chiedere al ministero di muoversi. La nostra è una mozione a favore della famiglia, nucleo fondamentale della nostra società”.

Redazione

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