26/10/2014

Gender nelle scuole: Adinolfi allerta contro i progetti Amnesty

La Radio Vaticana  ha intervistato Mario Adinolfi, a proposito del programma di Amnesty International che si sta proponendo e diffondendo il gender nelle scuole con un progetto intitolato “Scuole Attive contro l’omofobia e la transfobia”, di cui abbiamo già detto.

Tra le cose che Adinolfi ha sottolineato ricordiamo che “Le famiglie devono essere attente e difendersi dalle ideologie”.

Infatti “la guida di Amnesty International afferma  che i diritti delle persone Lgbt, tra cui matrimonio e adozione di minori, sono diritti umani. ...Quindi chi è contrario, ad esempio, al matrimonio omosessuale, è dunque contro un diritto umano ed è dunque omofobo”.

 

Quando, aggiungiamo noi, dal punto di vista tecnico- giuridico, non esiste alcun diritto al matrimonio, né per gli omosessuali né per gli eterosessuali. Il matrimonio è una questione statale, materia INDISPONIBILE per i privati. Il diritto inviolabile sta nella libertà di convivere e avere rapporti amorosi e sessuali con chiunque (anche qui con certi limiti, però: senza violenza, plagio, non con minori....). E i diritti inviolabili spettano a tutte e persone: agli omosessuali non spettano “un pochino di più”.

Una cosa importante, sottolineata ancora da Adinolfi, a proposito dei famigerati libretti UNAR è che “se si risponde con consapevolezza e se i papà e le mamme agiscono e non delegano” questo tentativo di lavaggio del cervello si può fermare. “E soprattutto non accettano la delega alle associazioni Lgbt, che devono andare a spiegare che cosa è l’omofobia: Lgbt sta per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali. Mi chiedo: possono essere le associazioni delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transessuali ad andare a spiegare cos’è l’omofobia? Ovvero a chi deve propagandare il matrimonio gay, gli facciamo dire che se si è contro il matrimonio gay si è omofobo. Veramente occhi aperti, perché siamo dentro un’emergenza reale e culturale e questa emergenza la pagano interamente i nostri figli”.

“I genitori dovrebbero possibilmente farsi carico – quando è possibile – anche del ruolo di rappresentanti di classe nella propria realtà scolastica, di interlocuzione costante con i docenti. Sapendo che molto spesso si ha a che fare con docenti più che ragionevoli. Allora attenzione al linguaggio: il linguaggio è un elemento nodale. Attraverso questa neolingua si cerca di far passare qualcosa che è assolutamente fuori dalla razionalità delle cose. Quando magari vi sottopongono il modulo con sopra scritto “genitore 1” e “genitore 2”, tirate una riga e scrivete “madre” e tirate un’altra riga e scrivete “padre”...”

E conclude “C’è una inversione della realtà. Una protesta che viene fatta in piedi, con un libro, leggendo, in maniera silenziosa per un’ora è stata descritta come una protesta violenta… E’ un ribaltamento assoluto del meccanismo logico: le vittime sono state descritte come carnefici”.

Redazione

 

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