21/10/2017

Genitori “spazzaneve”: chi sono? E quali danni causano?

Essere genitori non è facile: lo si sente ripetere spesso ma poi, nella pratica, vediamo spesso svilupparsi due posizioni contrastanti e che poco hanno a che vedere il giusto equilibrio che sarebbe doveroso mantenere quando si ha a che fare con la delicatissima e importantissima “missione educativa”.

Da un lato ci sono i genitori, oggi sempre più frequenti, che delegittimano il proprio ruolo o perché delegano ad altri (nonni, scuola...) la loro responsabilità educativa, oppure perché concedono troppo potere ai figli, che si trasformano così in dei piccoli tiranni. Dall’altra ci sono invece quei genitori che credono di sapere già tutto e di essere gli unici a conoscere i loro figli (il che è vero, ma un occhio esterno vede meglio...), e che sono dunque chiusi a ogni possibilità di approfondimento e crescita.

Tra queste due vie – che possono anche alternarsi nella stessa coppia genitoriale a seconda delle contingenze e del periodo – ve n’è una terza: quella percorsa dai genitori consapevoli dei propri pregi e dei propri limiti e che cercano, senza rassegnarsi e senza credersi infallibili, di migliorare il proprio approccio educativo.

Ed è proprio in questa ottica di crescita consapevole per dare ai nostri figli il meglio che parliamo oggi dei cosiddetti genitori “spazzaneve”.

Questa tipologia di genitori è molto frequente e, ahinoi, crea molti danni. Spesso inconsapevolmente, perché si tratta di genitori che amano molto i figli: ed è qui che sta il problema, li amano troppo.

Scrive YourEduaction che questi sono «genitori convinti che riducendo i possibili ostacoli, momenti difficili nella vita dei figli, facilitino la loro crescita, la loro autostima...». Peccato che, nella pratica, non sia così.

I genitori, nel loro ruolo, devono favorire l’autonomia dei figli, ovviamente in relazione alla loro età. Questo significa che è importante che i genitori lascino i figli liberi di gestirsi le loro cose (per esempio non correndo a scuola a portare le cose dimenticate a casa... la prossima volta le ricorderà) e di prendere le loro decisioni. Ovviamente questo non nega la possibilità che vi sia un dialogo, un confronto dove i genitori esprimono il loro pensiero e illustrino anche le conseguenze del gesto, ma poi – ovviamente se la decisione non lede la vita fisica del figlio o di altri – arrivati a una certa età è anche doveroso che mamma e papà imparino a farsi da parte.

In questo gli uomini hanno un ruolo fondamentale: l’adolescenza è l’età del padre, dicono gli psicologi e i pedagogisti. L’uomo, per la sua mentalità, è infatti più portato della donna a lasciar andare i figli, a lanciarli nel mondo e a consentire quindi loro di spiccare il volo.

Se questo passaggio di autonomia viene meno, non solo il bambino – e il ragazzo poi – con ogni probabilità svilupperà problemi di autostima, ma non sarò neanche in grado di far fronte alla quotidianità: la vita presenta infatti difficoltà continue, che richiedono un certo grado di resilienza e di capacità di far fronte alle emergenze, senza rimanerne vittima e cadere nel circolo della lamentela sterile (... e fastidiosa per chiunque la debba ascoltare).

I figli di genitori “spazzaneve” sono oggi tantissimi. Li abbiamo sotto gli occhi: sono gli studenti universitari che ci mettono dieci anni a concludere l’iter scolastico, o i giovani che a trent’anni abitano ancora a casa con mamma e papà, o le persone che non riescono a costruire una relazione intima stabile (nella coppia i conflitti, più o meno grandi, sono quotidiani e vanno affrontati in prima persona, non ci sono altri che possono risolvere i problemi), o i giovani genitori che non sono in grado di gestire le emozioni e i capricci dei figli e che non sanno mai dire «No»...

I genitori “spazzaneve” creano una generazione di “bambini anagraficamente adulti”, inabili a vivere nel mondo. Ecco quindi che è importante essere consapevoli di questa problematica e, se la si ravvisa su di sé, correre ai ripari: cercando di fidarsi di più delle capacità dei propri figli e dando un ruolo maggiore al padre con i figli adolescenti.

Teresa Moro


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