23/07/2017

Giovani senza famiglia: «Non lasciateci soli»

Sono giovani tra i 16 e i 24 anni e hanno tutti un denominatore comune: essere cresciuti lontani dalla loro famiglia d’origine.

C’è chi ha vissuto in una casa-famiglia, chi in una comunità, chi ancora in affido: sono stati accolti e amati, almeno nella maggior parte dei casi, ma hanno sperimentato l’incertezza circa le proprie origini, il timore di “non andare bene” e, soprattutto, l’angoscia verso il futuro. Sì, perché questi giovani si ritrovano lasciati soli non appena compiono 18 anni: ormai sono maggiorenni, quindi vengono considerati abili e autonomi. Molto spesso non è così, però.

Fermarsi di fronte a questa situazione difficile non è tuttavia una soluzione, questi giovani lo hanno capito e si sono messi a lavorare, dando vita alla prima rete italiana di un centinaio di persone che vivono la medesima situazione, in diverse zone d’Italia: Care Leavers Network Italia.

Questo Network ha come obiettivo principale, oltre a quello di fare gruppo e sostenersi, quello di presentare alla politica, alle istituzioni, alla cittadinanza una serie di “Raccomandazioni” per migliorare il sistema di accoglienza e di uscita dai percorsi di sostegno. Una proposta che è stata presentata nel corso della prima conferenza nazionale svoltasi a Roma, promossa dall’Associazione Agevolando e dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Il fatto che la tutela legata al loro status di minori termini al compimento del 18esimo anno di età è infatti eccessivo e i giovani chiedono una garanzia almeno fino ai 21 anni: tre anni in più possono permettere di respirare un attimo e guardarsi attorno una volta finite le scuole superiori, per capire cosa si vuole fare della propria vita e trovare un eventuale impiego. Un processo, quello di ingresso nel mondo adulto, che molti giovani italiani (i cosiddetti “bamboccioni”) fanno alla soglia dei trent’anni, dopo una laurea pagata dai genitori e conseguita con la dovuta calma e quando ci si sente finalmente pronti per lasciare l’ovile e andare ad esplorare nuovi lidi. Un’esperienza ben diversa dai giovani del Care Leavers Network Italia, che nel contesto odierno sono dunque quasi degli “eroi”, se messi a confronto con i circa 7 ragazzi italiani su 10 che rimangono in casa fino ai 34 anni...

Scrive Il Corriere della Sera rispetto ai giovani di Care Leavers Network Italia: «Chiedono soprattutto ascolto, trasparenza e condivisione nelle scelte che li riguardano, esprimono la necessità di ricevere un sostegno per completare gli studi, cercare casa e lavoro, e il desiderio di continuare ad avere figure di riferimento anche dopo l’uscita dalla tutela. Tra i tanti temi affrontati, quello del pregiudizio e dello stigma, che coinvolge da vicino anche i giovani giunti in Italia come “minori stranieri non accompagnati” e i ragazzi di “seconda generazione”. Eppure, nonostante le difficoltà e le criticità del sistema, l’ottimismo non manca».

Insomma, siamo di fronte a dei giovani che non hanno un passato facile ma che non per questo hanno perso l’entusiasmo e lo slancio verso il futuro: alla società spetta il compito di aiutarli nel migliore dei modi a spiccare il volo!

Teresa Moro


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