02/07/2015

I veri stereotipi da contrastare

Nei progetti sul gender promossi dall’UNAR e da molte autorità locali leggiamo spesso del superamento degli stereotipi.

Secondo i redattori di tali progetti gli stereotipi sarebbero i genitori, le comuni nozioni di maschio e femmina e la famiglia naturale. Ma non sono questi gli stereotipi da contrastare. La famiglia è sempre stata il fulcro centrale della società umana.

I veri stereotipi da combattere sono quelli promossi (se non imposti) dai media e che danneggiano gravemente lo sviluppo sano dei bambini e della società in generale. I media spesso presentano l’uomo che domina, che ha come interesse primario e ricorrente la sola soddisfazione dei propri bisogni sessuali. Ha il potere e il desiderio di cambiare donna quando vuole, ha il controllo sulla donna. In una relazione deve avere rapporti sessuali il prima possibile e si fa notare con segni di potenza, sicurezza di sè, corpo muscoloso, prestante. E’ ricco ha una bella macchina, è infedele. Mentre la donna viene percepita come un oggetto sessuale, il cui solo valore è basato sulla sua apparenza fisica, quindi cerca di apparire più attraente, più desiderabili.

I media usano personaggi o attori che sono simpatici, attraenti, potenti, famosi, affascinanti, e i loro comportamenti sessuali provocanti e seducenti vengono immagazzinati dal pubblico come standard desiderabili da ricercare ed imitare. Spesso vediamo la presenza decorativa di bei corpi femminili o maschili frequentemente semi nudi, accanto al prodotto che si vuole vendere sui cartelloni, sul web, sulle riviste, sui calendari.

La donna viene utilizzata come “bella decorazione” della scena, esprime spesso sottomissione sessuale ed è rappresentata almeno implicitamente come oggetto di godimento del maschio. I rapporti sessuali senza regole appaiono sempre più normali, buoni e sostanzialmente giusti. La definizione ristretta e ridotta di femminilità e mascolinità in termini sessuali che viene spinta dai media, porta i bambini sin dall’infanzia a focalizzarsi sull’apparenza fisica e sull’essere sexy. La donna, per apparire sexy spesso si auto-oggettivizza nei comportamenti giornalieri. Frequente oggi è la pratica di sexting cui fanno ricorso giovani ragazze che mandano proprie foto provocanti mediante lo smartphone. La donna viene rappresentata dai media come un oggetto ignorandone altre qualità come il carattere, le abilità sociali, i talenti e le virtù. Bambine e ragazze imparano che il loro valore è dato da quanto sono magre e sexy. I bambini e i ragazzi imparano che valgono quanto più sono alla moda e macho.

Bludental

L’APA (American Psychiatric Association), che qualche volta afferma cosa giuste, ha pubblicato un rapporto nel 2007 sulla sessualizzazione dei bambini dovuta ai media e afferma come questa focalizzazione sulle apparenze fisiche e talvolta auto-oggettivanti è fattore di rischio per stress, insicurezza, demoralizzazione, vergogna, ansia e persino disperazione. I bambini, infatti, passano più tempo sui media che a fare qualsiasi altra attività e vengono bombardati da messaggi e scene a contenuto sessuale. Non a caso la maggioranza delle pubblicazioni per le donne e ragazze riguarda trucco, abbigliamento trasgressivo e diete che possono portare a seri problemi come l’anoressia e la bulimia. Sempre nel rapporto dell’APA, si sottolinea come questa iper-sessualizzazione aumenti l’uso della pornografia e quindi i rischi di molestie, abusi, problemi nella famiglia, nei rapporti sessuali con il coniuge, meno ore al lavoro e meno sonno dovuti all’assuefazione al porno.

Le persone vanno percependosi e desiderandosi sempre più come i personaggi della TV, delle riviste, del web: corpi vuoti di personalità e di coscienza concentrati sul presente e sulla continua ricerca del piacere senza riferimenti saldi e credibili a valori impegnativi ma solo alla ricerca di sensazioni forti e immediate.

Si manifesta anche una certa contraddizione relativa all’identità di genere e ai ruoli di genere: pubblicità e moda propongono a volte anche una donna audace, indipendente, carrierista, poco mamma e casalinga, a volte aggressiva così come propongono anche uomini con lineamenti ed espressioni femminei. Non di rado i corpi appaiono ambigui relativamente al genere maschile-femminile e all’attrazione sessuale. Di fronte alla crisi dei ruoli di genere chiari e definiti i bisogni psicologici di identificazione con l’altro sesso si appiattiscono sulla mera dimensione sessuale.

Un’ esempio ci viene dato dalla BBC e dal New York Times quando negli anni novanta nell’isola principale Viti Levu delle isole Fiji vennero introdotti due programmi televisivi occidentali, “Melrose Place” e ”Beverly Hills.” La cultura locale secondo la quale il mangiare molto e le figure arrotondate erano la regola, venne stravolta e in pochi anni il 74% delle donne si sentiva troppo grassa, il 69% si era messa a dieta, il 29% soffriva di disturbi alimentari e l’11% si procurava il vomito.

L’APA nel suo rapporto afferma che l’ipersessualizzazione porta a trattare le persone e se stessi come un oggetto di desiderio sessuale.

Difendiamo i nostri bambini dai messaggi negativi dei media!

Toni Brandi

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