04/04/2019

Il Congresso Mondiale delle Famiglie vince la “battaglia delle parole”

Medioevo”, “oscurantismo”, “retrogradi”, “omofobi”, “fascisti”: queste sono le parole chiave percepite da quanti hanno accolto il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie animati da ostilità e pregiudizio. “Vita”, “crescita demografica”, “ecologia umana”, “educazione”, “matrimonio” sono state invece le parole chiave su cui hanno lavorato gli organizzatori dell’evento veronese e quanti hanno lavorato per costruire la tre giorni, culminata domenica scorsa con la prima Marcia della Famiglia in Italia.

Molto si è discusso sulla reale efficacia e sui reali obiettivi del Congresso e di quanto le polemiche divampate nei giorni scorsi abbiano contribuito a oscurarli. C’è chi ha parlato di un vero e proprio flop, quantomeno dal punto di vista della trasmissione del messaggio e queste accuse sono arrivate in particolare proprio da quegli ambienti cattolici e da quell’associazionismo familiare che, in teoria, avrebbe dovuto sostenere l’evento. Eppure, i numeri raccontano tutt’altra storia: il sold out di presenze al Congresso e i 50mila (tutti giunti a Verona a spese proprie) della Marcia finale sono il segno che migliaia di famiglie italiane hanno compreso chiaro e forte qual era la posta in gioco.

A livello mediatico, si sono quindi sviluppati due fenomeni contrapposti: da un lato le calunnie, le ingiurie e le fake news provenienti dagli intellettuali, dalle élites, dai professionisti del politicamente corretto, con la loro zavorra di preconcetti e sovrastrutture mentali; dall’altro, le famiglie e il “popolo”, che indipendentemente dal suo livello culturale, sa capire al volo le cose che realmente contano, ciò che è più caro al cuore umano, ciò per cui vale la pena dare la vita.

Dalle sessioni del Congresso è emerso un altro dato di fatto, probabilmente scomodo e disarmante per i paladini del pensiero unico che hanno appoggiato la contromanifestazione femminista di sabato: gli organizzatori e i relatori dell’evento veronese non sono contro i gay, né contro i diritti delle donne e tantomeno a favore della pena di morte; sono, piuttosto, dalla parte dei più deboli. Il più debole, in questo senso, può assumere tanti volti: il bambino non ancora nato e quello abusato sessualmente, la donna discriminata sul lavoro e quella costretta ad abortire per povertà, la “madre surrogata” e il disabile. Chi si è rifiutato a priori di partecipare a un dibattito persino su temi che dovrebbero unire e non dividere (quantomeno sul fatto che in Italia si debbano fare più figli e che la pedofilia sia un crimine orrendo dovrebbe esserci unanimità…), evidentemente ha un’altra visione del mondo, non osa metterla in discussione e nemmeno gli argomenti più persuasivi serviranno a fargli cambiare idea.

Se il reale messaggio del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie sia stato realmente compreso o, al contrario, equivocato, solo il tempo ce lo dirà. Se i contenuti del Congresso si riveleranno profetici o se sia stata una nobile occasione sprecata non sta a noi dirlo. Su un punto, però, è difficile dissentire: grazie al Congresso di Verona, è stato dimostrato che la famiglia è un tema in grado di interessare, di far discutere e appassionare gli animi, sia in un senso che nell’altro. E tutto ciò non può che essere accolto positivamente.

Luca Marcolivio

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