06/05/2016

Il dolore, una strada per la gioia

Pubblichiamo con gratitudine questa testimonianza di un genitore “qualsiasi”, che è davvero speciale. L’ha intitolata “Il dolore, una strada per la gioia”.

L’Autore, che collabora con Vita Nuova, il settimanale della Diocesi di Trieste, è stato quel padre che ha avuto l’ardire di denunciare il Gioco del Rispetto, un progetto molto ambiguo, impregnato di ideologia gender, avviato nella scuola materna di suo figlio. La denuncia gli ha attirato addosso gli strali dell’intelligentsia politicamente corretta, ma anche tante simpatie da persone ragionevoli e di buon senso.

Con questa testimonianza ci mette a parte di una sua esperienza di profondo dolore, ma intriso d’amore, che l’ha condotto a una misteriosa gioia.

Merita di essere contemplata in silenzio e merita d’esser letta da coloro che sono favorevoli all’aborto “terapeutico”.


Ogni giorno della nostra vita è un passo che compiamo nel nostro cammino.

Spesso pensiamo, errando, di avere ben chiaro il nostro obiettivo ed il traguardo terreno che intendiamo raggiungere; altrettanto spesso, però, ci dimentichiamo che nelle nostre forze c’è solo la possibilità di sbagliare, di lasciarsi abbagliare da effimeri desideri e da rincorse verso quello che ci sembra indispensabile, senza che necessariamente sia il bene per noi.

Poi in un normale giorno della tua vita ti accade un qualcosa che ti trafigge il cuore, una notizia dolorosa, di quelle che ti stravolgono la vita.

E da quel giorno in cui hai capito che una vita viene prima di qualsiasi altra cosa, quando scopri che tuo figlio, ancora nel grembo della sua mamma tua sposa, non potrà avere un futuro normale, anzi, forse nemmeno avrà un futuro, tutto cambia.

L’amore per un proprio figlio è qualcosa che non si può misurare e quando ti trovi a rinunciare a tutto pur di poterlo amare per il tempo che ti viene concesso, questi sono momenti che ti cambiano la vita per sempre.

Genitore coraggioso” sento chiamarmi molto spesso da quando ho preso carta e penna per oppormi ad un progetto che volevano attuare coinvolgendo mio figlio in una scuola materna.

Mi viene da sorridere a pensare di essere visto così, proprio io che sono sempre stato uno pieno di paure…

Ma quando tieni in braccio la tua piccola creatura, la battezzi in sala parto sperando di essere ancora in tempo, e poche ore dopo le dai l’ultimo bacio sapendo che in quel momento non stai reggendo più tuo figlio, ma il corpo di un Santo, ecco, in quel momento capisci cosa è la Verità.

E che paura puoi avere della Verità?

Dopo che hai rinunciato a tutto per avere quelle tre ore di vita tra le braccia, dopo che hai capito che quella vita ha comunque sentito il tuo amore, cosa puoi temere?

Nulla!

Ecco perché non mi considero un eroe, ma una persona normalissima, che nella maniera più normale difende l’integrità e l’educazione anche dell’altro figlio.

Non fosse accaduto quanto accaduto tre anni fa, non avrei avuto l’anno scorso la forza interiore di prendere posizione in difesa di nostro figlio ed in generale dei bambini.

Sì, perché credo che questa non sia una questione di principio, ma una vera e propria battaglia culturale e di difesa antropologica.

Anche questa è verità e quindi non ci può essere paura, anche se è un percorso duro, un cammino anche di sofferenza, perché l’umana debolezza colpisce tutti, anche nel mondo dei cristiani e dei cattolici che in teoria dovrebbero esserti al fianco in questa battaglia.

Dall’altro lato però ci sono anche tanti risvolti positivi.

In occasione del mio compleanno mi sono arrivati tantissimi messaggi di auguri, nei quali si percepiva veramente un grande affetto; persone lontane, persone da tutta Italia, persone che ho conosciuto nell’ultimo anno soprattutto virtualmente, molte di queste che ho abbracciato a Roma al Family Day, ma alle quali mi sento veramente legato da amicizia ; il piacere era tale che ho condiviso con mia moglie tutti i messaggi ricevuti e la sua reazione è stata il regalo per me più bello che potevo oggi ricevere.

E’ stata molto lucida ad osservare come questi legami siano sorti unendo diverse anime impegnate nella difesa dei bambini e dei ragazzi; è stata molto lucida ad osservare come, non fossimo stati “nell’occhio del ciclone” dopo la denuncia dei fatti della scuola, tutto questo non ci sarebbe; è stata molto chiara nel capire che non ci fosse stata quella creatura che ci ha riportati a Trieste tre anni fa, non avremmo tutto questo, concludendo dicendo che “Il dolore è la strada per la Grazia”.

Ed io aggiungo: senza l’affetto dimostrato da questi amici, non sarei arrivato a sentire oggi quel che ho sentito da mia moglie.

Potevo desiderare di meglio?

Amedeo Rossetti de Scander


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