04/02/2013

Il premio per la vita “Madre Teresa di Calcutta”, quinta edizione

Lo scorso 10 dicembre, in Campidoglio a Roma, il Movimento per la Vita ha premiato Mamma Irene di Nomadelfia, Sabrina Paluzzi della Quercia Millenaria e la “nostra” Chiara Corbella Petrillo

L’iniziativa è stata un modo per dare voce a chi voce ancora non ha: i più piccoli, i più indifesi, i bimbi nel grembo materno. È stata anche un ricordo della strage degli innocenti, di tutti i bambini abortiti. Oggi non è più scontato sottolineare la dignità della vita, a prescindere dalle circostanze. “Mamma Irene” di Nomadelfia, sull’esempio di Madre Teresa, è stata la prima mamma per vocazione della comunità fondata da don Zeno Saltini: durante la seconda guerra mondiale, a San Giacomo Roncole, ha donato la sua maternità spirituale a tanti bambini. Sabrina Pietrangeli Paluzzi e Chiara Corbella Petrillo di fronte ad una diagnosi di “feto terminale incompatibile con la vita”, hanno detto un chiaro “no” al cosiddetto aborto terapeutico, portando a termine la gravidanza. Sabrina ha dato poi origine alla Quercia Millenaria Onlus, che dal 2005 si occupa dell’assistenza alla gravidanza di ogni tipologia di malformazione fetale. In sette anni di lavoro l’Associazione ha seguito centinaia di famiglie e ha visto nascere e recuperare la salute di molti bambini. Chiara Corbella ha deciso di proseguire due gravidanze, anche a fronte delle diagnosi infauste sui feti e della prevista morte quasi immediata dei due figli, Maria Letizia e Davide, subito battezzati. Al quinto mese della terza gravidanza, i medici le diagnosticano un carcinoma alla lingua e Chiara rimanda le cure del tumore per non procurare danni al bimbo che porta in grembo: dà alla luce così Francesco che nasce (sano!), mentre la dolce mamma si spegne dopo un anno, all’età di 28 anni. Il premio è stato ritirato dal marito, Enrico Petrillo, che dopo la morte della prima figlia ha affermato: «il contrario dell’amore non è l’odio ma il possesso. Noi non possediamo la vita dei nostri figli». Lo scorso 10 dicembre si sono esaltati valori che si stanno oggi perdendo, come l’amore gratuito, il coraggio materno, l’accoglienza della vita fino al sacrificio di sé per donarsi agli altri.
Il contrario di quanto questa nostra società consumistica e materialista ci “insegna”.
Queste madri ci ricordano che l’aborto non solo non è una conquista della civiltà, ma umilia la dignità stessa della donna. Queste “mamme coraggio” non si sono chiuse alla vita, non hanno inseguito i parametri dell’efficienza e dell’egoismo, hanno “dato” e non “preso”, hanno speso la loro vita per amore, per altri. Il nostro amatissimo Papa ha affermato, in Deus caritas est, che «all’anticultura della morte si contrappone l’amore che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a perdere se stesso per l’altro, si rivela come cultura della vita». Noi sappiamo che «non praevalebunt»: abbiamo solo bisogno di testimoni. La parola martire deriva dal greco e significa proprio testimone, colui che con la sua vita rimanda ad Altro e lo fa scoprire agli uomini: il suo dono è quello di farci discutere sulla vita. Questi tre premi, simbolicamente, hanno avuto anche lo scopo di accarezzare tutte le madri d’Europa che hanno compiuto questa stessa scelta di generosità, contrapposta all’egocentrismo, perché consapevoli che nulla va perso nell’amore.
Santa Gianna Beretta Molla ha dichiarato: «Ci sono tante difficoltà ma, con l’aiuto del buon Dio, dobbiamo camminare sempre senza paura, che, se nella lotta per la nostra vocazione dovessimo morire, quello sarebbe il giorno più bello della nostra vita».

di Irene Bertoglio

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