29/07/2013

Intervista a Gianfranco Pillelich, portavoce de Le Manif Pour Tous Italia

Dopo il successo del sit-in contro la legge sull’omofobia, abbiamo incontrato il portavoce de Le Manif pour Tous, Gianfranco Pillepich

1) Allora Gianfranco , mi pare che tu possa sentirti soddisfatto per la “prima” uscita dei Manif italiani. Tanta gente, tanti giovani e poi quei bavaglie e quelle candele che valgono più di mille parole.

Sì. Più di mille parole. Il sit-in di giovedì scorso credo sia stato un successo oltre ogni aspettativa. A pochi giorni dalla nascita de La Manif pour tous Italia confesso che non ci aspettavamo una così larga partecipazione e adesione. E pensare che tutto è nato dal passaparola e dalla diffusione sulla rete. E’ un onore per me rappresentare il movimento dei Manif italiani.

2) Per i nostri lettori, posso chiederti di presentarti e sapere come nasce questa idea di esportare in Italia il movimento francese in difesa della famiglia?

Mi chiamo Gianfranco Pillepich e vengo, come attesta il mio cognome istriano, da luoghi e terre di dolore e sofferenza. Sono sposato da quasi 10 anni e vivo a Roma con mia moglie. Su come è nata questa idea di copiare i nostri cugini transalpini, posso risponderti che si tratta di una idea di un gruppo di amici sensibili a quanto sta avvenendo in Francia ma anche in Europa e direi in tutto l’Occidente, idea che vede opporci a una nuova forma di società illusoria e irreale che mira con l’ideologia del gender a distruggere non solo le basi della famiglia naturale ma anche la stessa realtà delle cose.

3) Credi che anche qui da noi sussistono condizioni culturali sociali filosofiche per un “maggio” italiano della protesta?

La domanda è complessa. Certamente ogni nazione ha situazioni sociali politiche e filosofiche differenti. E quindi c’è ancora molto da capire e anche molto da fare su come potrebbe svilupparsi questa opposizione a un modello ideologico di de-strutturare l’umano. Di certo io auguro una rivolta intellettuale e poi popolare come quella francese. I primi segnali sono stati incoraggianti insieme al vedere le tante persone presenti a poche ore dalla nascita del movimento. E quindi sono fiducioso. Resta dalla nostra proprio l’esempio francese da cui stiamo imparando.

4) Torniamo al disegno di legge sull’omofobia. Secondo alcuni a il sit-in di Manif ha rafforzato  la moratoria di alcuni parlamentari “cattolici” sull’orientamento sessuale della legge.

Non c’è dubbio. Un forte plauso agli iniziatori della cosiddetta moratoria. Ora si tratta per loro di vigilare a qualsiasi tentazione di compromesso al ribasso, il quale, avrebbe come unico risultato quello di confondere le idee.  Sulla famiglia, come sulla vita, non ci possono essere giochetti politici o cedimenti. E, se mi è permesso dire, vorrei ricordare che soprattutto i parlamentari che si rifanno ad una visione della società e dell’uomo secondo i dettami del magistero e della dottrina sociale, è pleonastico ricordare loro che essi difendono un valore e un bene – come la famiglia naturale– universale e supportato dalla stessa evidenza della realtà delle cose. Da questo punto di vista i parlamentare rappresentano non solo l’elettorato cattolico, ma tutta quella moltitudine di persone che, laiche e non necessariamente credenti, su tali valori usano la “recta ratio” ossia una retta ragione di capire che da sempre la famiglia è unione di un uomo ed una donna, basata sulla differenza sessuale e aperta alla procreazione.

5) Stai mettendo le mani avanti e facendo loro un richiamo alla prossima discussione in Senato sulla legge che ha per oggetto il matrimonio omoparentale?

No. Quello che voglio dire è che gli obiettivi de La Manif pour tous Italia seguiranno gli avvenimenti parlamentari. E che cercheremo, per quanto possibile, di vigilare.

6) Quali le prossime iniziative?

Per quanto riguarda le iniziative future faremo di tutto per proseguire nella strada intrapresa, consci che non sarà facile, ma consapevoli che si tratta di una via necessaria a beneficio di coloro che altrimenti lascerebbero le proprie coscienze in balia di leggi bavaglio.

di Antonello Cavallotto

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