20/05/2018

Irlanda al voto per la vita: la storia del referendum

Nel corso della conferenza “Vera o Falsa Coscienza”, svoltasi giovedì 17 maggio all’Angelicum a Roma, John Smeaton della Società britannica a favore della Protezione dei Bambini Non nati (SUC) ha parlato del percorso storico del referendum della cattolica Irlanda. Abbiamo già scritto del referendum che il 25 maggio chiamerà la popolazione a scegliere se mantenere o abrogare la legge che in Irlanda tutela l’uguale diritto alla vita della mamma e del nascituro.

Oggi l’aggiornamento dalle parole di John Smeaton.
Questo è il terzo Referendum nel corso della storia sullo stesso articolo 4.3.3 della Costituzione irlandese. Il primo c’è stato nel 1992, il secondo nel 2002. Nel primo la popolazione si è espressa per il 65,35% per il «No» alla volontà del Governo di abrogare la legge, nel secondo c’è stato un assottigliamento significativo, tanto che per decine di migliaia della popolazione si è arrivati alla espressione del «No» alla legge a favore dell’aborto.

Cosa era successo in soli dieci anni? Come spiega lo stesso John Smeaton, è stato preso a pretesto il cosiddetto “Caso X” di una 14enne, rimasta incinta vittima di uno stupro, che minacciò di suicidarsi: per questo la mamma chiedeva che potesse abortire. Si voleva poter salvare la ragazza dal suicidio con l’uccisione, con l’aborto del nascituro. In realtà si voleva, come oggi si vuole, legalizzare l’aborto ed eliminare la tutela del nascituro.
Il Governo propose un referendum.
In quell’occasione le Autorità Ecclesiastiche si espressero lasciando liberi i cattolici di votare secondo coscienza, giustificando questa espressione con il fatto che il Governo avrebbe fatto cose peggiori. L’esempio di Smeaton è stato quello di una persona, munita di pistola alla quale si dice di sparare e uccidere persone perché tanto se non lo fai tu il Governo forse ne ucciderà di più.
Il 22 novembre 2001, racconta Smeaton, il Card. Alfonso Truillo ebbe ad esprimersi a Roma: «La situazione in Irlanda è delicata ma ci aspettiamo che i Vescovi irlandesi si esprimano contro la legalizzazione dell’aborto». Tre settimane dopo i Vescovi fecero al contrario. Nel dicembre del 2001 si espressero a favore, adducendo a pretesto che c’era nella legge il «divieto legale sull’aborto indotto», come se questo fosse a tutela della vita del nascituro.

Smeaton scrisse quindi anche a Truillo che la SUC aveva pubblicato la dichiarazione, descrivendo l’azione dei Vescovi come deplorevole. Nello stesso tempo chiedeva al Card. Truillo, allora del Pontificio Consiglio della Famiglia, di fare una dichiarazione chiara dove si diceva che questa situazione era disastrosa. Truillo non ha mai risposto a questa lettera. O, meglio, il 27/12/2002 Smeaton ha ricevuto una lettera, a suo dire enigmatica, scritta di pugno del Card. Truillo dove c’era scritto che non aveva dato risposta e che i Vescovi «sono persone molto fedeli ed influenti».
Sempre nel 2002 Truillo viene eletto Cardinale titolare della Diocesi di Frascati ed invita Smeaton alla Cerimonia di insediamento. Nel suo ufficio esprimono il loro disappunto sulla posizione della Conferenza Episcopale Irlandese Connel, Arcivescovo dell’Irlanda, Ratzinger e Truillo. L’incontro si conclude con tutti contrari al Governo.
Poi Truillo dirà che se avesse preso posizione, avrebbe creato una frattura.

John Smeaton ha quindi terminato il suo intervento con l’invito ai Movimenti a prendere posizione e contraddire, se necessario, chi fuorviasse e non difendesse il diritto alla vita. In Irlanda c’è chi afferma che se passerà l’abrogazione saremo responsabili della strage degli innocenti non solo in Irlanda, ma in tutto il mondo.

Denise Biscossi

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