05/02/2019

La figlia di Ricky Martin e il problema delle origini

«Siamo emozionati nell’annunciare che siamo diventati papà di una bambina bellissima, che abbiamo chiamato Lucia Martin-Yosef», ha scritto Ricky Martin, 47 anni, su Instagram. Ebbene sì, dopo i suoi due gemellini di 9 anni Valentino e Matteo, il celebre cantante ci riprova con utero in affitto e donazione di ovuli e questa volta acquista una bambina.

Singolare è il fatto che, su alcuni webmagazine, venga definita come la «prima figlia avuta insieme al marito Jwan Yosef», considerato che, da che mondo è mondo, per generare dei bambini, per quanto “omofobo” possa suonare questo concetto, sono necessari sempre un uomo e una donna. Ma si sa, alla base dell’idea che per formare una famiglia “basta l’amore”, c’è una concezione quasi nulla della realtà che prima o poi ti chiede il conto. Lo stesso Ricky Martin lo aveva accennato a proposito di uno dei suoi figli, il quale un giorno, quasi dal nulla, improvvisamente gli aveva rivolto la fatidica domanda: «Papà, io ero nella tua pancia?»

Come ha raccontato al programma radiofonico Enrique Santos Show, a tale domanda, avrebbe risposto testualmente: «Tu eri nel mio cuore e ancora sei nel mio cuore». Ma, ovviamente, una risposta del genere, così vaga che nulla dice di concreto e certo sulle proprie origini, non può soddisfare un bambino, tanto che la curiosità del piccolo si sarebbe placata solo davanti all’idea, seppure vagheggiata, di avere una madre. Precisamente nel momento in cui Ricky Martin avrebbe ammesso, omettendo ovviamente il lato “commerciale” della questione ed edulcorando alquanto il suo racconto: «C’era una donna, che adoro con tutto il mio cuore, che mi ha aiutato a farti venire al mondo. È stata lei a prestarmi la sua pancia per permetterti di nascere e appena sei venuto alla luce ti ha messo tra le mie braccia».

Eppure, per quanto poetica e “infiocchettata” possa essere stata questa risposta e, in generale, possa essere quella fornita ad un bambino figlio di due genitori dello stesso sesso, non serve a risolvere né tamponare il “problema delle origini”. Infatti, da numerose ricerche effettuate negli Stati Uniti, all’interno di coppie omosessuali con figli, è emerso che la questione delle “radici” (che spesso rimangono oscure perché la legge protegge l’anonimato sia della “donatrice” di ovuli sia del “donatore” di sperma) sia spesso causa di psicopatologie importanti. Inesorabilmente, difatti, il nostro passato torna a ricordarci chi siamo attraverso i tratti somatici, certe tendenze caratteriali o un determinato corredo genetico spiegabile solo se si risale ai propri genitori o ai propri avi. Non avere elementi a disposizione che aiutino a spiegare il perché di certe caratteristiche, è una falla non piccola nell’importantissimo processo di formazione della propria identità.

Riconoscersi in un padre e in una madre è semplicemente un’istanza primaria dell’uomo, perfino quando una delle due figure genitoriali è assente dalla vita del bambino, permane come diritto irrinunciabile, quello di sapere di chi si è figli, il diritto a un accesso almeno simbolico alle proprie origini e a riscoprire finalmente quell’appartenenza da cui, seppure inconsapevolmente, si è definiti ma che è indispensabile per completare quel puzzle delicatissimo che si chiama “io”.

Di tutto questo, consapevolmente o meno, Ricky Martin, per quanto possa esultare sui social, sta di fatto, deliberatamente, privando i suoi tre figli.

Manuela Antonacci

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