08/02/2016

L’Arcigay è a favore dell’utero in affitto?

Arcigay, CGIL e UIL sono a favore dell’utero in affitto? O, per essere più precisi: sono a favore dell’utero in affitto e premono affinché tale aberrante pratica venga sdoganata in Italia?

Questa domanda, già clamorosa di per sé, è ancora più eclatante se si considera il frangente temporale in cui viene alla luce, ossia proprio quando in Senato si discute del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Un disegno di legge che, oltre ad equiparare le unioni tra persone dello stesso sesso al matrimonio, di fatto apre a questa pratica che rende le donne schiave e i bambini merce.

Ormai quello che per settimane è stato negato è diventato evidenza, e questo anche grazie a un’iniziativa promossa per mercoledì 17 febbraio dal Centro Studi interdisciplinari di Genere (CSG) dell’Università degli Studi di Trento e patrocinata dal Comitato Arcigay del Trentino “8 Luglio”, dalla CGIL, dalla UIL e dalla Provincia Autonoma di Trento a guida PD-Patt.

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L’incontro, inserito nell’ambito del ciclo di seminari “Indovina chi c’è in famiglia”, avrà come titolo: “Lo zoo delle famiglie. A moderare la serata Maria Micaela Coppola del CSG e Paolo Zanella, presidente del comitato Arcigay trentino e già proponente del ddl omofobia presso il Consiglio Provinciale Trentino.

Il relatore d’eccezione sarà Claudio Rossi Marcelli – autore di Hello daddy!, E il cuore salta un battito e Lo zoo delle famiglie e curatore delle rubriche Dear daddy e Le regole sull’Internazionale –, che affronterà il tema della famiglia e dell’utero in affitto.

Nel trattare questi temi Rossi Marcelli porterà la sua esperienza di membro di una coppia gay, che da più dieci anni lo vede assieme a un marketing manager in carriera in una della multinazionali più potenti nel mondo, e di padre di tre figli, ovviamente ottenuti grazie ad una donna americana che ha affittato il proprio utero.

Rossi Marcelli non fa mistero di aver pagato una donna pur di soddisfare il proprio desiderio di paternità. E, alla domanda di una giornalista della rivista Oggi su quali siano i rapporti con la donna che ha portato in grembo i suoi figli, ha risposto: “Ottimi, ormai siamo una famiglia allargata, siamo come parenti. Ci sentiamo, abbiamo voglia di vederci e ogni tanto andiamo a trovarla. Siamo stati fortunati a trovarci bene. Siamo diventati amici, ci vogliamo bene, le bambine sanno il ruolo che lei ha avuto nella loro vita e vedere anche la nascita del fratello ha dato loro un’ulteriore conferma. Il loro rapporto si è costruito anno dopo anno e si sta consolidando. Abbiamo una vita parallela in Ohio”.

Nelle parole di Rossi Marcelli sembra tutto facile, quasi normale. E invece di normale non c’è nulla. Ci sono solamente tre bambini che – per scelta di adulti e a seguito di un pagamento in denaro – sono stati messi al mondo orfani di madre; che sono strappati dal seno materno appena nati; che stanno crescendo privi della fondamentale figura materna; che hanno attorno un numero non meglio precisato di figure “genitoriali”… e c’è una donna che è stata pagata per crescere nel proprio grembo e partorire dei figli che le sono stati strappati appena hanno visto la luce e sui quali, ora, non ha più alcun diritto.

Lo ripetiamo: in tutto questo non c’è nulla di normale.

Il ddl Cirinnà non apre all’utero in affitto? Allora qualcuno ci spieghi come mai Arcigay, CGIL, UIL, e finanche Dipartimenti Universitari (che entrano nelle scuole con programmi che a parole dovrebbero contrastare il bullismo, ma che, come è stato argomentato, mirano a diffondere l’ideologia gender) e Amministrazioni locali hanno già iniziato a pubblicizzare la pratica dell’utero in affitto.

Redazione

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