29/01/2018

Le donne del 2000 rifiutano la contraccezione ormonale

C’è una nuova tendenza sorprendente tra le giovanissime donne del millennio.

Al contrario di quello che hanno creduto, e forse credono ancora le loro madri e le loro nonne, le giovani “donne del millennio”, quelle nate tra il 1981 e il 1996, rifiutano sempre più convintamente la contraccezione ormonale.

Ne hanno parlato anche riviste patinate come Vogue e riviste scientifiche come il Journal of American Medical Association  e – modestamente – ne abbiamo parlato anche noi:  (un po’ di link da vedere, tra tanti altri: quiquiquiquiquiquiquiqui…).

Le donne delle precedenti generazioni avevano acclamato la pillola Pincus come  uno strumento per la loro liberazione dalla “schiavitù” della gravidanza, dei figli, e per realizzare la loro libertà di fare sesso senza doversi assumere delle responsabilità. La pillola è stata da allora un totem intangibile del femminismo, celebrata in tutto il mondo.

Le donne del millennio, invece, sono stufe di doversi addossare la responsabilità della contraccezione. E hanno capito quanti e quali effetti collaterali essa comporta per la loro salute.

Poche settimane fa, del resto, anche il New York Times ha riferito di uno studio medico che mostra un “aumento significativo” (20-38%) del cancro al seno per coloro che usano la pillola e gli IUD (spirali intrauterine) arricchite di ormoni, o altre forme di contraccezione ormonale.

Uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association di Psychiatry del novembre 2016 rivela, invece, che le donne che usano la contraccezione ormonale sperimentano una maggiore probabilità di essere curate per la depressione. per quelle che prendevano una forma combinata di ormoni, l’aumento del rischio era del 23% , ma saliva al 34% se si trattava di una pillola solo progestinica. La stessa ricerca mostra che le donne che usano il cerotto con il rilascio prolungato di anticoncezionale per via transdermica o l’anello vaginale aumentano il rischio di depressione ancora di più (il doppio  e il 60%, rispettivamente).

Le adolescenti (età 13-19) aumentano il rischio di depressione dell’80%. Eppure questi medicinali vengono regolarmente dispensati senza il coinvolgimento dei genitori.

Uno studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry del novembre 2017 ha rilevato che le donne che usavano la contraccezione ormonale avevano quasi il doppio di probabilità di tentare il suicidio e più di tre volte la possibilità di morire per suicidio.

Un’alternativa alla contraccezione ormonale, economicamente valida e apparentemente accurata, sono le app mobili che seguono il ciclo naturale delle donne. Una di queste,  sviluppate dalla dottoressa Elina Berglund, Natural Cycles, segue la temperatura basale:  questi sistemi naturali danno anche la possibilità a chi ritiene moralmente sbagliata la mentalità contraccettiva di sperimentare un sistema di regolazione responsabile della fertilità eticamente accettabile. Viceversa possono anche essere usati dalle donne che hanno difficoltà a restare incinte per individuare i giorni più fertili.

La domanda di forme naturali di pianificazione familiare sta crescendo da parte di donne prolife e prochoice, credenti e non. Laura Wershler, ex dipendente e volontaria di Planned Parenthood, e Amy Sedgwick, categoricamente abortiste, sono convinte che vadano soddisfatte le esigenze delle donne che desiderano evitare in modo naturale la gravidanza. Dalle nostre parti, abbiamo segnalato il post agghiacciante apparso a proposito dei pericoli della contraccezione ormonale sul blog di Concita De Gregorio.

Nonostante ciò, Cecile Richards, presidente dimissionaria della Planned Parenthood, ha recentemente definito la pianificazione familiare naturale una follia. Ripete che “Non torneremo indietro!”: perché evidentemente l’ideologia acceca e la realtà non conta più niente, anche se va a discapito della tanto celebrata “salute sessuale delle donne”. 

Redazione

Fonte: LifeNews

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