07/02/2016

L’ideologia nega la realtà, ma una mela rimane una mela

Questa è una mela. Chi non è d’accordo può anche andarsene”, diceva san Tommaso all’inizio delle sue lezioni mostrandone una.

Questo breve aneddoto serve a ricordare che la base di ogni ragionamento filosofico o scientifico nasce dall’esperienza sensibile. Tutto il resto è ideologia, come vedremo (e come si è argomentato).

La realtà esiste al di fuori di noi ed è fatta in un certo modo che noi possiamo interpretare attraverso i nostri sensi ed il nostro intelletto. Riconoscere una mela vuol dire astrarre da “una” particolare mela per arrivare al concetto di mela, che è universale e attraverso il quale noi la sappiamo distinguere da una pera o da un altro frutto. Il concetto di mela si forma nella nostra mente perché noi riconosciamo alcune caratteristiche esteriori che, tutte insieme, sono essenziali nel dare “forma” a questo particolare frutto.

Le categorie di giudizio che ci permettono di passare dal particolare all’universale sono presenti nel nostro intelletto in maniera innata. Il bambino piccolo vede un cagnolino per la prima volta, il papà gli dice “Questo si chiama cane” e da quel momento il bambino riconoscerà “il cane” nei tanti cani che incontrerà, astraendo da quel particolare cane che vide per la prima volta. Nella sua mente si imprime in maniera naturale il concetto di cane. Se qualcuno cercherà di imporre nella sua mente ancora in formazione che non esiste differenza fra cani e gatti, ciò sarà per lui una forzatura non esente da conseguenze psicologiche forse anche gravi. Il cane è il cane. Ci sono tante razze di cane che la scienza cerca di classificare ma il concetto di cane, quello che portiamo nella nostra mente fin da piccoli, è un principio di evidenza sensibile mediato dall’intelletto.

Queste due righe di metafisica spicciola servono ad introdurre e trattare nella maniera giusta le questioni etiche che stiamo affrontando al giorno d’oggi. Porsi la domanda “Cos’è una mela?” appare evidentemente di poco conto ma la stessa domanda riferita all’uomo, a figli, alla società, alla famiglia etc. è alla base di verità ricercate, drammi esistenziali, conflitti, rivendicazioni e lotte politiche che possono sfociare in scelte di enorme importanza da parte degli organi di potere.

I concetti “astratti” – cioè non riferiti ad enti materiali, o ancora meglio, a costrutti sociali creati dall’uomo – possono essere soggetti a continui mutamenti. Tutti noi diciamo: “La società non è più quella di una volta”, perché la definizione stessa di società è difficilmente inscrivibile in confini netti. Se il concetto di società si “evolve”, ovviamente possono presentarsi nuove esigenze che possono tramutarsi in pretesi diritti da parte di alcune categorie che non si sentono sufficientemente rappresentate. In questo senso la discussione è sicuramente aperta ed auspicabile.

matrimonio_famiglia_ideologia_gender_melaAllo stesso modo oggi si discute molto del concetto di famiglia in quanto essa, secondo alcuni, avrebbe subito delle modificazioni tali da dover includere tutti quegli individui che condividono rapporti affettivi stabili, che dovrebbero essere tutelati dallo Stato così come accade per i coniugi uniti in matrimonio. Aprendo di fatto (ma ciò discriminerebbe un numero pressoché infinito di situazioni affettive diverse da quelle omosessuali) al matrimonio gay. Ma del concetto di famiglia si è già discusso a lungo.

Tommaso avrebbe cacciato gli studenti dubbiosi del concetto di mela perché sarebbe venuto meno quel fondamento che è pre-esistente ad ogni forma di ragionamento: il principio di evidenza sensibile, che come abbiamo accennato precedentemente, è innato in ciascuno di noi.

Sicuramente si può discutere del concetto di società ed evidenziare i suoi mutamenti, così come si può discutere dei mutamenti di tante altre realtà che rappresentano costrutti sociali (e attenzione, la famiglia non rientra in questa categoria), ma quando si mettono in discussione realtà materiali immutabili o si cerca di allargarne in maniera indebita la definizione si sta negando il principio di evidenza e la conseguenza di tale negazione è la pura irrazionalità dalla quale sgorgano e si alimentano in maniera incontrollata pensieri di stampo ideologico. E tutti sappiamo che dall’ideologia scaturiscono molteplici interessi, di natura economica prima di tutto.

Si può metter in discussione il concetto di figlio, trasformandolo da un individuo in carne ed ossa nato da un padre ed una madre a “colui che riceve amore da adulti”, anche dello stesso sesso, anche senza legami di sangue, abusando della realtà dell’adozione e per legittimarne, sotto l’egida dell’amore, l’acquisto tramite la pratica dell’utero in affitto?

Si può mettere in discussione il concetto di madre (che è colei che genera un figlio), come accaduto alcuni giorni fa in televisione, dicendo che si tratta di un “concetto” antropologico superato, al solo fine di giustificarne, di fronte all’opinione pubblica, l’assenza voluta, programmata ed attuata con tutti i mezzi?

ideologia_yes_no_forse_gender_mamma_figlio_papà_melaOvviamente il buon senso direbbe di no, ma di fatto ciò accade ormai tutti i giorni nei mezzi di comunicazione e nei social networks per accelerare il corso dell’approvazione della legge Cirinnà che vuole apertamente legittimare la compravendita di bambini all’estero, ancora vietata in Italia da ciò che resta della legge 40. Eppure queste esternazioni ricevono sempre più consenso della gente comune e vengono pilotate in maniera furbesca dai mezzi di comunicazione che, con buona pace del buon senso, usano argomenti di stampo emotivo ormai di bassissimo livello, al quale è anche difficile contrapporre una qualunque argomentazione sensata.

Il senatore Lo Giudice, in una recentissima intervista alle Iene (si veda qui), si è premurato di dire “non chiamatela madre, ma surrogata”, riferendosi alla donna che ha portato in grembo per nove mesi il bambino che ha “donato” a lui e il suo compagno.

E’ forse necessario mettere in evidenza la forzatura di tale definizione? Forse quel bambino avrà la percezione di essere nato da una “surrogata” o da sua madre? E sentirà meno la mancanza di quella donna in quanto solo surrogata? E forse ci sarà bisogno che qualcuno gli spieghi fin dalla giovane età che esistono madri ed esistono surrogate?

La madre, come la mela di Tommaso, non ha bisogno di essere ri-definita. O non si può impunemente confondere il ruolo con la sua essenza (di colei che genera la vita) per fini egoistici. Il suo concetto non è in continuo mutamento. La madre esiste da quando esiste l’uomo e sarà sempre colei che genera un figlio. La madre è una donna, fatta di carne, sangue, anima, dolori e gioie e di un infinito legame con colui che ha generato che nessuna disquisizione sentimental-progressista potrà mai cancellare. E che nessuna scelta d’amore potrà mai giustificarne l’assenza programmata.

Mamma è colei chiamiamo in questo modo anche quando siamo in età avanzata, è esperienza di tutti. La mamma rimane tale in ogni fase dell’età. O forse qualcuno si immagina realmente che un bambino ottenuto tramite maternità surrogata da una coppia di adulti possa chiamarli ancora “Papi” e Papu” quando sarà ormai in età adulta?

La negazione della realtà è alla base di qualunque ideologia. Il fatto solo che ormai si rendano necessarie precisazioni che appaiono scontate come quelle riportate in articoli come questo ci ricorda che siamo di fronte a una pressione volta a minare con inquietante determinazione le basi stesse della natura umana e alla quale dobbiamo contrapporre la nostra resistenza fatta, prima di tutto, di buon senso e razionalità. Non lasciamoci portare su argomentazioni sofistiche per giustificare l’ovvio. Gridiamo a gran voce l’evidenza, la verità lampante, dannatamente scontata che il potere vuole nascondere sotto un manto di emotività a buon mercato. Spade verranno sguainate per ricordare che le foglie son verdi d’estate.

Ferdinando Costantino

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