29/07/2015

L’omosessualismo e i “diritti umani” di Obama: due pesi e due misure

Che il Presidente Obama sia un paladino della cultura della morte e dell’omosessualismo si sa.

Che gli USA siano protagonisti del colonialismo ideologico che concede aiuti ai Paesi in difficoltà in cambio di legislazioni e politiche abortiste, antinataliste e omosessualiste è detto e risaputo (da chi lo vuol sentire e sapere).

Eppure non possiamo non notare una certa schizofrenia, contraddittorietà, un certo doppiopesismo: perché il Presidente Obama e gli Stati Uniti d’America non invitano al perseguimento di certe politiche omosessualiste Governi come quello dell’ Iran o di un alleato storico come l’Arabia Saudita? I diritti umani delle donne e dei Cristiani – in quei paesi – non sono diritti umani?

Viceversa è molto bravo, Obama, a far certe richieste ai Governi dei Paesi dell’Africa più o meno nera, ma che comunque hanno bisogno degli aiuti dell’Occidente.

Qualcuno, però, ha dimostrato dignità e spina dorsale, nel recente summit africano, davanti al Presidente degli USA: “Questione che neanche si pone”, ha risposto il capo del Governo del Kenya, Kenyatta, alle pretese omosessualiste del suo omologo americano.

Ecco come ha scritto sull’Occidentale, l’altro giorno, Assuntina Morresi.

“...Un vero schiaffo in faccia al presidente americano, che ha chiesto diritti per i gay in Kenya, dove, come purtroppo avviene in molti paesi del mondo, i rapporti omosessuali sono puniti con la galera.  Non ci ha fatto una gran figura, Obama.

Bludental

... Ma, come abbiamo detto, Obama non intende davvero aprire un confronto sui “diritti umani”. Se davvero volesse combattere contro le discriminazioni nei confronti dei gay, dovrebbe inserire questo tema nella sua agenda politica sempre, con tutti i governi stranieri, e non solo con quelli che lo accolgono con parate trionfali.

E dovrebbe parlare contro tutte le discriminazioni e le oppressioni, per la libertà degli omosessuali, ma anche delle donne, e in primo luogo delle minoranze religiose. Si sa che ormai nel mondo la persecuzione contro i cristiani è diventata massiccia e terribile: le statistiche dicono che muore un cristiano ogni 4 o 5 minuti.

Ma in questo campo Obama non è credibile, perché le sue esternazioni sono rare e poco convinte: contro il rapimento di duecento ragazze da parte dei fondamentalisti islamici di Boko Haram, per esempio, la Casa bianca se l’è cavata con un tweet, che non era nemmeno del presidente ma di sua moglie...”

Redazione

Foto: Gli Obama con Kenyatta alla Casa Bianca lo scorso anno
 

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