29/02/2016

... Ma avere il papà è veramente necessario?

In questi giorni seguenti all’approvazione al Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili non ci si può non interrogare sul ruolo di papà e mamma nel corretto sviluppo psico-fisico dei bambini.

Nonostante sia stata infatti tolta dal testo in questione la parte sulla stepchild adoption, il problema rimane pressoché invariato: adozioni gay e utero in affitto entreranno, se non dalla porta, dalla finestra. E questo accadrà prima di quanto crediamo: il Senato non ha fatto in tempo a votare per il pasticciaccio Cirinnà-Renzi-Alfano, che il Consiglio d’Europa già interviene.

Dicono che l’approvazione delle legge sulle unioni civili da parte del Senato è sì un passo in avanti nella giusta direzione, ma resta ancora carente proprio delle aspettative più pressanti sia da parte della stessa Europa, sia della lobby Lgbt. Secondo il commissario dei diritti umani dell’organizzazione  paneuropea, Nils Muiznieks, l’Italia dovrà ora consentire anche le adozioni in modo “da eliminare questa restante discriminazione e allineare pienamente le leggi italiane con la giurisprudenza della Corte”.

Si tratta dello stesso commissario che all’inizio del mese aveva definito scioccamente “emotivo” e “pretestuoso” il dibattito in corso sul fatto che magari i bambini dovessero avere una mamma e un papà (ma guarda un po’ questi retrogradi di italiani) e non andarsene chissà dove a comprare un bebè, a suon di dollari (da Il Giornale d’Italia).

Ecco quindi perché è importante interrogarsi sul ruolo di papà e mamma per la crescita dei bambini. E’ uguale crescere (non ‘avere’, perché due genitori li hanno tutti...) con due figure genitoriali di sesso diverso o di sesso uguale? Che importanza riveste la mamma? E il papà?

Nello specifico di questo articolo cercheremo di spiegare – attingendo alla psicologia e lasciando da parte i preconcetti ideologici – perché avere un papà è di estrema importanza per i bambini.

Ovviamente questo discorso, che vuole contribuire alla riflessione sul tema dell’utero in affitto e delle cosiddette ‘famiglie arcobaleno’, interessa tuttavia anche quelle situazioni dove il padre è assente perché i genitori non vivono più assieme, oppure dove l’assenza non è fisica ma si rivela con un padre che ha abdicato al proprio ruolo simbolico nei confronti del figli.

La nostra società, purtroppo, pullula di orfani. E questo non per via di eventi tragici quale la morte, ma per la mancanza di capacità di assumersi delle responsabilità da parte di coloro che anagraficamente appartengono alla categoria degli ‘adulti’ – ma che, per maturità personale e socio-affettiva, non lo sono – e per l’individualismo egoistico sempre più diffuso, per il quale si antepongono i propri bisogni all’interesse del minore.

papà_bambina_spalle_famiglia_mamma-e-papà_amoreLa figura del padrescrive la psicologa Dott.ssa Francesca Saccà – ha un preciso valore nell’architettura relazionale della famiglia in quanto questo è chiamato fin dall’inizio a separare il figlio dalla madre. Il figlio che ha bisogno, nei primi mesi di vita, di una simbiosi profonda con la madre, indispensabile per la sua nascita psicologica, permarrebbe volentieri per sempre in questa situazione. Ma se rimanesse in questa situazione il figlio non diverrebbe mai se stesso, resterebbe per sempre un’appendice della madre. La presenza e l’intervento del padre invece, lo costringono e lo aiutano ad iniziare il suo autonomo cammino nel mondo“.

Il padre ‘inizia’ il figlio al mondo, lo aiuta a spingersi dal largo. E questo fatto, per quando faticoso (crescere è difficile...) è quantomai necessario affinché i bambini possano cominciare a muovere i primi passi verso la costruzione della propria identità, quali persone autonome e responsabili.

L’assenza del padre rende più difficile – prosegue la psicologa – l’ingresso nella società e l’assunzione delle responsabilità che la vita adulta comporta. Il giovane che non ha avuto il padre o figure sostitutive del padre può portare con se un ‘vuoto’ che  vuole essere colmato e diventare quindi più facilmente preda della società dei consumi e dei suoi prodotti: dall’alcool alle sostanze stupefacenti, dalle immagini della televisione e del computer ai prodotti alimentari. Per quanto riguarda le differenze tra maschi e femmine possiamo affermare che  il maschio senza padre, se ne è privo fin da piccolo, fatica a sentire le proprie potenzialità maschili. La madre infatti può passargli tutto, con il suo amore e la sua presenza affettuosa, ma non l’istinto maschile di cui non è dotata. La figlia è invece colpita maggiormente negli aspetti psicologici profondi. Fa più fatica ad orientarsi nella relazione con gli altri e ad affrontare il mondo del lavoro. Può trovare difficoltà nell’incontrare un uomo da amare e con cui costruire una relazione profonda“.

Un discorso, questo, ben sintetizzato da una frase dello psicologo e filosofo Paolo Ferliga: “Privi del padre, i figli faticano a entrare nel tempo, della storia e della vita”.

Il papà dunque serve. E con lui, ovviamente, anche la mamma.

Teresa Moro

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