20/05/2013

Ma nel mondo siamo veramente in troppi?

In Cina si applica la politica del figlio unico che significa decine di migliaia di sterilizzazioni ed aborti forzati all’anno. Molti in occidente pensano che nel paese asiatico vi siano troppi abitanti e che una riduzione delle nascite, anche se praticata in modo crudele, sia necessaria, perché si vuol far credere che le risorse naturali del mondo siano limitate e sia permesso solo lo sviluppo sostenibile. La cosiddetta sostenibilità si riferisce infatti all’uso limitato delle risorse della terra, per non pregiudicare, a causa della loro scarsità, il benessere dei popoli. Il precursore di queste teorie era Malthus. Tuttavia, le sue previsioni non si sono realizzate e sono state anzi contraddette dalla storia recente. Infatti, mettendo da parte le considerazioni etiche, l’idea dello sviluppo sostenibile risulta sbagliata anche dal punto di vista economico.

In effetti la storia ci dimostra come le risorse si siano moltiplicate più dell’aumento della popolazione, perché la stragrande maggioranza delle fonti utili non consiste in un quantitativo prefissato erogato dall’ambiente naturale, ma dipende e varia secondo la creatività e la capacità produttiva dell’uomo. Per esempio fra le risorse naturali – quali le foreste, i pascoli e il suolo agricolo in genere – lo sviluppo e il mantenimento delle caratteristiche di rinnovabilità dipendono dall’abilità e dalla cura dell’abitante o del coltivatore. È vero che esistono risorse come il petrolio, che non sono rinnovabili, ma ci sono numerose alternative al problema delle fonti energetiche come il sole (fonte di energia termica ed elettrica), il vento (fonte d’elettricità), le maree e le correnti marine in genere, i salti d’acqua (fonte idroelettrica), le biomasse (combustione per generazione termica e cogenerazione di calore e elettricità), ecc. Disponiamo sempre di risorse alternative in natura. Per esempio, anni fa si temeva che l’esaurirsi del rame avrebbe danneggiato il sistema mondiale delle telecomunicazioni, poi sono state scoperte le fibre ottiche, che hanno sostituito il rame con il silicio, elemento ampiamente disponibile nelle sabbie del mondo.

È l’ingegno dell’uomo, stimolato e provocato dalla necessità, che usa ed aumenta le risorse a disposizione, anche e soprattutto per mezzo della crescita della popolazione. Fra le numerose cause della caduta dell’Impero Romano una, e non trascurabile, fu proprio la riduzione della natalità e la conseguente crisi demografica. Al contrario, il grande sviluppo culturale e socio-economico delle città in Europa intorno all’anno Mille si dovette al cambio delle colture nei campi e alla crescita demografica. Non a caso gli abortisti e gli eco-catastrofisti sostengono questa falsa teoria della bomba demografica cioè che l’uomo sia il cancro del pianeta e che la sterilizzazione, la contraccezione e l’aborto siano indispensabili per controllare l’aumento demografico. Aurelio Peccei, il padre spirituale di Marco Pannella e fondatore del Club di Roma, riteneva che medicina ed igiene sono mezzi buoni ma usati per fini cattivi, favoriscono cioè la proliferazione cancerosa di uomini che continuano a «vivere sul pianeta come vermi sulla carogna» (da “Cento pagine per l’avvenire”, Mondadori, 1981). Ultimamente, però, il direttore generale della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, José Graziano da Silva, durante un convegno a Ginevra con i rappresentanti delle aziende private, governi, scienziati e ONG per discutere se saremo in grado di sfamare la popolazione nel 2050, ha dichiarato che «Ci sono risorse per assicurare cibo per tutti, ora e anche per altri quattro decenni». I problemi della mancanza di cibo nel mondo derivano non dalla sovrappopolazione, ma dal fatto che «si perde o si spreca un terzo del cibo prodotto ogni anni, cioè circa 1.300 milioni di tonnellate», come ha stabilito uno studio della FAO e dell’Istituto Svedese per le biotecnologie alimentari. Quindi, nonostante la propaganda radicale e dei grandi media a loro collegati, il problema non è nella mancanza di risorse, ma nello spreco e nel loro controllo e nella loro distribuzione che sono sempre più nelle mani di un numero decrescente di persone.

Ricordiamo per esempio, lo strapotere delle multinazionali come Cargill, Louis Dreyfus, Archer Daniel Midland e Monsanto nella produzione e trasformazione dei prodotti agricoli in Italia e nel mondo. In occidente, viviamo in una società dove lo spreco è enorme. Quello spreco alla cui origine stanno la sovrapproduzione e i bisogni non necessari, creati artificialmente dal consumismo. È logico che si sperperino o si distruggano milioni di tonnellate di derrate, mentre decine di milioni di persone muoiono di fame ogni anno? Contemporaneamente per alzare i prezzi si gioca sulla domanda e l’offerta facendo apparire rare alcune risorse e prodotti, come succede spesso in alcuni mercati dei paesi in via di sviluppo. Non vi è qualcosa di profondamente sbagliato in un’economia basata allo stesso tempo sullo spreco e sulla scarsità? Ne parleremo in un prossimo articolo.

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di Toni Brandi

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