17/04/2019

Mamma dopo diversi tumori, il miracolo della vita

Mamma a 43 anni e non si tratta di una di quelle maternità a tutti i costi con il ricorso alle tecniche più artificiali e, in alcuni casi, fantasiosamente disumane. Ma di un vero e proprio miracolo di cui nessun ginecologo ha voluto assumersi la responsabilità. La protagonista, un’avvocatessa salernitana che non ha voluto rendere noto il suo nome, ha faticato per trovare un dottore che la seguisse, tanto la sua situazione era critica e il buon esito della gravidanza rappresentasse solo un pensiero “;folle” e irraggiungibile.

Infatti, dopo aver già subito tre interventi di asportazione di miomi ed essersi sottoposta alla ricostruzione dell’utero, affetta da placenta accreta, una patologia che può mettere a rischio la gravidanza e la vita della gestante, da trombofilia dovuta a un’alterazione della coagulazione del sangue e da sindrome di gitelman, che comporta una grave perdita di magnesio e di potassio, la sua gestazione sembrava impossibile da portare avanti perché l’utero rischiava addirittura di rompersi da un momento all’altro. Il suo sogno di maternità, tuttavia, si è avverato lo scorso 15 febbraio quando, dopo essere stata seguita dal professore Raffaele Petta, direttore dell’unità operativa “Gravidanza a rischio” dell’ospedale Ruggi di Salerno, che ha seguito la paziente monitorando costantemente la sua difficilissima situazione, ha potuto finalmente abbracciare la sua bambina, uno scricciolo di un chilo e 980 grammi venuto al mondo grazie all’equipe diretta proprio da Petta e composta dal dottor Mario Polichetti, dall’ostetrica Patrizia Santoro e dagli anestesisti Teresa Di Gennaro e Flora Minichino.

Un ennesimo intervento miracoloso perfettamente riuscito che riconferma il Reparto di “Gravidanza a rischio” del Ruggi di Salerno come centro d’eccellenza a livello nazionale. Non a caso, proprio in questo ospedale, in passato è stata indirizzata una paziente con una gravidanza gemellare molto particolare, a causa della presenza di una sola placenta e con flusso patologico. Una storia a lieto fine che dimostra che la scommessa sulla vita, quali che siano le premesse, è qualcosa su cui puntare tutto perché si vince sempre e comunque.

Manuela Antonacci

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