17/03/2016

Mamma e lavoratrice? Riflessioni sul battibecco Meloni-Bertolaso

In questi giorni ha tenuto banco il battibecco tra Guido Bertolaso e Giorgia Meloni, futura mamma, nato in relazione alle prossime elezioni del Sindaco della Capitale.

I fatti sono noti, ma proviamo qui a ricapitolarli per poi avanzare qualche riflessione.

Qualche giorno fa l’ex capo della Protezione civile, a Fuori Onda su La7, aveva affermato: “La Meloni deve fare la mamma, mi pare sia la cosa più bella che possa capitare ad una donna. Deve gestire questa pagina della sua vita. Non vedo perché qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia...“.

Frase che ha subito suscitato un vespaio di polemiche, con tanto di manifestazioni di solidarietà bipartisan alla leader di Fratelli d’Italia.

La Meloni ha quindi riposto in questi termini a Bertolaso: “Io non voglio polemizzare. Dico solamente con garbo e orgoglio a Guido Bertolaso che sarò mamma comunque e spero di essere un’ottima mamma, come lo sono tutte quelle donne che tra mille difficoltà e spesso in condizioni molto più difficili della mia riescono a conciliare impegni professionali e maternità. Lo dico soprattutto per rispetto loro“.

Il caso è quindi stato definitivamente chiuso da un tweet del candidato Sindaco, che suona molto da doppia capriola carpiata: “Mai detto che la maternità precluda degli obiettivi. La mia idea di Roma è di una città che supporta veramente le mamme con servizi adeguati“.

Insomma, con un sorriso qui e una frase di aggiustamento lì, la pace sembra essere ristabilita.

Eppure, a ben vedere, le riflessioni che potrebbero essere fatte sono tante.

La colpa di Bertolaso sarebbe quella di aver detto che essere mamma è la cosa più bella che può fare una donna? Come mai quando si tratta di negare alle donne il diritto a essere madri tutti i fronti politici si trovano concordi? La conciliazione tra maternità e lavoro è veramente possibile? Il lavoro per le donne è realmente un progresso, o è una falsa chimera? Ma, soprattutto, di cos’hanno realmente bisogno i bambini? Di una mamma lavoratrice (... ma che dedica loro ‘tempo di qualità’, naturalmente!), o di una mamma che li accompagni nella crescita, passo dopo passo?

mamma_papà_figlioIl caso Meloni-Bertolaso ha forse contribuito ad evidenziare il vero nocciolo della questione: le donne dovrebbero tornare a essere donne, e conseguentemente a vivere con gioia e responsabilità la loro naturale predisposizione alla maternità.

Poter essere mamma è un privilegio e una missione. Non si tratta di un ruolo facile: richiede sacrificio; può essere poco gratificante e a tratti anche estenuante; non conosce limiti di orari, ferie retribuite o permessi per la malattia... e come ricompensa alle volta ricevere un bacio sdentato e ‘bavoso’, o un insulto di un adolescente in fase ribelle.

Eppure essere mamma è bello. Tutti possono lavorare, solo le donne possono dare la vita. Invece quello che viene fatto credere, sull’onda del femminismo, è che diventare mamma è un peso, è una costrizione, è una delle infinite possibilità (da usare con parsimonia e da rimandare il più possibile) che la vita ci offre.

Ed è proprio qui che sta l’errore. Perché la realtà è invece che una donna che non sa essere madre (nella carne o nello spirito) non raggiungerà mai la pienezza, e quindi la felicità.

La nostra società ha bisogno di recuperare questa consapevolezza: per le donne, che hanno diritto a poter vivere appieno la loro naturale predisposizione all’accoglienza e alla cura; per gli uomini, che hanno bisogno di avere accanto a sé figure femminili, che siano loro d’aiuto; e per i figli, che si nutrono della feconda complementarietà tra il ruolo della madre e quello del parte.

Solamente a partire da qui sarà poi possibile avanzare delle concrete proposte di conciliazione tra maternità e lavoro e, perché no?, anche mobilitarsi affinché le donne siano veramente libere di scegliere – e non costrette, per motivi economici – se lavorare o meno.

Teresa Moro

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