07/01/2016

Mamma, moglie e medico... semplicemente!

Mamma di sette figli, moglie e medico: nel libro in cui racconta la sua storia, edito dalla San Paolo, si definisce Semplicemente una mamma.

E la storia di Annalisa Sereni è effettivamente semplice, ma allo stesso tempo rappresenta una straordinaria testimonianza di dedizione alla vita, all’amore e alla carità.

Nel volume che ha scritto Annalisa racconta le difficoltà affrontate per realizzare il suo sogno, quello di diventare medico, e della gioia di aver dato alla luce i suoi sette figli, di cui l’ultimo con la sindrome di Down. Un bambino che Annalisa ha accettato esattamente come gli altri e che anzi, racconta in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, ha cambiato radicalmente la sua vita in positivo, spingendola ad aprire un blog e a raccontarsi in un libro. Principalmente per sfatare i pregiudizi sulle persone affette da questa patologia, troppi, che spesso si spingono fino alle estreme conseguenze, come quella dell’aborto.

Per Annalisa aprire un blog è stato quindi quasi un dovere, racconta nell’intervista realizzata da Emanuela Citterio, “perché bisogna dire la verità e la verità è che questi bambini sono persone che hanno diritto di nascere, crescere, vivere, essere amate, educate. E poi perché, quando sei in gravidanza e scopri che hai un figlio con la sindrome di Down, l’unica cosa che ti dicono è: ‘Vai ad abortire’. Ed è una grossa frode, un inganno, perché questa non è la terapia. L’aborto non è mai la terapia”.

Ma la storia di Annalisa è anche quella di tante mamme divise tra il lavoro e la famiglia, alla quale non dovrebbero mai essere costrette a rinunciare per via della carriera. Secondo Annalisa essere madre ed essere medico sono due cose che si possono conciliare e anzi, afferma, essere mamma può avere delle ricadute positive anche sul piano professionale. Scrive, infatti, sempre su Famiglia Cristiana: “La maternità regala una capacità nuova di dedicarsi a più cose contemporaneamente, è un dono che ti fa la natura, ti insegna a ottimizzare i tempi, impari ad ascoltare le persone più di quanto facevi prima. Tutte cose che tornano utili anche sul lavoro. La donna può conciliare entrambi gli aspetti e ne ha il diritto”.

Un diritto che va difeso [a patto, tuttavia, che non si trasformi in un obbligo, per cui se la donna non lavora, la famiglia non arriva alla fine del mese, ndR] come va difeso l’essere speciale che c’è dentro ogni persona e il diritto di nascere per tutti i bambini.

Anastasia Filippi

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