13/02/2016

Matrimonio, famiglia naturale, e la voce del popolo croato

Vincent Batarelo è stato, in Croazia, uno dei protagonisti nella lotta per la difesa del matrimonio e della famiglia naturale.

E’ il direttore dell’Ufficio Famiglia e Vita dell’Arcidiocesi di Zagabria, e ha rilasciato un’intervista a LifeSiteNews, in cui ha spiegato come il popolo croato abbia sconfitto la potente lobby LGBT.

La sinistra al governo aveva intrapreso la via della legalizzazione delle unioni omosessuali. Come dappertutto la lobby gay poteva contare – oltre che degli appoggi politici – anche sul sostegno dei grandi media, e di molti grandi imprenditori. Un copione che si ripete anche all’Est, oltre che all’Ovest (negli anni precedenti si erano adoperati per introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, secondo i dettami “genderisti” che anche noi ben conosciamo).

Batarelo, però, era convinto che questa potente macchina da guerra poteva essere fermata. La cultura cattolica croata è sopravvissuta al comunismo e, nella storia, è stata la frontiera e il baluardo del Cristianesimo, a Oriente.

Non solo il 90 per cento della popolazione della Croazia è cattolica, ma il 30 per cento frequenta la Messa settimanale e più della metà va a messa almeno una volta al mese: una delle più alte percentuali dei Paesi europei.

Eppure la potenza economica e mediatica del partito LGBT era impressionante: insieme con le varie associazioni pro life e pro family che aveva consultato, si sentiva come Davide contro Golia. Nel contesto di quel Paese hanno ritenuto lo strumento più adatto a sconfiggere il gigante il referendum popolare: i politici, in Parlamento, erano troppo sensibili alle sirene del pensiero unico radical chic e gay friendly.

La legge richiede ai sostenitori del referendum di raccogliere 145.000 firme in soli 15 giorni: sono tante se considerate che i Croati sono poco più di 4 milioni (in Italia servono 500 mila firme su una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti). La propaganda mediatica era disfattista e continuava a riferire che i 6000 volontari che raccoglievano le firme in tutto il Paese erano lontani dal poter raggiungere il numero richiesto.

E invece hanno raccolto più firme del necessario e in meno tempo: il  referendum è stato indetto automaticamente.

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Gli attivisti pro family croati con le firme raccolte per il referendum

Batarelo e gli altri promotori hanno chiesto e ottenuto il sostegno dei Vescovi cattolici, ma questi non si sono esposti in prima linea: la campagna referendaria è stata condotta con argomenti di diritto e ragione naturale, non religiosi.

La battaglia per la definizione di matrimonio come unione tra un uomo e una donna non aveva nulla a che vedere con gli omosessuali di per sé, ma piuttosto con l’ideologia radicale di sinistra. Hanno fatto del tutto per non farsi nemiche le persone omosessuali e per mettere in luce i vantaggi per la società e i bambini che comporta la protezione della famiglia naturale fondata sul matrimonio.

Attraverso uno studio sulle trasmissioni radio televisive hanno dimostrato che c’era un forte pregiudizio contro il matrimonio naturale: dopo che l’analisi dei dati è stata resa pubblica, qualcuno dei grandi media ha cercato di assumere posizioni più neutrali.

Ma, soprattutto, la propaganda dei grandi giornali e canali televisivi è stata aggirata grazie ai social media e al popolo di internet: Tweeter, Facebook, You Tube  sono stati lo strumento per conquistare un gran numero di persone alla loro causa.

Alla fine il 65% del popolo croato ha votato a favore della definizione di matrimonio come unione tra un uomo e una donna.

La prossima grande sfida sarà sulla questione Vita. L’aborto legale senza limiti era stato introdotto in epoca comunista. Ma adesso si daranno da fare per proteggere la vita fin dal concepimento.

Redazione

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