01/08/2017

Matrimonio gay e dintorni: effetto domino

La legalizzazione del “matrimonio” gay porterà conseguenze aberranti e alla fine la distruzione della famiglia?

«Il matrimonio eterosessuale è un disastro, la famiglia è profondamente in crisi, il “matrimonio” omosessuale è più raro e più sano».

Con questo assunto gli attivisti gay non accettano le critiche al matrimonio omosessuale da parte degli eterosessuali: è il loro istituto matrimoniale che è in crisi. I politici, che magari sono divorziati e risposati o sono stati colti dai giornali scandalistici in flagrante adulterio, non devono osare alcuna critica nei confronti del matrimonio gay, a meno di non voler essere considerati ipocriti.

In realtà gli omosessualisti dovrebbero paragonare le loro unioni con i milioni di uomini e donne che hanno preso seriamente il loro impegno coniugale. Le persone che – nonostante le crisi e le traversie che la vita offre a piene mani, a chiunque – costruiscono per lunghi decenni con coniuge e figli e nipoti e pronipoti una vita insieme, fatta di gioie e do- lori “nella salute e nella malattia”... e certo questi, pur essendo tanti, non fanno notizia proprio perché – ancora – sono la “normalità”.

Il matrimonio è in crisi?

Il matrimonio in sé, poi, non ha nulla che non va, soprattutto se inteso come sacramentum, esclusivo e per sempre. Sono le persone che lo contraggono, caso mai, che sono deboli.

Ma è vero che c’è una crisi delle coppie sposate – soprattutto le più giovani – che obiettivamente caratterizza i nostri tempi. Essa è certamente conseguenza della “cultura” che attraverso i media e gli spettacoli da decenni promuove la promiscuità sessuale, e che attraverso le ideologie libertarie radicali e femministe promuove la contraccezione, l’aborto, il divorzio.

Oggigiorno, la maggior parte dei matrimoni segue un periodo più o meno lungo di convivenza. La maggior parte dei matrimoni preceduti da convivenza finisce nel giro di poco tempo in un divorzio. Quasi la metà dei bambini nasce fuori dal matrimonio e vive con un genitore single (di solito la madre).

La responsabilità è nostra, perché non abbiamo saputo batterci contro il divorzio, la contraccezione e l’aborto. Siamo noi che abbiamo accettato la (falsa) libertà del legame precario, finché dura, del “compagno” o dell’“amico” col quale non cerchiamo un rapporto definitivo per paura del “legame”.

Comunque, possiamo con dispiacere anche accettare l’idea che il matrimonio oggi sia come un’automobile disastrata, con le ruote sgonfie, il motore arrugginito, la carrozzeria sverniciata. Ma introdurre il “matrimonio” omosessuale vorrebbe dire sfasciarne anche i finestrini: non aiuta certo a rimetter l’auto in moto sulla strada!

Il matrimonio, quello vero, non è quello celebrato da chi pratica sistematicamente adulterio, contraccezione, divorzio, pornografia. Il matrimonio che dobbiamo difendere è il matrimonio come dovrebbe essere: fedele, casto, prolifico, per sempre.

Dove ci porterà matrimonio gay?

Obiettano gli omosessualisti che il riconoscimento della dignità di matrimonio alle convivenze gay non vuol dire – come nella metafora dell’automobile – “sfasciare i finestrini”: il “matrimonio” gay non porterà alla distruzione, all’annichilimento, del matrimonio vero. Non sopportano sentir dire che – alla fine – si potrebbero legittimare tutti i più strambi tipi di “unione affettiva”. Bill Maher, per esempio, nel suo New Rules, ha scritto che «il matrimonio gay non porterà al matrimonio con gli animali. Non è vera la teoria del piano inclinato. ... Le donne hanno ottenuto il diritto di voto, e oggi non votano né i criceti, né i salmoni».

Intanto, però, i media e gruppi di interesse ben organizzati (per esempio in Svezia), già chiedono il riconoscimento della poligamia, o – meglio – del poliamore. Aspettano pazientemente in fila il loro turno quelli che chiedono la legalizzazione dell’incesto, della bestialità, e dell’“amore intergenerazionale”, che è un modo politicamente corretto per definire gli abusi sessuali sui bambini.

I poligamisti, in America, sono spalleggiati da importanti associazioni femministe e liberali come l’American Civil Liberties Union (ACLU) e la National Organization for Women (NOW). I media si associano: nel solo 2009 l’ABC News, la BBC, Showtime e Newsweek Magazine hanno mandato in onda diversi servizi favorevoli alla poligamia e al poliamore, indicati come la “prossima rivoluzione sessuale”.

Poliamore, incesto, pedofilia: si ripete il copione del matrimonio gay

Il poliamore (o polifedeltà), ad essere precisi, è un passo successivo oltre la poligamia: Tizio ha una moglie e un’amante. L’amante ha un fidanzato che a sua volta è l’amante della moglie di Tizio, e il circolo è chiuso. Il gruppo, ovviamente, può essere più ampio, composto da persone con ogni tendenza sessuale: l’entrata e l’uscita sono rigorosamente libere. Gli ideologi di tutto questo dicono chiaramente che «questa nuova rivoluzione sociale rimpiazzerà il matrimonio e la famiglia con le sue leggi obsolete e tradizionali». Il manifesto della Polyamory Action Lobby (PAL) dice, inoltre, che il poliamore non è una scelta. È un bisogno innato di cui non si può fare a meno. I loro motti sono Marriage for All e Love is Love. Stesso copione già letto a proposito delle istanze omosessualiste, non e vero? Gruppi come la Polya- mory Society, la Truthbearer.org e Principle Voices ammettono che vedono il matrimonio gay come il primo passo verso la loro vittoria.

Su un altro fronte: sia negli USA che in Europa si sta formando un movimento di fratelli e sorelle che reclamano il diritto di sposarsi e di mettere al mondo bambini. Anche in questi casi il mainstream mediatico tratta i singoli casi come “vittime” cui è negato il diritto ad essere felici...

E infine c’è la pedofilia. Il movimento omosessualista l’ha spalleggiata per decadi. Poi ha smesso quando la cosa stava divenendo troppo nota. Il giornale omosessualista The Sentinel, di San Francisco, scriveva che «l’amore tra uomini e bambini è alla base dell’omoses- sualità... Capitano casi di molestie, ma ci sono molte relazioni sessuali positive: dobbiamo sostenere gli uomini e i ragazzi coinvolti in queste storie». (“No Place for Homophobia”, in San Francisco Sentinel, 26 mar- zo1992). Tutti i principali studi statistici hanno acclarato che le violenze su bambini da parte di omosessuali sono venti volte più frequenti di quelle praticate da eterosessuali. [Rimandiamo al numero di novembre 2014 di Notizie ProVita per ulteriori approfondimenti sui tentativi in atto di far passare anche la pedofilia come un orientamento sessuale e non una perversione, N.d.T.].

Matrimonio uomo-animale: esiste anche questo

Poi, ci crediate o no, esiste anche un partito che chiede che venga consentito alle persone il matrimonio con gli animali. Chie- dono che si parli di “zoofilia” e non di “bestialità”, che ha un’accezio- ne troppo negativa. Philip Buble è sposato col suo cane e afferma che «gli zoofili sono nati con un vero e profondo amore per gli animali, che dura tutta la vita. Io e la mia Lady agli occhi di Dio siamo davvero sposati». Prosegue spiegando che lo Stato del Maine non deve approvare la legge che punisce la bestialità: non serve a nessuno, ma spinge le coppie zoofile nella clandestinità e nell’emarginazione (Phillip Buble è citato da Mark Steyn, Animal Husbandry of a Different Nature. National Post, 16 agosto 2001).

Per concludere, e per ribadire il vero pericolo che corre la società con la legalizzazione del “matrimonio” gay, lasciamo la parola a Paula Ettelbrick, direttore legale della associazione LGBT Lambda Legal Defense and Education Fund, che ha scritto: «Essere queer non vuol dire metter su casa con una persona dello stesso sesso e cercare l’approvazione sociale... Vuol dire abbattere i parametri comuni del sesso, della sessualità e della famiglia per trasformare alla radice la società».

«La mission a lungo termine del London Gay Liberation Front, hanno dichiarato gli stessi componenti dell’associazione, è liberare la società sessista dai ruoli di genere che sono alla base della nostra oppressione. Questo può avvenire solo se si abolisce la famiglia come luogo in cui crescono i bambini».

Brian Clowes

(Traduzione a cura della Redazione)

Articolo pubblicato sulla rivista Notizie ProVita di aprile 2015, pp. 23-24


AGISCI ANCHE TU! FIRMA LE NOSTRE PETIZIONI

NO all’eutanasia! NO alle DAT!

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.