16/10/2015

Matrimonio gay e omogenitorialità: la parola a psicologi e pedagogisti

Ultimamente non si fa altro che parlare di ‘matrimonio gay’ e di omogenitorialità. E giustamente, perché su questi temi si gioca il futuro dei nostri bambini e della società nel suo complesso.

Con questo articolo vorremmo proporvi – senza alcuna pretesa di esaustività – alcune riflessioni in merito fornite da cinque psicologi e pedagogisti non ideologicamente schierati: Mariolina Ceriotti Migliarese, Silvia Vegetti Finzi, Claude Holmes, Antonio Marziale e Italo Carta.

La psicologa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeutaha ricordato che «affermare che l’unione di un uomo e una donna è uguale a quella tra persone dello stesso sesso significa pensare che tra maschio e femmina non c’è differenza, cioè che ogni individuo è totipotente e indifferenziato, che non ha limiti, perché ognuno è tutto. [...] Potrà vivere quel bambino con due genitori maschi (o femmine)? Dipende: se vogliamo crescerlo nell’onnipotenza sì, ma sappiamo che questo non lo farà stare bene. Il fatto è che oggi si pensa che amare un figlio significhi solo riversargli addosso dell’affettività, ma così non è. A forza di desensibilizzare le persone e di svuotare le parole del loro vero significato – famiglia, matrimonio, diritti – si diluisce ogni confine».

Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica a Pavia, membro dell’Osservatorio Permanente sull’infanzia e l’adolescenza e del Comitato Nazionale di Bioetica, ha scritto sul Corriere della Sera: «Non è irrilevante che esso [il nostro corpo, ndr] sia maschile o femminile e che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale. La psicoanalisi non è una morale e non formula né comandamenti né anatemi ma, in quanto assume una logica non individuale ma relazionale, mi sembra particolarmente idonea a dar voce a chi, non essendo ancora nato, potrà fruire soltanto dei diritti che noi vorremo concedergli».

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Claude Holmes, uno dei massimi esperti del mondo infantile, ha affermato che: «I bambini che hanno bisogno di genitori di sesso diverso per crescere». Come un edificio, per stare in piedi, ha infatti le sue leggi, così anche i bambini hanno bisogno di avere accanto una figura femminile e una maschile. Non si possono arbitrariamente separare corpo e psiche, privilegiando esclusivamente la seconda.

Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio per i Diritti dei minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanziaha affermato: «Un’equipe, guidata dal prof. Loren Marks della Louisiana State University ha messo a punto un’ennesima analisi, pubblicata sul Social Science Research, che attesta le notevoli differenze sussistenti tra figli adottati da coppie gay conviventi e figli naturali di coppie eterosessuali». Ricerca che quindi convalida quanto già affermato dall’equipe di Regnerus e di Sullins. La posta in gioco su queste tematiche non è di poco conto, dato che: «Si tratta del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia pedagogicamente completa delle figure di riferimento, maschile e femminile, e non già di appagare le voglie degli adulti che per avere figli devono ricorrere a metodi alternativi rispetto al naturale rapporto eterosessuale».

Infine, Italo Carta, docente di Clinica Psichiatrica presso l’Università degli Studi di Milano, in un’intervista a Tempi.it aveva dichiarato che «Non esiste l’omosessualità naturale, non è iscritta nel Dna. L’omosessualità è un’elaborazione della psiche di modelli affettivi diversi da quelli verso cui la natura normalmente orienta. Questa tendenza è del tutto reversibile. […] Pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. […] La natura ha fatto l’uomo maschio e femmina e la differenza non è solo fisica ma psicologica. La psiche dell’uomo è diversa da quella della donna: la donna protegge, dà la vita per il figlio, si sobbarca le sue fatiche. Il padre è quello che recide questo legame affinché il bambino cresca e cammini con le sue gambe. Il bambino da quando è nato il mondo per crescere forte e sano, per affrontare la vita e i problemi, ha bisogno di entrambe queste figure. Senza di esse salta in aria tutto il dispositivo edipico su cui si fonda da sempre ogni società. Non mi parlino dei genitori morti perché la loro presenza evocata è utile comunque a questo processo. E comunque la morte non crea disordini affettivi come la sostituzione di un genitore con una figura di un altro sesso».

Per ulteriori approfondimenti e contributi rimandiamo all’articolo “Psicologi, filosofi e giuristi contro nozze e adozioni omosessuali”.

Redazione

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