18/11/2014

Matrimonio – La realizzazione di una vita

In questi ultimi giorni, alla luce del Sinodo straordinario sulla Famiglia e dei dati dell’Istat, si è parlato molto del sacramento del matrimonio. Purtroppo la realtà dimostra che in Italia le persone che decidono di unirsi “per sempre” sono in continuo calo e, tra questi, il tasso di separazioni e divorzi non lascia presagire nulla di buono.

Eppure i motivi per non perdere la speranza ci sono, dal momento che è ancora possibile trovare sposi giovani e con tanti bambini. Noi di Notizie ProVita abbiamo posto alcune domande a Marco e Chiara, entrambi di ventisette anni, sposati dal 2008 e genitori di tre splendidi bambini. Le loro risposte sono uno squarcio di sereno…

Marco e Chiara, in controcorrente con il mondo, siete arrivati all’altare giovanissimi. Quando avete annunciato il matrimonio come hanno reagito le persone a voi vicine? E, soprattutto, perché avete deciso di sposarvi e non avete invece preferito la convivenza?

A dire la verità non tutti erano d’accordo che ci sposassimo a ventun anni. In molti ci hanno detto: “È un passo importante, siete giovani, potreste ripensarci! Non sapete quanti sacrifici comporta la vita familiare: divertitevi finché potete!”.

Tuttavia noi non siamo mai stati d’accordo con questo modo di concepire il matrimonio : esso non è la tomba dell’amore, bensì è un vincolo che aiuta a ricordare un impegno preso, è il porto in cui tornare dopo una qualsiasi tempesta, è un’alleanza, è una promessa di felicità… in quale altro rapporto “si fa il tifo affinché l’altro vinca”?!?

Per noi il matrimonio è un’unione in grado di dare stabilità, non è solo un sentimento con i suoi alti e bassi, che oggi c’è ma magari un domani viene meno. Ed è una scelta che dev’essere rinnovata ogni singolo giorno perché non è affatto scontato donare la propria vita in pienezza a un’altra persona. Per questo insieme di motivi non abbiamo neanche mai preso in considerazione la convivenza.

Quali sono le più grandi gioie e le più grandi fatiche derivanti dall’essere due persone distinte – uomo e donna, con pregi e difetti – impegnati in un percorso di vita comune?

A essere pienamente sinceri, la nostra esperienza di vita ci ha insegnato che, se si considera esclusivamente il piano strettamente umano, uomo e donna non sembrano fatti per convivere sotto lo stesso tetto. L’unica cosa che rende possibile questa unione è, secondo la nostra visione, il matrimonio cattolico. Questo ci stimola a superare le inevitabili difficoltà, semplicemente perché l’opzione ‘divorzio’ non è contemplata: “Nessuno osi separare ciò che Dio ha unito”. Se abbiamo un problema o lo risolviamo o lo risolviamo, tertium non datur.

Detto questo, la vita insieme si basa su una profonda stima reciproca: se l’altro dice una cosa che non si comprende al volo, bisogna fermarsi per cercare di capire. Questo perché una donna vede cose che passano inosservate per un uomo, e viceversa. È necessario dare fiducia all’altro e non basare tutto sulla propria convinzione: è come fondere assieme due cervelli per trarne un’azione unica.

Nella nostra vita insieme abbiamo compreso quanto i difetti che all’inizio ci facevano sprecare tanto tempo in discussioni ora sono diventati un pretesto per aiutarsi a migliorare a vicenda e se da soli era difficile fare autocritica e migliorare, nella vita di coppia si matura e si diventa migliori molto più facilmente e con meno fatica. Si impara a vedere i propri limiti con gli occhi dell’altro ed è così che il coniuge diventa uno specchio nel quale vedere e correggere i propri difetti.

In pochi anni di matrimonio, a dispetto della crisi economica e del contesto sociale, avete avuto tre bambini. Cos’è che vi muove verso una così generosa apertura alla vita?

I figli sono il frutto concreto del nostro amore. Essere sposi significa assumere su di sé il titolo di procreatori, nel senso di poter essere compartecipi con Dio nella creazione di una nuova vita. Non vi è onore più grande.

Nessun bambino ha mai portato una famiglia in rovina. Oggi più che mai è costoso avere dei bambini (non solo dal punto di vista materiale, quanto per poter offrire loro una buona formazione ed educazione), ma il ‘problema’ economico va affrontato dopo che il bambino è arrivato, non prima. Spesso, infatti, le cose che nella teoria sembrano impossibili, nella pratica si rivelano assolutamente realizzabili. Fino ad ora, a dispetto dei nostri tre figli, siamo sopravvissuti con un solo stipendio e con un mutuo… anche se nessuno ci crede!

Se uno dei vostri bambini non fosse stato sano, avreste pensato all’aborto?

Assolutamente no! Abbiamo sempre rifiutato anche tutti gli esami che ci proponevano per diagnosticare eventuali ‘difetti’ del bambino.

Siete ancora troppo giovani per fare un bilancio della vostra vita. Tuttavia, se qualcuno vi chiedesse com’è essere padre e madre, cosa rispondereste?

Risponderemmo molto semplicemente che non potremmo più fare a meno di non esserlo. Ogni sacrificio fatto per un figlio è ripagato con il centuplo. Ed è meglio faticare quando i figli sono piccoli, per poi un giorno, quando saranno liberi, godere della loro compagnia e raccogliere i frutti di ciò che abbiamo seminato.

In conclusione, in base alla vostra esperienza, vi sentireste di dire a una giovane coppia di fidanzati di sposarsi presto (e per sempre!) e di fare tanti figli?

Certamente! Perché sposarsi e, quindi, fare figli è la risposta che tantissimi giovani cercano ma che, spesso, viene loro nascosta. Finite le scuole superiori troppi ragazzi e ragazze cadono in una routine fatta di superficialità e materialismo, che danno loro una felicità immediata e apparente ma che svanisce a serata finita o quando un oggetto non è più nuovo e di moda.

Un giovane si sentirà sempre incapace di una vita di successo finché non si sposerà e avrà una vita propria. Allora non sarà più un figlio, ma un capofamiglia. Non sarà più un ragazzo, ma un uomo. Non è il primo stipendio che rende un giovane adulto, ma la sua prima grande responsabilità: il matrimonio. E lo stesso vale per la donna, che essendo sposa e madre realizza in pieno le sue capacità di donazione e di accoglienza.

Giulia Tanel

 

 

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