08/02/2016

Medici e infermieri che praticano l’aborto colpiti dal DPTS

Il trauma del post aborto non colpisce solo madri e padri, ma anche il personale sanitario coinvolto nella soppressione della vita innocente. Dagli Stati Uniti giungono testimonianze agghiaccianti del cinismo disperato che costoro sono costretti a ostentare per non impazzire.

Questo pezzo è apparso sulla rivista cartacea Notizie ProVita: si intitolava “Giocare con la morte”.

Dall’America giungono notizie a dir poco sconcertanti che riguardano coloro che quotidianamente hanno a che fare sia con i corpi di bambini abortiti, sia con il dolore e l’angoscia delle madri sconvolte. A volte le persone impiegate nelle strutture abortiste vengono sopraffatte dallo stress per il loro lavoro disumano.

Per combattere e superare tale stress la loro mente deve, dunque, capovolgere la realtà cercando nel loro compito qualcosa di positivo, un gioco, uno scherzo. È l’unico modo per aborto_post-aborto_stress_DSPTnon impazzire, e alcuni di loro lo fanno. La psicologa Rachel MacNair ha scritto un libro, Perpetration-Induced Traumatic Stress: The Psychological Consequences of Killing, dedicato alle conseguenze psicologiche traumatiche dell’atto di uccidere. In esso mette in evidenza i traumi e gli shock affrontati dai soldati in tempo di guerra, che sono molto simili a quelli che colpiscono i lavoratori e i medici di cliniche abortiste che uccidono bambini in maniera continua e regolare, sottolineando che è stato ampiamente dimostrato come sia gli uni che gli altri, traumatizzati da tali atroci esperienze, siano poi vittime dell’alcolismo, della depressione suicida e di altri gravi problemi psicologici.

Un’impiegata di una clinica abortista ha riferito alla MacNair un episodio impressionante del quale è stata triste testimone: “La cosa che più mi è rimasta impressa, che veramente mi ha sconvolto di più, è quella volta in cui lui [il medico] dopo aver eseguito un aborto, ha avvolto il feto all’interno di una carta blu. Lo ha infilato all’interno di un guanto chirurgico e ha messo un altro guanto su di esso. E mentre era in piedi nel corridoio, parlando con me e due dei suoi assistenti ha iniziato a tirare il feto per aria per riprenderlo in mano. Come se fosse una palla di gomma. Di fronte al mio sguardo sconcertato la sua risposta è stata: ‘Nessuno sa di che cosa si tratta’“.

Da parte sua, Abby Johnson, un tempo impiegata di Planned Parenthood come direttrice di cliniche abortiste, ha invece raccontato come i lavoratori di queste strutture di morte chiamassero il freezer che conteneva i corpi dei bambini abortiti ‘il vivaio’.

Intanto, pochi mesi fa, Planned Parenthood (si veda qui) ha festeggiato il suo 97° compleanno: per l’occasione è stata pubblicata un’immagine celebrativa dell’anniversario raffigurante una cupcake farcita di panna con una candelina accesa. L’American Life League non ha perso tempo e ha messo subito in circolazione sui social network una contro-immagine listata a lutto, con una candela spenta, sormontata dalla seguente scritta: “Planned Parenthood festeggia il suo 97° compleanno. Ma i 6.300.000 bambini abortiti nelle sue strutture non ne festeggeranno nemmeno uno“.

PP promuove progetti in ambito eugenetico con l’obiettivo di eliminare determinate categorie di persone definite “inadatte” o “mentalmente deboli”, è inoltre il più grande promotore nazionale di educazione/sperimentazione sessuale attraverso un’estesa e martellante campagna mediatica. Essa utilizza milioni di dollari dei contribuenti americani per creare libri, video, e campagne che promuovono la sperimentazione sessuale. Ma il business principale di PP è l’aborto: ne è il principale promotore nonché esecutore i sul territorio degli Stati Uniti.

Abbiamo già dato voce (si veda qui) alle innumerevoli denunce ricevute dalle cliniche affiliate a PP a causa della scarsa qualità dei servizi medici offerti: i livelli di igiene e professionalità del personale sono bene al di sotto degli standard richiesti, al fine di mantenere basse le spese dell’organizzazione: la bassa qualità si traduce poi in centinaia di denunce e in centinaia di donne morte di aborto “sicuro e legale”. Anche questo prima o poi fa impazzire gli impiegati di PP.

Rodolfo de Mattei

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