04/03/2016

Morricone e quell’Oscar che suona le dolci note della famiglia

Famiglia, matrimonio, fedeltà, figli, affetti, umiltà, dedizione... cosa c’entra tutto questo con il Premio Oscar? Apparentemente poco o nulla, vista la quasi totale adesione al mainstreaming anti-famiglia e anti-natalista di gran parte del mondo cinematografico.

Però, c’è un però. C’è l’eccezione: si chiama Ennio Morriccone. Il maestro di capolavori musicali che sono rimasti scolpiti nella mente di intere generazioni, nel ricevere l’Oscar per il film The Hateful Height di Tarantino ha ‘composto’ un ennesimo inno: questa volta alla famiglia.

In un mondo che vuole annullare la famiglia fondata sull’unione matrimoniale tra un uomo e una donna, destinata a durare tutta la vita, commuove infatti leggere le parole pronunciate da Ennio Morricone nel ricevere l’ambita statuetta: “Lo dedico a mia moglie Maria, mio mentore“.

Una dedica semplice, ma che costituisce un esempio concreto della bellezza di essere famiglia. Un rapporto forgiato in sessant’anni di vita matrimoniale, allietata dalla nascita di quattro figli e provata da un lavoro che – in determinate fasi – ha sottratto Morricone dal calore del focolare domestico.

In un’intervista telefonica al Corriere della Sera, il compositore ha ripercorso con queste parole la vita con sua moglie: “Ci siamo conosciuti a Roma nell’Anno Santo: il 1950. Lei è nata in Sicilia ma è venuta nella capitale a tre anni. Era amica di mia sorella Adriana. A me piacque subito moltissimo. Poi Maria ebbe un incidente, con la macchina di suo papà. Un attimo di distrazione, e andò a sbattere. La ingessarono dal collo alla vita, come si faceva allora. Soffriva moltissimo. Io le sono rimasto vicino. E così, giorno per giorno, goccia dopo goccia, l’ho fatta innamorare. Perché nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata. E, certo, la fedeltà. Fatto sta che ci fidanzammo. E ci sposammo il 13 ottobre 1956: tra qualche mese festeggiamo i sessant’anni di matrimonio“.

Naturalmente la vita è varia, e le situazioni che ci si trova ad affrontare non sono sempre facili. Anche in mezzo a queste, tuttavia, è possibile rimanere saldi, se si ha la certezza di avere alle proprie spalle un porto sicuro – la famiglia – cui tornare. E, vista in tal senso, è possibile anche fare autocritica sulla propria vita: “Sono stato molto assorbito dalla professioneriporta l’Ansae quindi la lontananza dalla famiglia c’è stata negli anni più intensi della mia carriera. Non ero del tutto assente, questo no, ma qualche momento importante in famiglia, qualche passaggio nell’educazione dei miei figli, me lo sono perso. Ho avuto una bella vita, avventurosa, ma avevo l’impressione di perdermi qualcosa. Mia moglie però c’era, c’era sempre, e per questo dedico l’Oscar a lei. Per la sua pazienza“.

L’amore non è solo sentimento. E’ lavoro e fedeltà, Morricone non ha dubbi. Ci auguriamo che le sue parole possano essere d’insegnamento per molti, soprattutto giovani.

Teresa Moro

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