25/07/2015

Omosessualismo giudiziario: pagano i bambini

L’omosessualismo come ogni ideologia acceca: non solo non si vede più la realtà, ma non si vede più il bene e l’interesse di coloro che si è votati a tutelare.

Il giudice del Tribunale di Torino, VII Sezione Civile, ha deciso per “l’affido condiviso della minore [una bambina di due anni, ndr] con collocazione e residenza prevalente presso la madre”, lesbica convivente con la sua amante.

Un’altra sentenza creativa, insulto allo stato di diritto e alla separazione dei poteri, emanata in barba alla legge vigente.

Un’altra sentenza ideologica: il giudice non guarda alla realtà, ignora la letteratura scientifica, il buon senso e la cultura plurimillenaria di ogni civiltà.

Su Il Giornale è riportato un passo della sentenza, in cui si legge: “Alla base delle censure su un modello familiare composto da persone dello stesso sesso – si legge – non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale. In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino”.

Ci piacerebbe sapere dove quel giudice si è andato a documentare: la letteratura scientifica che solleva molti dubbi, stringenti, legittimi e concreti contro la teoria della “nessuna differenza” è vastissima (chi segue il nostro portale avrà letto qui, e qui, e qui, e qui). Bludental

I “dati di esperienza”, gli esempi concreti di persone cresciute con due gay o due lesbiche, che hanno sofferto squilibri psico-affettivi devastanti e testimoniano il loro disagio per mettere in guardia la società civile dai danni che provoca nei bambini il modello “omoparentale”, hanno scritto libri e hanno testimoniato davanti ai tribunali di più alto grado, negli Stati Uniti.

Quindi, caro signor giudice, la scienza e l’esperienza parlano chiaro e lei o è ignorante o è in malafede: tertium non datur.

E di fronte ad un ragionevole dubbio su un possibile danno ulteriore a una bambina di due anni, che già è gravemente lesa dalla separazione dei genitori (e anche questo, ormai, si dà talmente per scontato che non lo prende in considerazione più nessuno, a cominciare da quei genitori che dicono di amare i figli sopra ogni cosa, ma si separano lo stesso), chi perseguisse il vero interesse del minore dovrebbe fermarsi a riflettere.

La bambina, invece, pare che abbia detto davanti alla psicologa: “Io ho due madri che si sposeranno”.

Redazione

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

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