16/02/2015

Per la vita, la famiglia, il futuro: uno stipendio alle mamme

Una proposta concreta per valorizzare la maternità, frenare la denatalità, ridurre gli aborti: per la vita, per la famiglia, per il futuro di questa nostra società, altrimenti avviata sul viale del tramonto.

La Comunità Papa Giovanni XXIII ha proposto una petizione che invitiamo a sottoscrivere e a far circolare, per dare uno stipendio a ogni mamma.

Sabato prossimo 21 febbraio si svolgerà a Bologna un convegno per presentare pubblicamente la proposta e aprire il dibattito: è il primo evento pubblico a livello nazionale dedicato ad approfondire questa proposta, lanciata due mesi fa dal responsabile generale Paolo Ramonda (successore di don Oreste Benzi).

Questo il programma.

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Per approfondire si può leggere questo articolo dell’Avvenire, in cui Lucia Bellaspiga chiede a Renzi: “Caro Matteo, agli 80 euro aggiungi uno zero”. Nello stesso pezzo Ramonda spiega:«A una vera e­mergenza occorre rispondere con una scelta forte e precisa. Come diceva il nostro fonda­tore, don Oreste Benzi, la mamma che fa soltanto la mamma lavora, anzi il suo è il lavoro con la ‘L’ maiuscola. Senza fi­gli non si va da nessuna parte, vogliamo dire ai politici di smettere di fare conve­gni sulla famiglia ma di dare uno sti­pendio alla maternità (o alla paternità), solo così l’economia prenderà il volo e il Paese ripartirà».

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Anche i conti, per finanziare questa spesa sociale, tornano: “Le mamme con bimbi fino a 3 anni sono circa 1,6 milioni; se, a partire dalle più bisogno­se, si desse loro un contributo mensile di 800 euro netti, la spesa totale sarebbe di 14 miliardi l’anno e il modo per reperir­li è presto detto: 3 miliardi ci sono già, in quanto corrispondono alle attuali ero­gazioni dell’Inps a favore della maternità e «finanziare con questo importo lo sti­pendio alle mamme eviterebbe sovrap­posizioni tra i due contributi». Altri 5 mi­liardi derivano dalla rimodulazione de­gli attuali 80 euro al mese, oggi a favore anche delle classi medie con più di un reddito: «Si potrebbero escludere i sin­gle e le coppie senza figli a carico, ovve­ro circa la metà degli attuali beneficia­ri». Un altro miliardo si ricava dai tagli al costo della politica, che è pari all’1,5% del Pil (mentre le politiche a favore del­la famiglia sono solo l’1,2% del Pil, addirittura la metà della media europea!): «Basterebbe limare gli stipendi dei con­siglieri regionali e dei parlamentari per recuperare agevolmente il miliardo». In­fine gli ultimi 5 miliardi arriverebbero dalle transazioni finanziarie, tassate con un’aliquota dello 0,05%.

Redazione

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