29/10/2016

Referendum costituzionale: cos’hanno da dire i prolife?

La data del referendum costituzionale si avvicina e, com’è naturale, il dibattito s’intensifica: è necessario andare a votare? È meglio votare sì oppure no? E perché?

Il tema è complesso e riguarda un ambito – che si potrebbe dire di “educazione civica”, un mix tra diritto e storia del nostro Paese – che per molti italiani è sconosciuto. Inoltre, questa volta non è possibile affidarsi alla posizione della “destra” o della “sinistra”: le posizioni sul referendum, infatti, esulano dai consueti schieramenti.

Tenendo conto di questo, il rischio di farsi convincere da facili slogan in favore del sì, è alto. E questo sta emergendo anche nel mondo pro life, che ha solo in parte compreso l’importanza di votare NO al referendum.

Scrivevo sull’edizione cartacea de La Verità dello scorso 15 ottobre, commentando il chiaro NO al referendum che sale dalle fila del Comitato Famiglie per il No – rappresentato in particolare dal neurochirurgo Massimo Gandolfini e dal giurista Simone Pillon – dal Partito della Famiglia o dal Movimento per la Vita, con il magistrato e vicepresidente vicario Pino Morandini: «[...] La motivazione principale per il NO al referendum addotta da tutti costoro è semplicissima, e ci ha pensato a renderla più chiara Matteo Renzi nel dibattito in tv con Gustavo Zagrebelsky, affermando candidamente referendum_NO_CDNF_ famigliache proprio a causa dell’attuale Senato la legge Scalfarotto (quella che introduce un reato d’opinione nel nostro ordinamento) è stata bloccata. Come a dire: dovesse passare la riforma, passerebbe subito anche la Scalfarotto (con annessa galera per chi dovesse dichiarare di essere contrario alla adozione di bambini ai gay). Il parlamento, notano i difensori della famiglia, è stato in questo decennio il garante di un dibattito vero e serio sulla famiglia e sulla vita: con la legge 40 (pur piena di limiti, ma anche di pregi); con lo stop, almeno per ora, alla legge Scalfarotto, alla volontà di legalizzare droghe, eutanasia, incesto… È grazie al Senato, dove il governo non ha numeri bulgari come alla Camera, che si è potuto minimamente dibattere sul Cirinnà, e far sapere quantomeno al popolo italiano che Renzi e compagni volevano sdoganare l’utero in affitto...».

Negli ultimi anni, in Italia, attorno ai temi cari al mondo pro life è emerso in maniera evidente il potere della magistratura e l’influenza dei mass-media. Sono loro che, come avvoltoi, aspettano l’attimo migliore e poi sferrano il loro attacco (contro la famiglia, contro i bambini, contro le donne...) per far entrare dalla finestra quanto non era entrato dalla porta della politica.

Di contro, infatti, in diverse occasioni del recente passato abbiamo visto come in Parlamento la discussione sia possibile, e come l’operato di alcuni politici abbia permesso l’arresto o la bocciatura di provvedimenti pericolosi.

Per questi motivi, assieme agli altri che sono stati già messi in evidenza su questo sito, è importante per i pro life andare a votare al referendum del 4 dicembre, e votare NO.

Tanto più che nella riforma costituzionale c’è un altro grosso pericolo per la vita: l’introduzione della possibilità di dichiarare guerra senza più il consenso delle due camere. C’è davvero bisogno della tanto decantata “velocità” per entrare in guerra? Non ne abbiamo già viste troppe, compresa quella in Libia, di guerre decise in fretta e furia? Vogliamo davvero affidare ad una sola camera (quella controllata, grazie all’Italicum, da un solo partito e quindi da un solo uomo, il segretario del partito/capo del governo) il potere di dichiarare guerra senza un vero dibattito in Paese e nei due rami del parlamento?

Al referendum bisogna andare a votare (perché non c’è quorum da raggiungere) e bisogna votare NO.

Francesco Agnoli


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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