17/10/2018

Risposta a Diaco, le adozioni al posto dell’utero in affitto? Perché no

Pierluigi Diaco, il noto giornalista e opinionista, ha chiesto adozioni per le coppie gay e non l’utero in affitto, con tanto di appello al ministro della Famiglia Lorenzo Fontana.

Le parole sono importanti, e allora vediamole insieme.

«Pur non giudicando le coppie gay che ricorrono all’utero in affitto – ha detto Diaco – ammetto che questa strada non la percorrerei mai: offende la dignità delle donne. Urge, però, una legge che permetta alle coppie gay e ai single di addottare un bambino. Mi appello al Ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana».

Il messaggio lanciato dal suo profilo twitter fa del giornalista e conduttore, già unito civilmente al suo compagno, un caso vero e proprio, ma non il primo (già Platinette, per dirne una, aveva espresso la sua contrarietà sulla gestazione per altri). Se è vero che non sono tanti quelli che si espongono su questi temi, è vero anche che considerare la sola dignità della donna, accantonando quella del bambino, non può bastare.

Certo, chi ritiene che la pratica dell’utero in affitto una pratica dignitosa per la donna, non si rende conto di quel che dice nella migliore delle ipotesi ed la prima battaglia da fare. Questa considerazione della persona umana ci riporta indietro di millenni, se non fosse che la tecnica ha fatto la sua evoluzione e che nel passato certe cose non sarebbero mai state possibili, non essendo ancora state sperimentate.

Ma Diaco fa un’operazione mediatica astuta, e qui sta il tranello comunicativo.

Rivolgendo un appello pubblico al Ministro Fontana affinché metta mano alla legge sulle adozioni aprendo a single e coppie omosessuali, fa finta di proteggere le donne, sollecitando di procedere comunque a una rivoluzione antropologica altrettanto grave.

E la dignità del bambino, caro Diaco? E svincolare la natura dal fattore di carattere biologico che cosa comporterebbe? Attenzione, non è meno grave dal punto di vista della crescita, privare un bambino della mamma o di un papà. Quando è successo, in vari modi e per vari motivi, non si può certo dire di aver offerto il meglio per la totalità di quella persona in via di sviluppo. Sono situazioni da sempre ritenute gravi e da evitare.

Tutti noi abbiamo usufruito, del valore sociale, culturale, educativo di quella “differenza di genere” che c’era tra i nostri genitori, e sappiamo bene che l’equilibrio tra i sessi offre molto alla struttura neuro-biologica del bambino. Ma soprattutto, se quel bambino potesse parlare, come di fatto può parlare una donna offendendosi di essere considerata un utero in vendita, cosa direbbe caro Diaco? «Voglio la mamma», perché i bambini sono banali, non si arrogano diritti e non hanno pretese, ma hanno chiara la verità.

Marta Moriconi

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