30/10/2018

Salvini annuncia: di nuovo “padre” e “madre” sulle nuove carte d’identità

Pochi giorni fa, il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha annunciato con soddisfazione che presto dalla carta d’identità elettronica dei minorenni sparirà la dicitura “genitore 1” e “genitore 2”: «Dopo il via libera del ministero della Pubblica amministrazione, è arrivato quello del Mef», ha esultato il Ministro, «sulla carta di identità elettronica dei minorenni ci sarà lo spazio per indicare madre e padre, anziché l’espressione generica “genitori”. Ora manca il parere del Garante della privacy, e poi, sentita la conferenza Stato-città, potrò firmare il decreto. Dalle parole ai fatti!».

Si tratta di un tentativo concreto, come ha sottolineato Salvini stesso già qualche mese fa, in un’intervista per La Nuova Bussola Quotidianadi porre un argine alla deriva antropologica che sta portando, in nome di certi diritti, a destrutturare l’umano, a partire dalla cellula in cui si costituisce: la famiglia.

A cosa si riferisce il Ministro? Evidentemente ai cosiddetti “figli di due padri” e ai “figli di due madri”: realtà non previste né dalla natura, né dalla legge, ma rese oggi possibili dalle anagrafi dei Comuni. Si tratta di una serie di “spinte creative” che da un po’ di tempo a questa parte vanno caratterizzando il mondo forense e le aule di giustizia e che stanno portando diversi comuni italiani a riconoscere bambini nati dalla fecondazione eterologa o tramite il ricorso all’utero in affitto, come figli a tutti gli effetti, di entrambi i partner dello stesso sesso.

È ciò che è accaduto a Roma, Gabbice e Torino lo scorso aprile, ma pensiamo anche al caso recente verificatosi a Milano qualche giorno fa dove il Tribunale civile del capoluogo lombardo ha ordinato di rettificare l’atto di nascita di una bimba, nata negli Stati Uniti, tramite il ricorso alla pratica dell’utero in affitto, indicando come genitori entrambi i partner della coppia omosessuale e non solo il padre biologico, stabilendo che tutto questo «non viola alcun principio fondamentale», ma anzi è «superiore interesse della minore» garantirle i «diritti alla bigenitorialità».

In realtà sull’argomento, si è in più occasioni pronunciato anche Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, il quale ha ricordato più volte che: «L’atto di nascita “confezionato” dall’ufficiale dello stato civile italiano non prevede la possibilità che sia dichiarata una doppia paternità o una doppia maternità. L’impostazione del nostro sistema, orientata all’elemento naturale, prevede per l’atto di nascita un padre e una madre, non altre possibilità». Per questo, spesso si tenta di aggirare l’ostacolo, trascrivendo nei registri dello stato civile italiano, atti di nascita ottenuti e riconosciuti all’estero (ad esempio in Paesi dove l’ignobile pratica dell’utero in affitto è legale). Tutto ciò solleva numerose questioni non solo di natura giuridica ma anche etica e antropologica, ed è in tutto questo che si colloca l’intervento di Salvini mirante a ripristinare, anche in campo burocratico, non una morale o un’ideologia, ma quella che è semplicemente la realtà (biologica) dei fatti.

Manuela Antonacci

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