23/05/2016

Serata pro-eutanasia in Trentino. Un flop

Venerdì 13 maggio è andato in onda a Rovereto – in provincia di Trento – uno spot pro-eutanasia, organizzato dall’Ufficio di Promozione Sociale di Rovereto, in collaborazione con i Laici Trentini per i Diritti Civili.

La serata era stata pensata come una tavola rotonda attorno al tema del testamento biologico e si prefiggeva l’obiettivo di rispondere alla domanda: “In Italia siamo liberi di scegliere?“. Relatori d’eccezione, la dott.ssa Lucia Galvagni  bioeticista della Fondazione Bruno Kessler – e il sig. Peppino Englaro, padre di Eluana.

Per questa conferenza a senso unico in favore dell’eutanasia il Comune di Rovereto ha utilizzato l’Aula Magna di uno dei più importanti licei roveretani, oltre ad aver fatto proprio il sistema “Family School”, con tutto quello che questo significa dal punto di vista della diffusione dell’evento (finanziamenti, pubblicità, mailing list, affissioni comunali...).

eutanasia_Trentino_famiglia_morte_vitaNonostante questo uso indebito dei canali d’informazione locali, comunque, la serata si è rivelata un flop sia dal punto di vista delle presenze in sala (circa 60 persone, tra le quali spiccava per importanza quella della dott.ssa Antonella Vian, una delle poche persone che ha visto in Eluana una persona viva da soccorrere e aiutare), sia per i contenuti che sono stati espressi. Infatti, non solo non si è dato conto in maniera precisa della storia di vita di Eluana Englaro, ma sono anche stati presentati al pubblico ragionamenti dettati da una ben precisa visione ideologica in favore della cultura della morte, piuttosto che dall’adesione al piano scientifico e dal rispetto che si dovrebbe avere nei confronti di ogni singola vita umana.

Il tema dell’eutanasia, com’è stato sottolineato all’inizio della serata, è molto importante e di estrema attualità (se ne sta discutendo alla Camera). E’ anche un argomento molto complesso, dalle molte sfaccettature, che necessita di un approfondimento onesto e puntuale (cosa che si può fare grazie a questo interessante sussidio): sul tema dell’eutanasia non è possibile costruirsi un’opinione basandosi sui cosiddetti ‘casi eccezionali’. Anche perché, è sempre utile ribadirlo, i grandi esempi di risvegli inaspettati – che sono tanti! – non vengono mai menzionati dalla grande stampa (portavamo qui vari esempi in tal senso).

Inoltre, legati al tema dell’eutanasia vi sono almeno altri due aspetti di non poco conto, che sono stati solamente accennati nel corso della serata: il fatto che oggigiorno le persone vivono sempre più a lungo, per via del progresso in campo medico e farmacologico; e il fatto che non si è più abituati a stare a contatto con la morte. E questo forse anche perché non si ha più uno sguardo sereno nei confronti della vita.

Dopo i saluti delle diverse autorità e le note introduttive appena espresse, la discussione si è spostata sul testamento biologico (e disposizioni simili), attraverso cui le persone dovrebbero esprimere in forma preventiva le loro disposizioni rispetto ai trattamenti cui desidererebbero o meno essere sottoposti in caso di malattia.

Testamento biologico che in Trentino non è mai decollato (era necessario recarsi negli uffici del Comune) e che dal marzo del 2015 è stato sostituito in via sperimentale dalle cosiddette “Direttive Anticipate di Trattamento” (Dat), registrate dall’Azienda Sanitaria e a disposizione di tutti, ma che – è importante sottolinearlo – non sono vincolanti per i medici.

In ogni caso, nonostante le diverse modalità attuate in Italia per incentivare l’eutanasia, il risultato non cambia: i cittadini italiani (non solo trentini) non nutrono alcun interesse verso questo tipo di possibilità, anzi.

Terminato quindi l’intervento della dott.ssa Galvagni, ha preso la parola Peppino Englaro, il quale ha raccontato – ovviamente secondo il suo punto di vista – la vicenda di sua figlia, vittima di un incidente stradale nel 1992 e morta di fame e di sete nel 2009. La storia di Eluana è nota, così come sono note le bugie costruite attorno ad essa.

Nel racconto di Englaro, per il cui dolore portiamo profondo rispetto, emergeva chiaramente l’impostazione ideologica di fondo: l’autodeterminazione. L’uomo che si fa da sé e che decide in prima persona (o, peggio ancora, qualcun altro decide al suo posto, come avviene anche nel caso dell’aborto e come è avvenuto nel caso di Eluana e di Terri Schiavo... e come accade in Belgio e in Olanda dove l’eutanasia si pratica anche senza il consenso del paziente, ormai) se vivere o morire.

Per Englaro la possibilità di autodeterminarsi – uccidendosi, con l’eutanasia – dovrebbe essere un diritto fondamentale, consentito per legge. Nel concludere il suo intervento, il padre di Eluana ha citato una frase di Sciascia che lascia pochi margini all’interpretazione: “Ad un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza“.

La morte vista dunque come una liberazione... E, purtroppo, forse tra qualche mese questo desiderio di Peppino diventerà realtà in tutta Italia.

Alla fine della conferenza di Rovereto, qui ripresa nei sui punti salienti, sale forte una domanda, accompagnata da una triste constatazione: quale futuro stiamo costruendo per il nostro Paese? La morte genera solamente morte: i dati che abbiamo davanti parlano chiaro.

Teresa Moro


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