24/02/2018

Sesso, gender e genitori calpestati dallo Stato

Due genitori in Ohio, cioè in uno dei “civili e democratici” Stati Uniti d’America, hanno perso la patria potestà della loro figlia diciassettenne perché un giudice ha stabilito che  se la ragazza vuole “cambiare sesso” va assecondata, mentre i genitori non hanno dato il consenso .

Lo Stato “etico” decide per legge che il male è bene e il bene è male: è uno Stato totalitario

Lo Stato, i giudici, il potere, scavalca la legge naturale secondo la quale sono i genitori i primi responsabili del bene dei figli, con tani saluti al principio di sussidiarietà, che è alla base di qualsiasi democrazia.

E’ accaduto in Inghilterra, nel caso di Charlie Gard, il bambino ucciso l’anno scorso contro la volontà dei genitori, e potrebbe accadere ad Alfie (il giudice ha già deciso, i genitori sono ricorsi in appello), ad Isiah e chissà a quanti altri.

Qui non è in gioco la morte, ma  i rappresentanti dello Stato  si sono schierati con gli attivisti LGBTQIA(...) e hanno sposato l’ideologia gender, transgender (o chiamatela come volete). E in gioco non ci sono solo  i diritti dei genitori, ma il benessere dei bambini che soffrono di disforia di genere.

Il mondo è alla rovescia: lo Stato dovrebbe intervenire nella realtà familiare quando questa sia di nocumento ai figli, quando i genitori fanno del male ai figli. Invece ormai lo Stato interviene autoritariamente per impedire ai genitori di fare i genitori e di fare il bene dei figli.

Per legge la morte (nel caso di Charlie e Alfie) è divenuta un bene, per lo Stato. Allo stesso modo, per legge, il massacro psico – fisico che deriva dalla procedura per la riassegnazione del sesso è un bene per lo Stato.

Ideologicamente lo Stato rifiuta di accettare che il “cambiamento del sesso” è impossibile fisicamente e psicologicamente non aiuta chi soffere di disforia, specie i bambini.

Secondo l’ideologia gender (o transgender) si “cura” per la disforia di genere assecondandola.

In primo luogo, si deve fare la  transizione sociale: si dà  al bambino un nuovo guardaroba, un nuovo nome (e nuovi pronomi); poi quando si  avvicina la pubertà si comincia con medicinali bloccanti lo sviluppo. I farmaci in questione – in USA –  non sono approvati dalla FDA, ma i medici li usano off-label per questo scopo.

Terzo stadio, intorno ai 16 anni, comincia la somministrazione di ormoni del sesso opposto. Per le ragazze, il trattamento con testosterone porta la voce più bassa, la crescita dei peli, una forma del corpo più maschile, un ingrandimento del clitoride e l’atrofia del tessuto mammario. Per i ragazzi, il trattamento con estrogeni provoca lo sviluppo del seno e una forma del corpo con un aspetto femminile. Questi pazienti dovranno continuare a prendere ormoni  per tutta la vita.

Infine, all’età di 18 anni, è possibile   l’intervento chirurgico: amputazione delle caratteristiche sessuali primarie e secondarie e chirurgia plastica per creare il nuovo sesso.

Ci vanno di mezzo anche i bambini

Questa procedura coinvolge ragazzi d’età sempre più giovane. in Galles danno gli ormoni del sesso desiderato a bambini di 12 anni. E l’uso di farmaci che bloccano la pubertà è ancora del tutto sperimentale, poiché non ci sono studi a lungo termine sulle conseguenze fisiche dell’interferire nello  sviluppo biologico. E invece, i bambini con disforia di genere, in realtà spesso sofforno solo di ansia su determinate prospettive. Ma a proliferazione di cliniche per il cambiamento di sesso (soprattutto all’estero, ma in Italia ci stiamo attrezzando...) e di interventi nelle scuole di gente che predica la fluidità di genere non aiuta davvero i bambini e i ragazzi che hanno questi problemi psicologici.

Esplorare la propria identità di genere

Gli ideologi del gender dicono che bloccare lo sviluppo serve a esplorare meglio la propria identità di genere: ma  le caratteristiche sessuali naturali non interferiscano affatto con l ‘” esplorazione “dell’identità di genere”: anzi, è lo  sviluppo delle caratteristiche sessuali naturali che contribuisce al naturale consolidamento della propria identità di genere. Tant’è vero che la disforia di genere nei bambini – quando è vera e diagnosticata da un professionista serio – nel 90% dei casi si risolve spontaneamnete con la pubertà ( meno che la pubertà non sia impedita!!!).

Il sesso è una realtà corporea che può essere riconosciuta fin dal concepimento, per la presenza o meno del cromosoma Y. Il sesso è scritto in ogni cellula del nostro corpo fino alla morte, nonostante gli ormoni e la chirurgia plastica, da cui alla fine risulta una tragica mascherata.

E tutta la procedura per la riassegnazione del sesso – che fisicamente non funziona davvero – non riesce nemmeno ad aiutare psicologicamente in modo definitivo e duraturo la persona che soffre di disforia e che quindi conserva irrisolti i suoi  problemi di salute mentale.

Nonostante il clamore mediatico su presunte differenze nella struttura del cervello, non esistono prove scientifiche che le identità transgender siano innate o biologicamente determinate: i professionisti della salute mentale paragonano la disforia di genere ad altre disforie o gravi disagi, come l’anoressia, il disordine dismorfico del corpo e il disturbo dell’identità corporea che nessuno si sogna di assecondare (chi prescriverebbe la liposuzione ad un’anoressica?)

I professionisti seri e non ideologizzati dovrebbero poter aiutare le persone a trovare modi sani per gestire la tensione e andare verso l’accettazione della realtà del loro sé corporeo. Questo approccio terapeutico si basa su una solida comprensione della salute fisica e mentale del paziente e della medicina come pratica volta a ripristinare un funzionamento sano della psiche e del fisico, non come mezzo per soddisfare i desideri dei pazienti.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews


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